11/4/2001 ore: 10:10

Milano: Vendita delle farmacie, titolari in rivolta

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Corriere della Sera

Mercoledì 11 Aprile 2001




Cronaca di Milano
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Scontro sulla cessione dell’80 per cento del capitale della Spa che gestisce gli 84 esercizi municipali. Previsti 13 miliardi di investimenti l’anno

Vendita delle farmacie, titolari in rivolta

«E’ uno scandalo, ci rivolgeremo ai giudici».
Il Comune: la cessione è un’operazione brillante, la Gehe ci ha offerto il doppio
      Il Comune non ha dubbi: «Un’operazione brillante». Ma neppure l’associazione lombarda dei titolari di farmacia ne ha: «Uno scandalo annunciato». Due visioni della stessa iniziativa: la vendita alla società Gehe Italia, ramo della multinazionale tedesca, dell’80 per cento del capitale della Spa che gestisce le 84 farmacie comunali. Palazzo Marino, come prevede la legge, manterrà il 20 per cento del pacchetto azionario, per la parte restante incasserà invece 251 miliardi. «A livello europeo è un vero record», dice il vicesindaco De Corato. «Al di là del fatto che ci hanno offerto il doppio dei farmacisti, la nota qualificante del progetto sono i servizi: i cittadini avranno notevoli vantaggi, dal "punto salute" alle informazioni su Internet», sottolinea il direttore generale Giorgio Porta. Non è così per i titolari di farmacia, che bocciano l’operazione e stanno valutando l’ipotesi di rivolgersi alla Procura.

      I NUMERI - Le 84 farmacie gestite dall’Azienda farmacie milanesi (Afm Spa) sono un quinto di quelle presenti in città, collocate in zona semi-centrale e periferica. «Nessuna farmacia potrà essere chiusa senza la nostra autorizzazione - garantisce De Corato -. La titolarità è del Comune». I dipendenti sono 301: tutti manterranno il posto. Il fatturato nel 2000 è stato di 138 miliardi e il risultato d’esercizio di 4 miliardi e mezzo. «Ciò è stato possibile - commenta il presidente della Spa Giuseppe Ferraris Mortarino - grazie alla collaborazione dei dipendenti. Fino al ’97 l’azienda faceva acqua da tutte le parti». Ai lavoratori verrà offerta una quota di azioni.


      IL CONTRATTO - La Gehe Italia investirà 12-13 miliardi all’anno. «In quattro anni - precisa Porta - tutte le farmacie saranno ammodernate». In ogni punto sarà possibile misurare la pressione, controllare il peso, raccogliere informazioni mediche. Si potranno effettuare esami per il diabete e il colesterolo e prenotare prestazioni ospedaliere e ambulatoriali. Spunterà il «punto salute»: un servizio di consulenza su problemi fisici e psicofisici. Disabili e anziani potranno ricevere i medicinali a casa, grazie a un centralino attivo 24 ore su 24. La «carta dei servizi» verrà aggiornata ogni anno.


      IL GRUPPO - La Gehe, che ha sede a Stoccarda, è il principale grossista di farmaci del Nord Europa. L’operazione di acquisto dei punti vendita è partita circa tre anni fa: oggi la società possiede un migliaio di farmacie in Inghilterra e ha acquistato, oltre alle 84 di Milano, quelle di Bologna e Cremona.



      BUSTA VUOTA - Solo due società hanno partecipato all’ultima fase della privatizzazione delle farmacie, avvenuta con appalto concorso. Oltre alla Gehe Italia, la Comifar (nella fase precedente c’era anche l’Alliance Unichem). Ma l’offerta della Comifar era «irregolare» ed è quindi stata scartata. Di fatto, la Gehe non ha avuto concorrenti nella gara. «La busta che doveva contenere il piano era vuota - ammette Porta -. Quindi, quella con il prezzo non è stata aperta». E a proposito di cifre, l’associazione dei titolari di farmacia denuncia che «la cordata di farmacisti aveva offerto una base d’asta del valore odierno di 233 miliardi. Ora Albertini vende per 251. Questo è uno scandalo pre-elettorale». Porta, però, smentisce tali numeri: «A conti fatti la Gehe ha offerto il doppio». Ed è tranquillo anche sul ricorso pendente davanti al Tar. «Finirà come a Cremona, dove 15 giorni fa è arrivato l’okay definitivo. La circolare del ministero dell’Interno non ha valore di legge: abbiamo anche acquisito un parere legale».
Rossella Verga


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