Modena. I sindacati: «Lavoro nero, fate i nomi»
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mercoledì 5 dicembre 2007
Pagina XI - Modena
«Lavoro nero, fate i nomi»
I sindacati: «Si sappia chi sgarra»
Grazia Franchini
LA GUERRA al lavoro nero è uno degli obiettivi in cui le forze del’ordine hanno negli ultimi tempi intensificato il loro impegno. La città e la provincia tuttavia continuano a pullulare di extracomunitari, in particolare cinesi, che lavorano in ristoranti, laboratori, fabbriche. I sindacati riconoscono che la situazione è migliorata, tuttavia la Cgil in particolare è critica sul modo di procedere delle forze dell’ordine, che mantengono l’anonimato sugli esercizi dove sono occupati lavoratori abusivi. «Bisogna fare i nomi» Afferma Marzio Govoni segretario della Filcams/Cgil, riferendosi a coloro che gestiscono lavoro nero. «Questo — continua Govoni — produce concorrenza sleale, danneggiando gli imprenditori seri e rispettosi delle regole. Spesso non vengono neppure rispettate le norme igienico-sanitarie. Proprio per evitare il diffondersi di una immagine negativa di tutta la ristorazione modenese — ribadisce il segretario Filcams/Cgil — diventa indispensabile che vengano resi noti i nomi dei pubblici esercizi nei quali sono state riscontrate irregolarità nei rapporti di lavoro e non solo».
SEMPRE secondo la Cgil, i modenesi hanno il diritto di sapere se i ristoranti dove lasciano 150 euro sono in regola con le normative di lavoro, di igiene. La Cgil lamenta pure il fatto che gli organi ispettivi consentano che i locali oggetto di chiusura amministrativa, pagando una piccola multa, possano immediatamente riaprire. «Le associazioni dei datori di lavoro — conclude Govoni — debbono espellere le imprese che ripetutamente utilizzano lavoratori in nero».
PURE LA CISL denuncia da tempo il fenomeno del lavoro nero e sommerso, che ormai si è fatto un sistema. «I controlli recentemente svolti dalla Guardia di Finanza — afferma Pasquale Coscia componente della segreteria provinciale Cisl, — confermano una situazione molto grave che coinvolge tutti i settori. Eppure le aziende che vogliono assumere regolarmente possono farlo senza difficoltà, perché le forme di avviamento al lavoro sono numrose e possono soddisfare tutte le esigenze di lavoro, anche temporanee».
SECONDO COSCIA poi è infondata anche la tesi secondo cui i laboratori cinesi si sono sviluppati solo nel tessile: «Noi riteniamo che i cinesi entreranno in modo sempre più massiccio in tutti i settori produttivi nei quali possono fare affari, con la complicità degli imprenditori italiani che in questo modo pensano di abbassare i costi dei prodotti. Noi chiediamo di estendere i controlli a tutte le filiere produttive in cui si rilevano irregolarità e di indurre gli indici di congruità. Uno strumento che dovrebbe impedire alle imprese che regolarizzano solo un quarto del personale di partecipare alle gare pubbliche o di ottenere il premio per la responsabilità sociale di impresa».
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