3/2/2003 ore: 9:52
Pensioni, affondo del Tesoro il contributivo esteso a tutti
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La strada dei disincentivi all´anzianità non è stata tuttavia abbandonata. Tutt´altro. Nonostante le smentite del ministro del Welfare, Roberto Maroni, il governo sta esaminando più d´una soluzione tecnica. In particolare, una delle ultime ipotesi è quella di vietare a coloro che andranno in pensione d´anzianità entro cinque anni la possibilità di cumulare reddito e pensione fino al raggiungimento dei requisiti per la vecchiaia. La proposta viene dall´entourage tecnico, ma è evidente che qualcosa si sta muovendo anche a livello politico. Basti pensare alla presa di posizione del presidente della Camera, Pierferdinando Casini, che sollecita una nuova «seppur dolorosa» riforma delle pensioni, ma anche all´intervento dell´ex premier Lamberto Dini, padre dell´ultima riforma, su «Il Sole-24 Ore» di ieri. Anche Dini, infatti, propone l´estensione del contributivo a tutti e l´accelerazione della riforma che porta il suo nome. Maroni, tuttavia, ribadisce la sua linea: «Il governo si muove nell´ambito della delega che il Parlamento sta discutendo». Ma con una via d´uscita: «In Parlamento tutti avranno modo di confrontarsi e di fare le loro proposte». Come dire che se qualcuno proporrà i disincentivi, Maroni non avrà nulla da obiettare. Ma il leader della Lega, Umberto Bossi, assume questa posizione: «I diritti acquisiti non possono essere toccati. Ma bisogna contemporaneamente trovare una via per garantire i giovani: oggi lo Stato prende i soldi ai giovani per darli ai vecchi. È una scelta strategica, ma una società che non investe nei giovani non ha futuro». A Dini e Casini arriva intanto il «no» pieno dei sindacati confederali. «Noi proponemmo l´estensione del contributivo a tutti in un contesto di rafforzamento della riforma Dini - sottoliena Beniamino Lapadula, Cgil - oggi una misura del genere accompagnata dalla decontribuzione e dall´obbligatorietà del trasferimento del Tfr nei fondi pensione rientrerebbe soltanto nell´obiettivo di indebolire il sistema previdenziale pubblico». Lapadula è comunque convinto che il governo stia studiando «qualcosa di più robusto, in termini di disincentivi». E a Maroni risponde: «Io non ho la sfera di cristallo, faccio soltanto due più due partendo dalle dichiarazioni di Berlusconi e, ora, anche di Casini». Per i sindacati, d´altronde, oggi estendere il contributivo ai 3,5 milioni di lavoratori che sono rimasti fuori dalla Dini sarebbe poco efficace: «È una manovra inutile - dice Pierpaolo Baretta, Cisl - poteva avere qualche effetto nel '95, ma da allora è cambiata parecchio la composizione dei pensionandi: ora non darebbe risultati economici per tranquillizzare Bruxelles». Aggiunge Paolo Pirani, Uil: «Dini sa bene che le tempistiche non possono essere cambiate». |