13/9/2002 ore: 9:16

Quelli che lavorano nelle imprese di pulizie

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        Venerdì 13 settembre 2002 - Anno 9 - Numero 29

        Inchiesta di Felice Fava

        PULIZIE/1
        Oltre 400 mila addetti nelle imprese di un settore utile e strategico
        L’esercito degli «invisibili» in lotta contro lo sporco
        Immaginate per un momento cosa succederebbe se si dovesse fermare il sistema delle imprese di pulizie. Nelle sedi di lavoro, dopo un solo mese, la situazione sarebbe già di disagio, dovuto ai pavimenti e vetri sporchi, a scrivanie e scaffali impolverati, ai cestini ricolmi e bagni dall igiene assai precaria. Basterebbero cento giorni per arrivare all emergenza. E nel giro di sei mesi la sporcizia sarebbe insopportabile. Questo in uffici e fabbriche. Nelle mense e ospedali l allarme diventerebbe ancora più grave. Un esempio di ciò che potrebbe succedere si è registrato quando si sono fermati gli addetti alla pulizia dei convogli di Trenitalia.
        Quello delle pulizie è dunque un settore strategico, capace di fronte a bisogni collettivi essenziali di svolgere un indubbia funzione di rilevanza sociale. Lo scorso anno, per esempio, ben 17 mila ex addetti ai lavori socialmente utili sono stati assunti dalle imprese del settore. Sono molti i casi in cui viene assicurata una fonte di reddito agli italiani, soprattutto a coloro che hanno bassi livelli di scolarizzazione, che non riescono a trovare altri sbocchi occupazionali mentre decine di migliaia di extracomunitari lavorano regolarmente nel nostro Paese grazie alle imprese di pulizie
        Un settore dai grandi numeri ma ancora, è il caso di dirlo, troppo polverizzato. Nell ottobre 2001, secondo i dati delle Camere di commercio, operavano infatti 36.726 aziende, con più di 400 mila addetti. Formate nel 62,7 per cento dei casi da ditte individuali.
        A fronte di moltissime microattività spesso a conduzione familiare, vi sono aziende multiservizio ben strutturate dove lavorano fino a 7 mila dipendenti. Tanti, ma ancora pochi rispetto alle dimensioni straniere; la più grande impresa del mondo è la multinazionale danese Iss, con 270 mila addetti.
        La ricerca di un assunzione non è difficile ed è favorita dalla necessità di rafforzare gli organici e dall alto turn over, circa il 20 per cento. Per cui ogni anno vi sono almeno 80 mila posti di lavoro disponibili.
        «Spesso siamo alla ricerca di mano d opera - conferma Eduardo Recupito, numero uno degli imprenditori campani del settore, nonché presidente di un gruppo di società presenti in diverse regioni che dà lavoro a 1200 persone - ma le realtà territoriali non sono tutte uguali. Al Nord si trovano le imprese con un maggiore numero di addetti, molti dei quali extracomunitari; al Sud prevalgono le piccole attività formate da 3-5 dipendenti in gran parte italiani».
        «Secondo la mia esperienza - sottolinea Recupito - oggi i lavoratori del Sud, rispetto a quelli del Nord, danno meno problemi, sono più seri e professionali».


