Operaio muore alla Fiat di Pomigliano
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Uno dei vanti di Marchionne. La fabbrica modello che il 28 giugno scorso si è aggiudicata la medaglia d’oro del sistema di produzione World class manufactoring. La fabbrica senza incidenti sul lavoro come ostentato dal contatore: il numero zero per gli infortuni e sotto il numero dei giorni dall’ultimo infortunio. Da ieri non esiste più. Al Giambattista Vico di Pomigliano, il primo stabilimento del modello Marchionne, si muore di lavoro. A perdere la vita ieri tra le 13 e 14 è stato Vincenzo Esposito Mocerino. Operaio della De Vizia, una ditta di pulizie che raccoglie rifiuti, 62 anni. È caduto, sembra da un’impalcatura, nella vasca dismessa per la cataforesi, il procedimento che rende metalli e altre leghe resistenti alla corrosione. Secondo i primi rilievi, i carabinieri sono intervenuti su segnalazione dei colleghi di lavoro della vittima che intorno alle 13,30 l’hanno cercato inutilmente. Ancora poco chiari i motivi per cui l’uomo si trovasse in quel luogo, sembra però che sia caduto, tranciandosi un braccio e sia morto dissanguato in attesa di soccorsi. La morte dell’operaio arriva in un momentodi grande tensione nella fabbrica e nell’intera città. Le polemiche sul «No» della Fiat alla richiesta di incontro con i sindaci della zona fatta direttamente dal vescovo Beniamino Depalma hanno messo l’azienda in cattiva luce specie per l’accusa al porporato di aver partecipato ad una manifestazione «violenta», quella indetta dalle mogli dei cassintegrati. Il vescovo aveva espresso solidarietà evitando però di prendere posizione. Ma è bastata la sua presenza (solo qualche minuto) ad un sit-in in uno dei due sabati lavorativi in cui l’azienda ha richiamato al lavoro solo una parte degli assunti, mentre oltre un migliaio di operai non è ancora tornata al lavoro o lo ha fatto solo per fare il test driver. Il clima che si respira è sempre più teso soprattutto perché giorno dopo giorno diviene sempre più chiaro che la promessa di riassunzione per tutti gli ex 5mila lavoratori del vecchio Giambattista Vico non sarà mai mantenuta. La Panda non basta, serve un altro modello ma Marchionne non ha alcuna intenzione di portarlo in Campania. Sebbene abbia tentato di affittare le linee ad altri produttori (compresi gli odiati tedeschi della Volkswagen) per saturare le linee. L’incidente di ieri non fa che alzare ulteriormente la tensione. La Rsa di Fim Uilm Fismic e Ugl (la Fiom non le ha ancora, anche se le ha nominate ormai da mesi) esprime in una nota «piena vicinanza e solidarietà ai familiari del lavoratore della De Vizia azienda dedita allaraccolta rifiuti» e chiede «con urgenza un incontro con la direzione aziendale per chiarire subito le dinamiche non ancora accertate. In segno di solidarietà i sindacati «firmatari» hanno indetto due ore di sciopero dalle 15 alle 17. Le prime da quando il Giambattista Vico ha riaperto. La Fim di Napoli in una nota sottolinea sottolinea: «Riteniamo inaccettabili tali incidenti e siamo impegnati, come sindacato unitariamente, a un monitoraggio costante, affinché nel futuro non si ripetano tali tragedie».
«ALTRIINCIDENTI TACIUTI» La Fiom invece denuncia la poca sicurezza del lavoro in tutti gli stabilimenti del gruppo. «Nell’esprimere la vicinanza della Fiom tutta alla famiglia del lavoratore e ai suoi colleghi - scrive Michele De Palma, coordinatore Fiat per la Fiom - , ricordiamo che non si tratta di un incidenteisolato. In Fiat, nei pochi casi in cui gli stabilimenti lavorano, accadono infortuni inquietanti. Ieri a Pomigliano, pochi mesi fa, un altro lavoratore è rimasto vittima di un grave infortunio alla pressa alla Fmadi Avellino e alla Ferrari di Maranello, nei giorni scorsi, un lavoratore ha tentato il suicidio in fabbrica ed è vivo grazie all’intervento tempestivo dei suoi colleghi». «Mentre tutti spiegano che la Fiat è il modello ideale di fabbrica, gli infortuni gravi aumentano, mentre i tabelloni degli stabilimenti continuanoa raccontare che nei suoi stabilimenti, non avvengono infortuni. La Fiom, nel proclamare lo sciopero le cui modalità verranno decise dalla struttura territoriale, chiede che si tenga subito un’assemblea a Pomigliano, un incontro urgente con la direzione aziendale e ribadisce la necessità che le istituzioni istituiscano una commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Fiat», conclude De Palma. «Se si fossero applicate le più normali regole di tutela e sicurezza dei lavoratori, la morte dell’addetto alle pulizie si sarebbe potuta di certo evitare - attacca lo Slai Cobas - . Purtroppo la fabbrica di Pomigliano è oggi terra di nessuno, dove i lavoratori si vedono negati i diritti che spettano loro per legge, tra questi anche quello della sicurezza».