Riforma pensioni, nuovo duello sindacati-governo

13 giugno 2004
Secondo il ministro gli incentivi valgono anche per chi deciderà di rimanere al lavoro pur avendo raggiunto i requisiti prima dell’approvazione del riassetto
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Riforma pensioni, nuovo duello sindacati-governo Maroni: sul riassetto a settembre convocheremo le parti sociali. Lo stop delle confederazioni: è troppo tardi
ROMA - E’ di nuovo polemica tra il ministro del Welfare e i sindacati sulla delega per la riforma delle pensioni. Oggetto dello scontro, questa volta, l’ipotesi avanzata ieri da Roberto Maroni di un nuovo incontro con il sindacato soltanto a settembre, sui decreti attuativi della riforma, e con la delega a quel punto già approvata. Ipotesi respinta senza mezzi termini da Cgil, Cisl e Uil che mantenendo tutte le riserve possibili sulla riforma in sé, chiedono quanto meno che il confronto sia avviato prima della stesura dei decreti delegati. «Dobbiamo approvare la riforma entro luglio, se necessario anche con un voto di fiducia alla Camera, e metterci subito a lavorare sui decreti attuativi per arrivare a metà settembre al confronto con le parti sociali» ha affermato ieri il ministro del Welfare conversando con le agenzie di stampa. «E’ necessario far approvare i regolamenti attuativi entro novembre-dicembre, per far partire a regime dal gennaio del 2005 il nuovo sistema di previdenza complementare, anche se bisognerà risolvere il nodo del trattamento di fine rapporto nelle piccole aziende, e gli incentivi per chi resta al lavoro dopo aver maturato i requisiti della pensione» ha aggiunto Maroni, offrendo un’interpretazione assai generosa del bonus. «A mio avviso - ha detto ancora il ministro - gli incentivi valgono per tutti, anche per chi avrà raggiunto i requisiti, prima del prossimo luglio, cioè prima dell’approvazione della riforma». L’ipotesi di un incontro a settembre è stata giudicata «fuori luogo e senza senso» da Morena Piccinini, segretario nazionale della Cgil. «Ci sta come i cavoli a merenda: hanno imposto la delega, non capisco cosa significhi un confronto dopo l’approvazione in Parlamento. In ogni caso la legge ancora non c’è e la Cgil la contrasterà ancora. Pensiamo a una mobilitazione - ha detto la Piccinini - per farla cambiare». Non diverse sono le reazioni che sono fioccate a stretto giro anche dai quartier generali della Uil e della Cisl. «Maroni ha un’idea abbastanza strana di come dialogare, di come costruire percorsi di consenso. E ora è meglio che non faccia campagna elettorale, ne parliamo dopo il voto» ha affermato Adriano Musi, segretario generale aggiunto della Uil. Secondo Pierpaolo Baretta, segretario confederale della Cisl, «la convocazione delle parti sociali per discutere di tfr e incentivi deve essere fatta subito dopo l’approvazione della delega, perché i decreti di attuazione devono essere scritti in accordo con il sindacato».
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