Roma. Arrivano le sale bingo, ma non le leggi

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Arrivano le sale bingo, ma non le leggi
Non esistono normative che stabiliscono a quale categoria architettonica appartengano. E questo significa che non sono stati fissati standard urbanistici da rispettare. La conseguenza: controllo quasi impossibile.
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di Pasquale Melchiorre |
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ROMA - Stanno sorgendo come funghi in tutta la città. Ma l'allestimento delle sale dove presto esploderà la bingo mania sta evolvendo più rapidamente di quanto non sia successo per la normativa che le regola. Il problema è che non rientrano in nessuna cetegoria o tipologia architettonica prevista dal piano regolatore. E questo significa che le società titolari non hanno l'obbligo di rispettare nessuno strandard normativo, per esempio per la costruzione dei parcheggi o dei servizi, come invece accade per le altre strutture aperte al pubblico. Con una inevitabile conseguenza: la difficoltà di effettuare i controlli. A ciò bisogna aggiungere che, almeno ufficialmente, il nono dipartimento del Comune di Roma che si occupa delle concessioni edilizie, non conosce la nuova destinazione d’uso dei locali per i quali le società concessionarie hanno chiesto l'autorizzazione a effettuare i lavori. Nelle domande, infatti, non viene mai specificato che i locali saranno destinati a sale bingo. Un esempio per tutti: il cartello che campeggia davanti all’ormai ex-cinema New York di via delle Cave dove si legge semplicemente "la Cecchi Gori cinema spettacolo s.r.l ha ottenuto la licenza n. 2001/15936 del 1° febbraio 2001 per manutenzione straordinaria dei locali".
Il problema è emerso durante una riunione della seconda commissione consiliare del 9° municipio, che comprende Appio-Latino, Tuscolano, Casilino. Il dipartimento comunale competente, è stato spiegato, non ha dato alcuna risposta ai quesiti posti dai vigili urbani su quale collocazione, funzione e categoria dare alle sale bingo nel piano regolatore generale. E quindi, il comando della polizia municipale non è in grado di imporre norme o di controllarne l’applicazione per rendere indolore l’impatto di questa nuova attività sul quartiere o sulla zona in cui aprono le sale.
In soccorso del Campidoglio non arriva neanche il decreto ministeriale che ha istituito le sale bingo: il provvedimento stabilisce soltanto la normativa e i criteri per la realizzazione e l’allestimento dell’interno delle sale da gioco, mentre non dà nessuna indicazione sulle caratteristiche degli spazi esterni e di servizio.
Una situazione che si fa più allarmante nel IX municipio, nel cui territorio sono state concesse il 17% delle licenze di Roma (5 sulle 30 totali). Due di queste stanno nascendo a ritmi serrati (i lavori sono iniziati a settembre) in 2 siti: l’ex Galleria Re di Roma a Via Siponto e l’ex cinema New York in Via delle Cave.
Non ci sono tracce di ristrutturazioni nell’ex Pantanella di Via Casilina, nell’ex cinema Golden di Via Taranto (anch’esso della Cecchi Gori) e in un garage all’incrocio tra Via Veturia e Via Niso all’Alberone.
Nella circoscrizione le preoccupazioni maggiori derivano dal fatto che, malgrado le previsioni pessimistiche sull’impatto ambientale di questo tipo dia ttività, i municipi non possono effettuare nessun tipo di intervento preventivo per tentare di evitare i futuri disagi. Primo tra tutti, il prevedibile aumento del traffico.
(7 DICEMBRE 2001; ORE 16:30)
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