        LE NUOVE NORMATIVE PREVISTE DAL CONTRATTO

        Il 25 maggio dello scorso anno è stato rinnovato il contratto nazionale collettivo di lavoro con alcune significative novità. «La nuova normativa - afferma Carmelo Romeo, segretario nazionale di Filcams Cgil - sostituisce quella del 1989 e prevede un ampliamento dei servizi offerti dalle imprese del settore, come la manutenzione del verde e dei macchinari, la gestione degli impianti termici e di climatizzazione, il controllo accessi di musei, fiere e reception. Per cui, oggi un lavoratore di un impresa multiservizio può diversificare la propria attività. Sono inoltre state introdotte nuove forme di flessibilità e precise norme per il part-time e l apprendistato».
        Sono variati anche i livelli d inquadramento professionale. Prevedono un primo ingresso per chi non ha alcuna esperienza, cui viene data, per otto ore giornaliere, una retribuzione netta mensile di 730 euro per 14 mensilità. Dopo nove mesi si passa al secondo livello, dato a chi può vantare la conoscenza di prodotti e macchinari: la busta paga è di 754 euro. Al terzo livello sono inquadrati i capisquadra, operai qualificati in grado di coordinare un gruppo di lavoro; guadagnano 805 euro. Al quarto vi sono gli operai specializzati, i capicantieri che sovrintendono all attività di più gruppi di lavoro; la loro retribuzione è di 835 euro. Con gli straordinari, le indennità per i turni e i superminimi le buste paghe possono crescere anche del 25-30 per cento.
        Gli addetti alle pulizie sono lavoratori «invisibili». Entrano in azione la mattina presto e di sera quando le sedi di lavoro sono deserte. Spesso l attività viene svolta su turni; molto diffusi sono anche i contratti part-time.
        «La nostra attività - sostiene Andrea Risi, presidente dell’Associazione lombarda delle imprese di pulizie Alis - sembra senza contenuti tecnici. Invece richiede conoscenze sui prodotti chimici detergenti e l uso dei macchinari, come aspirapolvere, lavapavimenti e così via. In certi casi serve una competenza specialistica e mi riferisco ai servizi di sanificazione delle sale operatorie oppure di ripulitura dei muri dai graffiti».
        «Per il riassetto delle camere di ospedali e alberghi - prosegue Risi - è preferibile il personale femminile: i maschi sono più adatti nelle pulizie tecniche come quelle delle rotative o dei reparti di

        verniciatura e nel caso di prime pulizie di un edificio di nuova costruzione. La formazione avviene in azienda ma presto, con la costituzione di una commissione paritetica formata dai rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori, partirà un programma di qualificazione degli addetti».


        PULIZIE/2
        Questi i «passi» giusti per dare vita a una piccola società
        In principio c’è la cooperativa
        A nche nel settore delle pulizie c è la possibilità di mettersi in proprio. Il mercato si divide sostanzialmente in due: da una parte vi sono le grandi imprese in grado di fornire servizi integrati a importanti clienti come banche, assicurazioni, industrie ed enti pubblici. Dall altra, una miriade di microattività, spesso a conduzione familiare, che si occupano di tenere puliti condomini, piccoli uffici oppure laboratori. Nel primo caso si assiste alla concentrazione di aziende sempre più grandi, complesse e solide che si pongono come fornitrici uniche; nel secondo a tante e piccole attività che nascono e muoiono nel giro di pochi anni.
        In ogni caso, le possibilità di avvio di un attività autonoma esistono soprattutto nel mercato dei «pesci» piccoli perché per la pesca nel mare aperto occorrono grandi risorse economiche e indiscusse capacità imprenditoriali.


        DALL’ISCRIZIONE ALLA PARTITA IVA
        Vediamo dunque l iter burocratico per far partire una piccola attività individuale, artigianale o in cooperativa.
        Il primo passo riguarda l iscrizione al Registro delle imprese della Camera di commercio. Il secondo, quella relativa al Registro delle imprese di pulizie, sempre della Camera di commercio. In base alla legge numero 82 del 1994, quest ultima iscrizione si ottiene se il titolare oppure uno dei soci ha frequentato un istituto professionale che prevede lo studio di due anni di chimica o biologia. In alternativa bisogna dimostrare di aver lavorato per almeno due anni in un azienda del settore come operaio specializzato.
        Secondo la legge 1369 del 1960, serve anche l autorizzazione rilasciata dalla Direzione provinciale del lavoro; ma questa normativa è in via di abrogazione. Per essere in regola con il fisco presso i competenti uffici provinciali bisogna aprire la partita Iva e far vidimare i libri contabili.
        «La formula societaria più semplice e meno onerosa - dice Gianfranco Piseri, presidente dell’associazione delle cooperative di servizi di Legacoop Lombardia - è la piccola cooperativa. E costituita da tre a nove soci con un semplice atto notarile e una spesa di circa duemila euro. Il capitale sociale minimo di ciascun socio è di ventisei euro ma è preferibile un singolo apporto di almeno duecentocinquanta euro».

