26/6/2004 ore: 12:41
Salta il contratto del commercio
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data: 2004-06-26 - pag: 3
autore: SERENA UCCELLO
Salta il contratto del commercio |
Ieri, in mattinata, la rottura. Secondo i sindacati l’ipotesi d’accordo, raggiunta in "ristretta", è saltata perché respinta, da Confcommercio e «in particolare dalla grande distribuzione». Diversa, invece, la versione di Confcommercio, secondo la quale «i margini di manovra» si sono chiusi. A dividere la flessibilità e gli incrementi salariali. «Le divergenze sull’applicazione della nuova normativa sul mercato del lavoro e un’inadeguata sensibilità del sindacato verso le esigenze di flessibilità che caratterizzano le imprese del terziario — spiega una nota di Confcommercio — hanno impedito di fatto la prosecuzione della trattativa». Immediata la risposta dei sindacati: 16 ore di sciopero (articolate territorialmente) e una giornata di sciopero nazionale fissata per sabato 3 luglio. «Da 18 mesi i lavoratori del commercio — ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani — aspettano il rinnovo del loro contratto. Ora, proprio nel momento in cui si delineava la possibilità di una intesa, la delegazione di Confcommercio fa saltare il tavolo. Siamo in presenza di un vero e proprio voltafaccia». Per il leader della Uil Angeletti «la mossa della Confcommercio rischia di far sprofondare i rapporti fra noi e loro». Nonostante i toni decisi i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti chiedono però a Confcommercio di «ritornare al tavolo delle trattative», dal momento che «ogni altra scelta sarebbe incomprensibile e ingiustificata». Nel mirino del sindacato il comparto della grande distribuzione «che — dice Bruno Boco, segretario generale della Uiltucs — si è fatta paladina di pretese incomprensibili e mai manifestate nella trattativa». Ma non solo: «Gli aumenti che erano stati concordati sono stati dichiarati eccessivi», continua Boco. Nell’ipotesi d’accordo venivano infatti previsti aumenti di 125 euro a regime, ai quali vanno sommati altri 14 euro già erogati come anticipo e 9 di assistenza sanitaria a carico delle imprese. «Il vero problema — dice Ivano Corraini, segretario generale Filcams-Cgil —è che la grande distribuzione non vede nella contrattazione la strada per discutere e risolvere le questioni inerenti alla flessibilità: vorrebbe piuttosto un’applicazione tout court della legge Biagi». E Gianni Baratta, segretario generale della Fisascat-Cisl auspica l’intervento del presidente Billè «affinché — dice — con un gesto di grande responsabilità faccia ragionare la grande distribuzione, sottolineando le necessità di chiudere il contratto». Intanto è stato rinnovato il contratto nazionale di lavoro per 224mila lavoratori delle imprese artigiane del tessile-abbigliamento-calzature. L’accordo è stato sottoscritto dalle organizzazioni di categoria Confartigianato, Cna, Casartigiani, Claai e dai sindacati Femca-Cisl, Filtea-Cgil, Uilta-Uil. Il nuovo contratto adegua le retribuzioni tramite l’applicazione dei tassi di inflazione concordati tra le parti fino al 31 dicembre 2004. Da gennaio 2005 andrà in vigore il nuovo sistema di contrattazione dell’artigianato che sposta il baricentro della contrattazione normativa e salariale a livello regionale. Acque agitate invece per il rinnovo dei bancari. I sindacati del credito di Cgil, Cisl e Uil (con la Falcri il primo dei due tavoli di confronto) contestano la rigidità dell’Abi sull’inflazione programmata e avvertono che potrebbe essere a rischio il prossimo incontro (fissato per il 2 luglio). |