24/9/2002 ore: 9:37

Per Autogrill gli affari si fanno negli Stati Uniti

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          sabato 21 settembre 2002


          Ristorazione / Un business internazionale
          Per Autogrill gli affari
          si fanno negli Stati Uniti

          È il business più internazionale
          del Gruppo Benetton: vero è
          che il marchio Benetton è una
          griffe nota in tutto il mondo, ma Autogrill
          realizza il 40% del suo fatturato
          negli Usa, mentre l’abbigliamento è
          più ancorato all’Italia. Accomuna entrambe
          le aziende, invece, il fatto di
          essere due significativi generatori di
          liquidità per la capogrupppo (150 milioni
          il cash flow di Autogrill). Sotto la
          cura di Edizione Holding i vecchi panettoni
          di Stato della ex Iri, dopo essersi
          imposti sul mercato italiano, sono
          partiti alla conquista degli Usa.
          Autogrill, creata nel 1977 dall’unione
          di Motta, Alemagna,ePavesi, è diventata,
          dopo l’acquisizione di Benetton,
          il leader mondiale nella ristorazione
          per chi viaggia presente in 15 paesi.
          Merito, come spiega Stefano Lustig di
          Euromobiliare della «coerenza del disegno
          strategico dei Benetton»: partendo
          dalle autostrade, nuovi ristoranti
          sono stati aperti anche nelle stazioni
          ferroviarie e negli aeroporti.
          L’espansione è stata favorita anche
          dall’investimento di Edizione Holding
          in Grandi Stazioni, la società delle
          Fs che gestisce i principali scali
          italiani.
          Oltre all’integrazione di tipo orizzontale
          (autostrade, aereporti, ferrovie)
          Autogrill ne ha anche una verticale:
          dai ristoranti selfservice Ciao, alla
          ristorazione veloce (Spizzico) fino al
          fast-food giovanile, grazie all’accordo
          con Burger King (il principale concorrente
          di McDonald). Decisivo, invece,
          per Autogrill è stata l’acquisizione,
          nel 1999, di Hms Host, l’equivalente
          americano di Autogrill, che è presente
          sulle motorways e negli aeroporti
          statunitensi, dove ha la concessione
          di marchi molto famosi in America
          come Starbucks (catena di bar), Pizza
          Hut e Kentucky Fried Chicken.
          «Sui grandi hub — nota ancora Euromobiliare
          — Autogrill-Hms fanno la
          differenza perchè sono in grado doi
          gestire le grandi metrature». Quello
          della ristorazione è un settore aciclico
          che risente in modo limitato dell’andamento
          dell’economia. In Europa,
          poi, si aprono prospettive di crescita
          per il gruppo che può espandersi ancora
          molto negli scali continentali.
          Da quando Autogrill è giunta sul
          mercato nel 1996 (prima come Finanziaria
          Autogrill e poi Autogrill), la gestione
          Benetton ha portato brillanti
          risultati: quotata a 1 euro (in ambito
          di scissione Sme), il titolo adesso staziona
          attorno a 9 euro. L’accoppiata
          Autostrade-Autogrill ha però destato
          qualche perplessità tra gli organi
          dell’Antitrust che proprio di recente
          ha bloccato alla società guidata da
          Livio Buttignol l’acquisizione della catena
          Ristop, principale concorrente di
          Autogrill sulla rete stradale. Motivo:
          possibile posizione dominante.
          Nonostante tutto, il titolo appare
          sottovalutato agli analisti di Credit
          Suisse First Boston ed Eurombiliare,
          entrambi con raccomandazione
          "buy". Confrontate con i competitor,
          anche se aziende simili in Europa
          non ce ne sono perchè Sodexho -leader
          del Vecchio Continente - è specializzata
          nel catering a contratto
          (mense aziendali, scuole), le azioni
          Autogrill sono a buon mercato, con
          un P/e di 18,1, contro il 18,7 di Sodexho
          e il 19 dell’inglese Compass.
          Giudizio rafforzato dalle buone previsioni
          per il 2002: Csfb stima ricavi a
          3,48 miliardi di euro (contro i 3,35 del
          2001) mentre l’utile, l’anno scorso negativo
          per 12,5 milioni per effetto del
          goodwill (avviamento di acquisizioni),
          tornerà in nero (33,5 milioni la
          stima).
          S.Fi.

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