        -
        Quali investimenti bisogna preventivare e qual è il fatturato annuo indispensabile per restare vantaggiosamente sul mercato?
        «Per un azienda formata da quattro persone - sostiene Andrea Risi, presidente dell’Associazione delle imprese di pulizie della Lombardia Alis - bastano cinque-seimila euro da destinare all acquisto di attrezzature e prodotti. Nel caso di un attività più strutturata, con quindici-diciannove persone al lavoro, l investimento iniziale si aggira sui quindici-sedicimila euro. Nel nostro settore l 80 per cento dei costi è dovuto alla forza lavoro, per cui con quattro persone impegnate a tempo pieno si deve raggiungere un fatturato di centotrenta-centocinquanta mila euro. Con quindici-diciannove persone, gli introiti devono salire fino a cinquecento-seicentomila euro».

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        Una volta avviata, l impresa ha la necessità di farsi conoscere dai potenziali clienti. Come può fare?
        «In genere si parte avendo già acquisito un cliente - sottolinea Risi - Poi, funzionano le attività di marketing e di telemarketing. E fondamentale stabilire una rete di contatti utili, ottenibili soltanto grazie a buone capacità relazionali. Nel nostro lavoro la clientela non si conquista con il prezzo, bensì puntando sulla qualità del servizio e sul rapporto di fiducia. Soprattutto quando l attività viene svolta negli uffici occorre garantire la massima riservatezza».


        DA SUBORDINATO AD AUTONOMO

        Dal lavoro subordinato a quello autonomo il passo non è impossibile. Numerose attività autonome sono state fatte partire da ex capicantiere; sono abbastanza diffusi pure i casi in cui il titolare che ha deciso di smettere passa il testimone ai propri dipendenti, i quali continuano l attività mettendosi in cooperativa».
        «In questo mercato - conclude Risi - incominciano a farsi largo anche le piccole aziende di pulizie gestite da extracomunitari».


        PULIZIE/3
        Ma le macchine non sostituiranno l’uomo
        L’invasione dei robot cancellerà spazzoloni, scope & detersivi?
        Nel mondo delle pulizie industriali, riusciranno i robot a sostituire la mano dell uomo? A questo scenario per un verso inquietante e per un altro preoccupante, si contrappone una realtà ancora tradizionale, che fa perno sull’attività dell’uomo. I lavoratori dipendenti e le aziende del settore possono quindi stare tranquilli, perché almeno per il momento nessuno è riuscito a dare una risposta soddisfacente, definitiva, alla domanda iniziale. Certo, sul mercato esistono macchinari sofisticati che lavano, aspirano, lucidano, asciugano ma tuttora necessitano di una «guida» manuale. Vale a dire che devono essere ancora comandati e controllati dall operatore.
        «Fino ad ora gli esperimenti più seri fatti in materia di robotica - afferma Toni D Andrea, amministratore delegato di Afidamp Servizi, la società dell Associazione italiana dei fabbricanti di attrezzature e macchinari del settore - sono stati giudicati poco convenienti».
        «Esistono inoltre problemi legati alla necessità di rifornire i robot di acqua e detergenti - precisa D’Andrea- E poi c’è il nodo rappresentato dalle dimensioni di questi macchinari. Dimensioni che influiscono sulla possibilità di superare i tanti ostacoli che si incontrano negli ambienti industriali oppure privati, spesso piccoli o zeppi di stretti corridoi. Senza contare che queste macchine automatizzate non devono soltanto pulire, ma devono essere soprattutto in grado di fornire adeguati livelli di affidabilità e sicurezza».
        «Per il ora il progetto più interessante è quello realizzato dal Politecnico di Milano - afferma D’Andrea - Si tratta di macchinette elettromagnetiche le cui dimensioni non superano quelle di un normale pacchetto di sigarette, che riescono ad attrarre le particelle di sporco. Funzionano con una semplice batteria, lavorano soprattutto di notte in completa autonomia e raggiungono ogni angolo del locale dove sono state sistemate. C’è un aspetto, però, che non va sottovalutato: per pulire un pavimento di media superficie, occorre installarne una decina. Questa soluzione, purtroppo, è per ora soltanto una buona idea».

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