Metalmeccanici, accordo separato
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Pagina 31 - Economia |
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Dopo 100 giorni di trattative la firma tra Federmeccanica, Fim e Uilm. Maroni: "Il dialogo non si fermi" Metalmeccanici, accordo separato Aumento di 90 euro e una tantum di 220. No della Fiom
Scattano i primi scioperi targati Cgil nelle fabbriche Pezzotta: l´intesa è positiva, ha vinto il riformismo RICCARDO DE GENNARO ROMA - Fim, Uilm e Federmeccanica hanno raggiunto ieri l´accordo per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici 2003-2006. La Fiom non ha firmato. È la prima volta, dal lontano 1948, che si verifica un accordo separato sul contratto quadriennale, che comprende - oltre al biennio economico - la parte normativa. Anche due anni fa l´accordo era stato sottoscritto soltanto da Fim e Uilm, ma il contratto era relativo soltanto alla parte economica. L´intesa prevede un aumento salariale, che - a fine 2004 - sarà di 90 euro medi. Ma di questi, 21 euro vengono riconosciuti dalla Federmeccanica soltanto a titolo di anticipo (rispetto al prossimo contratto) del differenziale tra inflazione reale e inflazione programmata nel biennio in corso. Tale somma, che equivale alla terza tranche, entrerà nelle buste paga dei lavoratori nel dicembre 2004, cioè alla fine del contratto economico. L´ "escamotage" fa dire alla Fiom che «l´aumento è di soli 69 euro, pari al 4,3 per cento, basato sull´inflazione programmata dal governo, cioè esattamente quello che la Federmeccanica aveva promesso». La prima tranche di 45 euro entrerà in busta paga non subito ma nel luglio 2003, la seconda di 24 euro nel febbraio dell´anno prossimo. A giugno di quest´anno i lavoratori riceveranno una fetta di una tantum pari a 115 euro, nel febbraio del 2004 la seconda di 105 euro. Quanto alla parte normativa, Fim e Uilm non sono riuscite ad ottenere fin d´ora la riforma dell´inquadramento contrattuale con il passaggio dai livelli alle fasce e con una nuova valutazione dei contenuti è professionali del lavoro (la Fiom fa notare che, viceversa, gli interinali scendono dal terzo al secondo livello), ma soltanto l´avvio della discussione «nei prossimi quattro anni». Anche la discussione sui lavoratori atipici è stata rinviata e per i lavoratori a tempo determinato si farà riferimento alla legge Berlusconi sul mercato del lavoro, come da Patto per l´Italia. Fim, Uilm e Federmeccanica non sono poi riuscite a mettere a punto un avviso comune da sottoporre alle rispettive confederazioni sulla riforma degli assetti contrattuali (si scambieranno delle lettere con le loro posizioni). «Questo contratto assolve al compito che ci eravamo dati con l´accordo del 23 luglio, cioè di garantire il potere di acquisto dei salari», dice il segretario Uilm, Tonino Regazzi. «La nostra è un´adesione piena e convinta: i risultati sono coerenti con gli obiettivi di fondo della piattaforma», aggiunge il responsabile della Fim, Giorgio Caprioli. Il presidente della Federmeccanica, Alberto Bombassei, è estremamente soddisfatto, la Federmeccanica non ha scantonato di un millimetro dalla linea che si era data, oltre tre mesi fa, all´inizio della trattativa. Bombassei non pare poi preoccupato per l´annuncio della Fiom di «un conflitto a tutto campo» nelle fabbriche: «Vedremo come la prenderanno i lavoratori, io sono ottimista». Fim e Uilm annunciano che lunedì partiranno le assemblee e che ai primi di giugno ci sarà un referendum tra i loro iscritti. Per gli altri lavoratori i due sindacati firmatari metteranno a disposizione un modulo dove chi vuole potrà evidenziare il suo dissenso. La Fiom chiedeva che il referendum fosse aperto a tutti i lavoratori, ma Regazzi e Caprioli hanno risposto di no: «Perché la Fiom utilizza il referendum come arma politica», dice Regazzi. «Questa è una risposta alla Previti», ribatte Giorgio Cremaschi, uno dei segretari nazionali Fiom. «La verità è che dopo la loro sconfitta nel referendum alla Zanussi non ne fanno più perché temono di perdere», aggiunge il numero uno della Fiom, Gianni Rinaldini. Il quale parla di «liquidazione del contratto nazionale» come del vero obiettivo di questo accordo e non esclude - parallelamente agli scioperi (16 ore già proclamate) - il ricorso alla Corte costituzionale per verificare se sia possibile «che sindacati minoritari possano firmare accordi che valgono per tutti». E il ministro Maroni dice: «Le divisioni non fermino il dialogo sulle pensioni».
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