9/9/2010 ore: 10:54

Sakineh, sospesa la lapidazione L’Iran riesamina la condanna

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Un primo risultato è stato ottenuto. Il Muro dell’intransigenza è stato incrinato. Il ministero degli Esteri iraniano ha confermato ieri la sospensione della pena alla lapidazione di Sakineh Mohammad Ashtian, accusata di adulterio. «Il verdetto è stato fermato ed è sotto revisione», dice il portavoce Ramin Mehmanparast alla tv di Stato. Già una settimana fa, Mehmanparast aveva risposto alle pressioni internazionali sostenendo che la sentenza è in corso di riesame da diverse settimane. «In questo caso, l’attuazione della sentenza è stata bloccata ed è in via di riesame da parte del potere giudiziario », aveva detto il portavoce all'Agence France Presse lo scorso 28 agosto.
MOBILITAZIONE CONTINUA
La sospensione della sentenza di lapidazione «non è una novità. È una cosa che sapevamo da giorni. La novità importante è il fatto che il regime iraniano, grazie alla pressione internazionale, si sia piegato a fornire elementi sulla sorte di Sakineh», rimarca, attraverso l’Ansa, il portavoce di Iran Human Rigths (Ihr), Mahmud Moghaddam. È importante - spiega Moghaddam- che Teheran dia informazioni sulla situazione di Sakineh, un soggetto debole in quanto donna non abbiente. Di solito, sulle persone giustiziate, il regime iraniano non cita neppure il nome, ma solo le iniziali». Il cambio di strategia, aggiunge, «è merito della pressione internazionale ». Tuttavia «non bisogna mai fidarsi» del governo di Teheran, avverte Moghaddam. «Sospensione non significa annullamento. Per salvare Sakineh occorrerebbe una lettera di amnistia firmata dalla Guida suprema iraniana», l’ayatollah Ali Khamenei. Inoltre, conclude il portavoce di Ihr, «l’Iran non ha specificato il periodo della sospensione: nel 2007, due settimane dopo aver sospeso una sentenza su due condannati a morte, uno di loro, è stato giustiziato». Sakineh era stata l’altro ieri sottoposta a un nuovo interrogatorio da parte delle autorità iraniane a Tabriz: a renderlo noto sono il suo avvocato Javid Houtan Kian e il figlio della donna Sajjad Ghaderzadeh secondo quanto riporta il giornalista franco-iraniano Armin Arefi in un blog pubblicato da LeMonde. «Sakineh - dice l'avvocato che ha parlato con delle sue compagne di cella - è stata condotta fuori dalla prigione due volte: la prima volta è durata un'ora, tre o quattro la seconda». Secondo quanto hanno riferito a Kian le detenute Sakineh sarebbe anche stata «filmata» durante l'interrogatorio in cui le veniva chiesto chi c'era all'origine delle interviste date alla stampa internazionale, lei o il suo avvocato. «Ci aspettiamo che questo interrogatorio venga diffuso dalla Tv di Stato». «Mia madre è stata di nuovo interrogata - conferma il figlio - e temo che le autorità iraniane vogliano aggiungere altri elementi al suo dossier». «Qualsiasi confessione farà Sakineh – anticipa l'avvocato che non era presente agli interrogatori - la negherò al 100%:loro sono tremendi, fanno domande a doppio senso alla mia cliente che non è scolarizzata e non parla il farsi (perché fa parte della minoranza turcofona-azera). Ad esempio il termine “nazdiki” significa in turco legame familiare e in persiano “relazione sessuale”: loro giocano sulle parole e se ne servono». SODDISFAZIONE BIPARTISAN
«La sospensione della sentenza di lapidazione di Sakineh Ashtani è il risultato di una mobilitazione internazionale di governi e opinioni pubbliche e un importante segnale di ragionevolezza da parte delle autorità iraniane», sottolineano, in una nota congiunta, i ministri degli Esteri, Franco Frattini, e delle Pari opportunità, Mara Carfagna. «La sospensione
della sentenza di lapidazione per Sakineh è un primo importante risultato della mobilitazione internazionale. Ci auguriamo adesso che alla sospensione segua una revisione definitiva e liberatoria della sentenza che sia pienamente rispettosa dei diritti di una donna e della sua dignità », afferma, a nome del Pd, il responsabile Esteri Piero Fassino. Da Roma a Strasburgo. Con un solo voto contrario e 22 astenuti, l’Europarlamento ha approvato ieri una mozione
presentata da tutti i gruppi parlamentari, nella quale si «condanna fortemente la sentenza di morte per lapidazione di Sakineh e ribadisce che, indipendentemente dai fatti, una condanna a morte per lapidazione non può mai essere accettata o giustificata».

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