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Entro 7 giorni le ruspe del Comune, fermate a marzo, abbatteranno le strutture abusive
Hotel Summit, via alle demolizioni
Il Tar sconfessa i proprietari: «Costruiti in spregio della legge 30 mila metri cubi»
Via libera alle ruspe contro l’hotel Summit. Lo ha stabilito il Tar del Lazio che con un’ordinanza del 23 maggio ha respinto ogni ricorso dei proprietari dell’albergo in via della Stazione Aurelia. Il «Fuenti capitolino», 30 mila metri cubi di cemento abusivo tirati su con una semplice autorizzazione per «un garage interrato», verranno abbattuti al più presto. Forse già entro una settimana, appena l’Ufficio abusi edilizi del Campidoglio otterrà la forza pubblica di supporto all’azione dei bulldozer. I giudici amministrativi hanno ritenuto infondate le rimostranze dei titolari, sollecitando una «immediata demolizione d’ufficio» della dependance dell’albergo, 30 stanze più una sala congressi. Una cubatura pari a cinque palazzine di 5 piani. Esulta Massimo Miglio, direttore dell’Ufficio anti-abusi. Quando, con una precedente ordinanza, il Tar del Lazio bloccò le ruspe dopo soltanto un giorno di lavoro, era il 15 marzo scorso, Miglio per rabbia rassegnò le dimissioni, poi congelate. «Adesso posso riprendere a demolire», dice. Dopo il Summit, toccherà ad altri abusi. Cavalli a pagina 48
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 Cronaca di Roma
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Vittoria del Comune. Il «garage interrato» era cresciuto a 30 mila metri cubi in area vincolata
Il Tar manda le ruspe al Summit
«Costruite abusivamente 30 stanze d’hotel e una sala congressi: demolitele»
Largo alle ruspe, giù l’hotel Summit. Così ha deciso il Tar del Lazio che chiude il fascicolo sul Fuenti romano, 30 mila metri cubi di purissimo cemento abusivo. Respingendo i ricorsi dei proprietari, negando ulteriori sospensive e stendendo un tappeto rosso per i bulldozer del Comune. Tutta la costruzione aggiunta all’albergo di via della Stazione Aurelia 99, una cubatura pari a 5 palazzi di 5 piani, tirata su senza concessione edilizia e denunciata come «un posto garage interrato», dovrà essere abbattuta. Lo si legge nell’ordinanza numero 3.387 del 23 maggio della sezione seconda ter, compilata dal presidente Gianni Leva e dai consiglieri Paolo Restaino e Roberto Capuzzi: «Se le opere abusivamente intraprese ricadono su aree assoggettate a vincolo di inedificabilità, come nel caso in esame, si fa luogo immediatamente alla demolizione d’ufficio». I magistrati dunque hanno applicato alla «dependance» del Summit con 30 stanze e una sala congressi (questo è diventato il presunto box auto), eretta in agro romano, l’articolo 4 della legge 47 del 1985 «per ripristinare senza indugio la legalità violata dall’abuso edilizio realizzato in spregio al vincolo esistente che caratterizza l’area come meritevole di particolare e rafforzata tutela». La decisione del Tar, che sarà integrata da un sentenza di prossima pubblicazione e che costituisce un precedente, conclude un’altalena di ricorsi, istanze, rinvii e carte bollate lunga quasi un anno e mezzo. La prima denuncia della XVI circoscrizione all’ufficio abusi edilizi risale al febbraio del 2000. Dopo che il Campidoglio aveva già deciso di abbattere la costruzione senza possibilità di sanatoria, lo stesso Tar, sollecitato dai proprietari del Summit, ha concesso una prima sospensiva il 6 luglio 2000. Dopo 8 mesi, il 14 marzo del 2001 sono partite le ruspe. Ma i colpi di maglio sono durati un giorno solo. L’indomani infatti è arrivata una seconda sospensiva. Motivazione: mancava agli atti il parere della Regione (già emesso ma non allegato per errore). Il 30 marzo i giudici, non ancora soddisfatti della documentazione allegata, hanno rinviato la decisione di quasi due mesi. Poi però la settimana scorsa hanno dato definitivamente ragione all’amministrazione capitolina. Nel frattempo però il tribunale penale di Roma con un’ordinanza del 4 maggio 2001 ha autorizzato l’ufficio demolizioni a presidiare notte e giorno il cantiere dell’albergo. Nemmeno un mattone abusivo in più è stato aggiunto al colosso di cemento (appena 4 mila metri cubi in meno del vero Fuenti) rimasto incompleto. Il più felice è il geometra Massimo Miglio, direttore dell’ufficio abusi edilizi del Comune che dopo lo stop alle ruspe, avvilito e offeso, aveva presentato le proprie dimissioni, poi congelate. «Questa è una vittoria di tutti i cittadini», esulta. «Adesso potrò riprendere la campagna di demolizioni». Entro una settimana, appena verrà concessa la forza pubblica di appoggio, il blocco fuorilegge dell’hotel Summit verrà raso al suolo. Poi verranno colpiti altri obbiettivi da tempo sulla lista nera. «La pronuncia del Tar è di importanza decisiva», dichiarano da Legambiente Lazio il presidente, Maurizio Gubbiotti, e Mauro Veronesi, responsabile per il territorio. «Perchè nel dispositivo chiarisce che quell’albergo è abusivo in quanto edificato in agro romano vincolato, ossia in un’area classificata dal Piano delle Certezze quale H2 di piano regolatore. Adesso è ora di agire, il nuovo sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha l’occasione di esordire nel suo mandato con un atto forte nella lotta all’abusivismo edilizio». Via con le ruspe.
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Giovanna Cavalli
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