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Salari, le imprese puntano sul «variabile»

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    venerd? 22 settembre 2006

    Pagina 9 - capitale&lavoro

    Salari, le imprese puntano sul ?variabile?
      La riforma dei contratti Confindustria chiede paghe diverse per territori e aziende. Riducendo il fisso garantito

      Roma
      Tommaso Padoa Schioppa a rimettere mano al patto del luglio '93. Ieri, i una lunga intervista al Sole24 Ore, il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei ha ribadito nel dettaglio la posizione delle imprese.
        Bombassei nega che il problema della competitivit? sia legato alla mancanza di investimenti da parte delle imprese (appunto polemico mosso alla Confindustria dallo stesso Padoa Schioppa), e spiega che ?l'unica via per rilanciare la competitivit? ? la produttivit?. Riparte la solita solfa: 1) contro il contratto nazionale e una eccessiva preponderanza della parte fissa (che indurrebbe sostanzialmente i lavoratori a sedersi sugli ?allori? del garantito) rispetto a quella variabile, legata a risultati, produttivit? e - perch? no - anche a una riedizione delle gabbie salariali; non dirigistica, precisa Bombassei, ma favorendo la contrattazione territoriale come quella aziendale; 2) ?la scarsa produttivit? deriva dalla poca flessibilit? del lavoro?, ?da orari effettivi pi? bassi al mondo; da un tasso di occupazione pi? basso che negli altri paesi; da una scarsa propensione a investire in innovazione?. E gli industriali? ?Se oggi c'? un po' di ripresa ? perch? le imprese hanno investito?, ? l'autodifesa.
          Per l'esponente di Confindustria, ?oggi ha pi? senso concentrare l'attenzione salariale sul livello aziendale: bisogna arrivare all'obiettivo di legare quote importanti di retribuzione alla dinamica della produttivit?. Ecco dunque l'indicazione: per legare ?quote importanti?, ? implicito che bisogner? sganciarle dal livello nazionale, fisso garantito a tutti.
            Se dunque da un lato Bombassei fa riferimento alla produttivit? e ai risultati, parlando evidentemente del secondo livello aziendale, dall'altro lato rimette in ballo l'ipotesi di ?gabbie salariali?, anche se tiene a precisare che non si tratta del modello vecchia maniera, con ?formule rigide o dirigiste?: ?La caratteristica attuale del modello salariale italiano - spiega - ? che circa l'80% della retribuzione ? uguale da Nord a Sud. Bisogna puntare di pi? - conclude - sul salario di produttivit? e ancorare i livelli salariali ai risultati?.
              La Confindustria propone dunque un sistema di incentivi al salario variabile, sul modello di una proposta cara alla Cisl: Bombassei ripropone l'idea della contribuzione del salario variabile, che divrerrebbe cos? anche ?pi? appetibile per i lavoratori, grazie a uno sgravio degli oneri sociali?. Idem per gli straordinari, oggi fatti per buona parte in nero: le imprese chiedono di ?decontribuire e tassare in maniera ridotta queste ore, strumento principe della flessibilit?.
                E il sindacato? Bombassei spiega che ?in Italia applica schemi di 40 anni fa ed ? per questo che da noi la flessibilit? ? vicina allo zero?. Ecco dunque il modello tedesco: ?In Germania, 5 milioni di disoccupati e una continua fuoriuscita dal mercato del lavoro hanno indotto il sindacato a creare forme di flessibilit?. Ha reagito con intelligenza e piuttosto che perdere la presenza dei grandi gruppi ha sottoscritto anche patti che non prevedono aumenti salariali?. E s?, questo per un imprenditore ? davvero un sogno.

                An. Sci.

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