Riforma professioni: Saranno «iunior» i laureati triennali
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Riforma delle professioni Via libera del Consiglio dei ministri al regolamento sul riassetto degli Albi secondo i titoli universitari
 Saranno «iunior» i laureati triennali La definizione è stata preferita dopo un lungo dibattito a quella di «tecno-professionisti» - Il provvedimento va ora al Consiglio di Stato Maria Carla De Cesari
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ROMA. Si è fatto appello alla tradizione e sapienza dell’Accademia Della Crusca per risolvere il rebus della demominazione delle nuove figure professionali derivanti dai nuovi titoli universitari, laurea e laurea specialistica. E il Consiglio dei ministri, che ieri ha approvato lo schema di regolamento che ridisegna 13 professioni regolamentate secondo i nuovi percorsi accademici, ha accettato il suggerimento del presidente dell’Accademia, Francesco Sabatini. I futuri laureati abilitati saranno denominati con il titolo professionale e con l’aggettivo iunior (alla latina, benché del termine si sia impossessato la lingua inglese, modificando con la «j» iniziale grafia e pronuncia). L’ingegnere iunior sarà inserito al livello B dell’Albo, mentre gli iscritti alla sezione A (con il titolo accademico di laureato specialista) continueranno a chiamarsi ingegneri (si veda la tabella). Faranno eccezione i laureati che sceglieranno l’esame di Stato e l’iscrizione a un Collegio. Costoro abbineranno la qualifica professionale con il titolo di studio: agrotecnico laureato, geometra laureato e così via. In questo modo, saranno distinti dagli attuali iscritti o dalle leve future che continueranno ad accedere ai collegi con il diploma di scuola superiore più tirocinio. Lo schema di regolamento — che dovrà ora essere vagliato dal Consiglio di Stato, prima del passaggio definitivo al Consiglio dei ministri — si riferisce alle professioni di dottore agronomo e dottore forestale, architetto, assistente sociale, attuario, biologo, chimico, geologo, ingegnere, psicologo, agrotecnico, perito agrario, geometra e perito industriale. Dopo due mesi di serrate consultazioni con le professioni, il Consiglio dei ministri ha dunque licenziato il regolamento predisposto in base alle leggi 4 e 370 del 1999. Nelle ultime settimane per definire il provvedimento si sono impegnati il sottosegretario all’Università, Luciano Guerzoni, il ministro della Giustizia, Piero Fassino, e il titolare delle Politiche comunitarie, Gianni Mattioli, sotto la regia del presidente del Consiglio, Giuliano Amato, mentre il lavoro preparatorio e di coordinamento è stato fatto — dal giugno dello scorso anno — dalla commissione di esperti presieduta dal professor Giampaolo Rossi. L’obiettivo dello schema di regolamento è raccordare i requisiti per l’accesso alle professioni subordinate all’esame di Stato con i nuovi titoli accademici. Un’operazione "dovuta" non solo per garantire a lauree e lauree specialistiche uno sbocco nelle attività regolamentate ma anche per assicurare nuove leve agli Ordini, visto che la riforma universitaria verrà attuata dal prossimo anno accademico, ma probabilmente non bisognerà aspettare tre o cinque anni per "vedere" i primi studenti al traguardo, dato che gli attuali iscritti possono convertire gli esami già superati in crediti per conseguire i nuovi titoli. Lo schema di regolamento ha incontrato molte difficoltà: l’ultimo contrasto tra Università e Ordini si è consumato sulla denominazione da attribuire ai laureati triennali per distinguerli dagli "specialisti". Mentre il ministero proponeva di differenziare i due livelli attraverso il titolo accademico, le professioni hanno fino all’ultimo insistito per qualificare il livello B dell’Albo come quello relativo ai «tecnici» o, in subordine, ai tecno-professionisti. Alla fine ha prevalso la soluzione dell’Accademia Della Crusca. Il termine iunior (l’Accademia ha anche proposto di giocare sulla contrapposizione con senior) indica, infatti, un diverso grado di «capacità e competenza non legato soltanto alla diversa età, ma specificamente anche a livelli diversi di preparazione e di responsabilità». Per il sottosegretario Guerzoni il regolamento per l’accesso agli Ordini «rappresenta un’altra fondamentale tappa della riforma del sistema di istruzione universitaria. Gli atenei hanno ora gli strumenti operativi per definire i nuovi corsi di studio». Nel definire i raccordi tra ordinamenti professionali e università, ci si è scontrati con la volontà degli Ordini di difendere tradizionali prerogative. Per esempio, gli ingegneri contestano la possibilità che i laureati dell’area tecnica possano candidarsi all’esame di Stato per i Collegi e per quello degli Ordini. Alla fine è passata la decisione della doppia chance. Così come il Consiglio dei ministri ha consentito che anche i laureati nelle classi di laurea di scienze e tecnologie informatiche e di laurea specialistica in informatica possano accedere all’esame di Stato per l’Albo degli ingegneri, sezione dell’informazione. «La professione di informatico — spiega Guerzoni — non viene regolamentata ma vogliamo offrire una possibilità in più per gli studenti dell’area informatica, senza attribuire alcuna esclusiva all’Ordine degli ingegneri». Lo stesso vale per gli urbanisti e per i conservatori dei beni culturali che trovano spazio nell’Albo degli architetti. Con lo schema di regolamento, infine, viene stabilita la corrispondenza tra Albi e vecchi diplomi universitari. Giovedì 5 Aprile 2001
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