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Presidente, si calmi 27 marzo 2002
di Marcello Sorgi
Presidente, si calmi. E’ l’unico consiglio che si può dare a Silvio Berlusconi dopo averlo ascoltato ieri sera in tv. La rottura con Cgil, Cisl e Uil, l’annuncio dello sciopero generale e il vertice di maggioranza chiesto da Alleanza nazionale e Ccd contro le affermazioni di Bossi, Martino e Sacconi su terrorismo e sindacati, erano tre buone ragioni per convincere Berlusconi a intervenire e cercare di rasserenare gli animi.
Ma se la conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi aveva questo scopo, il risultato raggiunto, va detto subito, è esattamente opposto.
Non si può, infatti, sperare di riportare il confronto a livelli accettabili mettendo sullo stesso piano, e considerandoli ostacoli parimenti illegittimi, magistrati, sindacati e terrorismo; sostenendo, come ha fatto Berlusconi, che «colpi di piazza e colpi di pistola non fanno parte di una democrazia»; definendo la manifestazione di sabato «una gita gratis con musei e pranzo al sacco compresi»; sfidando i lavoratori che parteciperanno al prossimo sciopero a dimostrare nei fatti che sarà davvero «generale» e non «parziale».
Intendiamoci, il governo ha pieno diritto di attuare il suo programma in Parlamento. Riforme come la limitazione della concertazione, i salari differenziati al Sud, la contrattazione più flessibile, la liberalizzazione del collocamento, le nuove figure di contratti, anche individuali, lo abbiamo già detto, oltre ad essere largamente condivisibili, fanno parte di processi di modernizzazione che vedono impegnati, in Europa, governi di destra e di sinistra, e incontrano dappertutto uguali consensi e difficoltà.
La questione dell’articolo 18, non abbiamo alcuna remora a ripeterlo, è diventata in Italia una guerra di religione non solo per responsabilità dell’esecutivo, ma anche per l’irrigidimento pregiudiziale di sindacati e Confindustria.
Detto questo, è assolutamente indispensabile che Berlusconi, proprio mentre rivendica il proprio diritto a governare, riconosca esplicitamente il diritto corrispondente della minoranza politica e delle organizzazioni sindacali a opporsi con tutti i mezzi legittimi, garantiti dalla Costituzione, dalle leggi e dai regolamenti, fino all’ostruzionismo parlamentare e allo sciopero generale.
Sono costi, a volte molto alti, che una democrazia deve sempre pagare, mai cercare di aggirare. Ed è il dovere al quale, giustamente, prima Ciampi, poi i due presidenti delle Camere, Pera e Casini, hanno sentito il bisogno di richiamare il presidente del consiglio.
Berlusconi è stato sicuramente scelto dagli elettori per cambiare il Paese. Ma prima di dare la sensazione di capovolgerlo farebbe bene a rifletterci su.
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