Pensioni e ammortizzatori: Draghi torna alla carica
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Quella delle pensioni è una riforma (anzi, controriforma) infinita: non passa anno che qualcuno non rilanci la necessità di rivedere l’età del pensionamento. L’ultimo, ieri, è stato Mario Draghi: il governatore di Bankitalia lo giudica un intervento «indispensabile» non solo «per assicurare prestazioni di importo adeguato a un numero crescente di pensionati» ma anche e soprattutto perché la nuova riforma «potrà contribuire se accompagnata da azioni che consentano di rendere più flessibili orari e salari dei lavoratori più anziani, a elevare il tasso di attività e a sostenere la crescita potenziale dell’economia».
La proposta di Draghi non ha trovato questa volta consensi neppure all’interno del governo. Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, ha commentato infatti: «Le riforme già fatte bastano». Anche secondo Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, la riforma non è necessaria. E ha precisato: «Ad oggi il sistema tiene e i conti dell’Inps lo dimostrano». D’accordo sull’innalzamento dell’età, Alberto Bombassei, vice presidente di Confindustria. Guglielmo Epifani, invece, ritiene che in tema di pensioni non si debba discutere solo dell’innalzamento dell’età pensionabile ma che vadano affrontati anche altri punti dell’intero sistema previdenziale. «In occasione dell’innalzamento dell’età pensionabile nel settore pubblico abbiamo avuto modo di affrontare il tema e discutere del sistema previdenziale, recuperando una idea contenuta nella riforma Dini che secondo me è molto attuale: la flessibilità per l’uscita di vecchiaia. Bisogna però trattare tutti i problemi del sistema previdenziale e non solo quello dell’innalzamento dell’età. C’è un problema che riguarda i coefficienti dei giovani, cioè le pensioni del futuro che saranno troppo basse e c’è anche il problema dei lavori usuranti che è sparito dall’attenzione del Governo». Epifani ha spiegato che si può «lavorare alla flessibilità in uscita per la vecchiaia, però bisogna avere un tavolo per affrontare tutte le questioni».
Le sue idee Mario Draghi le ha rese note durante una lezione per ricordare Onorato Castellino (il defunto economista ritenuto il massimo esperto italiano di sistemi pensionistici) che si è tenuta a Torino al CeRP (Center for Research on Pensions and Welfare Policies) del Collegio Carlo Alberto, la fondazione creata nel 2004 a Torino dalla Compagnia di San Paolo e dalla Università. Il governatore di Bankitalia ha giustificato la proposta sostenendo che il tasso di copertura assicurato in Italia dal pilastro pubblico ai futuro pensionati «sarà più basso, a parità di età di pensionamento, di quello che il sistema ha garantito finora ». Quindi, «per assicurare prestazioni di importo adeguato a un numero crescente di pensionati è indispensabile un aumento significativo dell’età media effettiva di pensionamento ». Draghi ha parlato anche del welfare più in generale: «Superata la fase di emergenza - ha affermato Draghi – resta la necessità di adeguare il nostro sistema di ammortizzatori sociali ad un mercato del lavoro diventato più flessibile». Secondo il governatore «ne sarebbe favorita la mobilità del lavoro, accresciuta l’efficienza produttiva, rafforzata la tutela dei lavoratori e aumentata l’equità sociale». Per quanto riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali, Draghi ha indicato in «1,2 milioni i lavoratori dipendenti che in caso di interruzione del rapporto di lavoro non sarebbero coperti da alcune indennità». A questi, ha continuato, si affiancano 450 mila lavoratori parasubordinati per i quali non è previsto alcun sussidio o che non hanno i requisiti per accedere al beneficio introdotto dai recenti provvedimenti del Governo. Tra i lavoratori coperti, quasi un milione avrebbero diritto alla sola indennità con requisiti ridotti. Da oltre un decennio, ha ricordato Draghi, si discute in Italia del sistema di ammortizzatori sociali, «senza che le ripetute deleghe ai governi che si sono succeduti abbiano portato a una riforma organica. La presidentessa degli industriali, Emma Marcegaglia, è favorevole a «ritocchi, ma non stravolgimento» degli ammortizzatori. Tornando alla replica di Sacconi, il ministro del Welfare, ha rivendicato - intervenendo a Roma alla presentazione del rapporto annuale dell’Inpdap - che «centrale nella prospettiva del risanamento e del raggiungimento di un equilibrio finanziario nella previdenza sono le iniziative che il governo ha assunto nell’estate scorsa all’interno del provvedimento anticrisi» (cioè l’allungamento automatico delle finestre dal 2015) e «che si aggiungono all’adeguamento delle prestazioni in relazione al coefficiente di trasformazione introdotto dai governi Dini e Prodi ». In altre parole dal 2015 sarà automaticamente innalzata l’età di pensionamento (ogni 5 anni) tenendo conto della «speranza di vita».