15/2/2006 ore: 9:56

Milano. Allo sportello del mobbing c’è la coda

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    Nazionale
    luned? 13 febbraio 2006

    STRESS Fra disturbi e umiliazion

    Allo sportello del mobbing c’? gi? la coda
      di Alberto Figliolia

      MILANO — Un successo spaventoso. C’? la coda allo sportello. Pi? donne che uomini. Utenti ventenni, accompagnati dai genitori o dai fratelli maggiori, e utenti cinquantenni, padri di famiglia. Una variegata fauna umana in un panorama di disperazione. Un servizio ricercatissimo - la sua fortuna una triste cartina di tornasole - quello dello sportello del disagio sociale e lavorativo, istituito dalla Filcams e dalla Camera del Lavoro di Milano. Fra i temi pi? gettonati il mobbing e lo stress che colpisce strati sempre pi? cospicui di popolazione. Si presentano lavoratori del commercio, del turismo, della grande distribuzione, delle imprese di sorveglianza o di pulizia, di cooperative. Partito quasi sottotono, questo sportello di disagio psicosociale (aperto il mercoled?, dalle 14,30 alle 18, in C.so di Porta Vittoria 43) ha scoperchiato un pentolone d’ingiustizie e inquietudini. Vi si tratta anche di molestie sessuali, d’inserimento e accompagnamento dei lavoratori disabili, di dipendenze da alcool, farmaci e droghe, dando informazioni sulla rete dei servizi sociali e sulle tutele normative e contrattuali. ? la punta di un iceberg. Un gruppo di volontari, con un responsabile della Filcams, ascolta chiunque abbia richiesto un incontro. Stefania Sorrentino, Tommaso Vitale e Federico Rizzo sono tre di questi operatori. ?In cinque mesi abbiamo studiato decine di casi – spiega Stefania -. Il 60% rientra nell’ambito dello stress, con forme pesantissime derivanti soprattutto dai mutamenti del mercato del lavoro: per i pi? giovani l’ansia da prestazione o quella per tutte le nuove tipologie di contratto legate alla precariet?; per i pi? anziani la riorganizzazione delle aziende, con i relativi processi di mobilit?. Sono forme di disagio, precisa Tommaso, ?che pu? procurare disturbi fisici e psicologici, sino agli attacchi di panico?.

      ?Le persone che vengono da noi – prosegue Stefania – ci confidano tutto, si sfogano. La sensazione che spesso provano, oltre a quella del venir meno dei meccanismi di solidariet? collettiva, ? di dover affrontare situazioni insostenibili. Se non possiamo risolvere il problema, essendo una sorta di centro di primo ascolto, indirizziamo verso gli specialisti del caso, clinica del lavoro compresa; se invece la questione ? di natura sindacale, possiamo intervenire direttamente. Del nostro staff fanno parte anche un avvocato e una psicologa?.

      Federico: ?Per tanti giovani il lavoro ? divenuto un obiettivo prioritario e le frustrazioni che possono sorgerne si ripercuotono poi direttamente sulla propria esistenza. Diversi sono cos? abbattuti da dover sottoporsi a terapie farmacologiche antidepressive?. Stefania: ? I pi? vecchi si sentono accantonati ed emarginati. L’arrivismo e il raggiungimento degli obiettivi a tutti i costi rischiano di schiacciare gli individui rendendo invisibili i loro diritti. E i problemi che si generano si trascinano nelle relazioni familiari e sociali. Ci siamo imbattuti anche in casi di gente ammalata di tumore che aveva chiesto all’azienda un permesso per una visita specialistica e si ? sentita rispondere se non potevano per caso rinviarla!?.

      Per informazioni: telefono 0255025491; e-mail michele.tedini@filcams.cgil.it.

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