Pensioni, la delega frena il confronto
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economia e lavoro |
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13.12.2003 Pensioni, la delega frena il confronto Epifani: «Se non la ritirano non c’è trattativa». Pezzotta: «Ma noi porteremo una proposta unitaria»
MILANO Ritiro della delega sulle pensioni per avviare «una vera trattativa». È la richiesta che il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani ribadisce all’esecutivo: «Penso che il governo non abbia colto il senso della nostra proposta - spiega Epifani - cioè quello di aprire due tavoli di confronto sul sistema delle protezioni sociali e sulla previdenza. E che quindi il confronto che apriamo possa essere un confronto che non porta ad una vera e propria trattativa. Questo secondo me sarebbe un errore. Però lo vedremo nei prossimi giorni». Il governo, sottolinea il segretario della Cgil,«se vuole fare una vera trattativa, quella delega la deve ritirare e mettere politicamente da parte. Ora siamo in una fase di confronto e di congelamento e solo alla fine di questo periodo si capirà se ci sono o meno le condizioni per aprire una vera trattativa». Ma se Palazzo Chigi vuole davvero trattare «deve smettere di distinguere i buoni dai cattivi e assumersi il rischio di un vero negoziato, cioè di dover accettare dei compromessi», dice Epifani Se invece il governo «insiste nella sua controriforma, i rischi per il sistema previdenziale e per il welfare sono notevoli ed è inutile illudersi sulla possibilità di riparare i danni con un colpo di bacchetta magica, una volta che sono stati fatti». Dal lato del governo vuole apparire possibilista il ministro Rocco Buttiglione: «Le nostre proposte possono essere accantonate, basta che si arrivi sempre allo stesso risultato - dice - non ci preoccupiamo solo dei saldi, ma di poter pagare le pensioni anche tra dieci anni. Se non avessimo avuto davanti agli occhi il pericolo di un collasso del sistema, non avremmo presentato una riforma che ha anche aspetti dolorosi». Il che, tradotto, significa nessun passo avanti rispetto al diktat di Maroni: si tratta ma per non cambiare nulla della riforma. Come confermano le parole del viceministro alle attività produttive, Adolfo Urso, secondo il quale il governo «ha fatto una proposta, quella contenuta nella legge delega, chiara. Se il sindacato ha una proposta alternativa, che raggiunge gli stessi obiettivi, siamo disponibili a confrontarci sul merito, altrimenti, evidentemente, andrà avanti la proposta del governo secondo i tempi che ci siamo prefissati e che dipendono anche dalle necessità e dai vincoli che l'Ue ci ha dati». Cosa succederà adesso? Secondo il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, «le posizioni del governo sono molto, molto distanti dalle nostre posizioni». Accordo impossibile, dunque? «Questo lo verificheremo - risponde - una proposta precisa e definita non è in campo. Noi continuiamo a pensare che occorra una proposta unitaria di tutto il sindacato. Intanto è giusto che ogni organizzazione discuta al suo interno, ma finite le discussioni credo che sia indispensabile fare una proposta unitaria per il confronto che avvieremo con il governo, e dopo valuteremo come va a finire». Ma il leader della Cisl vuole anche respingere al mittente l’ultima esternazione di Umberto Bossi, che si oppone al conferimento del Tfr ai fondi pensione. «Se ognuno facesse il suo mestiere in questo Paese - dice Pezzotta - non sarebbe male. Il ministro faccia il ministro, che il sindacalista lo faccio io».
gp.r.
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