Scajola si dimette, Berlusconi vuole che resti

 |
(Del 1/7/2002 Sezione: interni Pag. 3)
|
SI ALZANO VOCI CRITICHE ANCHE DALLA MAGGIORANZA DI CENTRODESTRA |
Scajola si dimette, Berlusconi vuole che resti |
La frase su Biagi diventa un caso. Il presidente: gli confermo la mia fiducia |
ROMA Sono passate da poco le 7 di sera quando le agenzie battono la notizia: il ministro dell´Interno Claudio Scajola ha rassegnato le sue dimissioni ma Silvio Berlusconi gliele ha respinte. E´ l´epilogo di una giornata convulsa. Una giornata che mette a dura prova la tenuta del governo. Tutto ha origine da una frase del titolare del Viminale, riportata da due quotidiani (Corriere della Sera e Sole 24 Ore), che riaccende la polemica sulla «vicenda Biagi» e fa tremare l´esecutivo per l´intera giornata. In visita a Cipro, il titolare del Viminale si lascia sfuggire un´affermazione nei confronti dell´economista assassinato dai terroristi che apre un nuovo fronte in questa intricatissima vicenda. «Fatevi dire da Maroni se era una figura centrale. Era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza»: sono queste le parole incriminate. Ma dopo una serie di contatti frenetici e colloqui istituzionali, il presidente del Consiglio decide che si va avanti lo stesso. «Ho ritenuto doveroso - dichiara Berlusconi - respingere le dimissioni e invitare il ministro a restare al suo posto con rinnovato impegno, confermandogli la mia fiducia e quella del governo. Questo è il momento in cui tutti dobbiamo impegnarci per battere il terrorismo e per cambiare l´Italia. Tutti - prosegue il premier - dobbiamo sentire forte il dovere di abbassare i toni della polemica politica e di mobilitare le forze verso la ricerca e la punizione dei colpevoli degli assassinii di Biagi e D´Antona. La dirittura di Biagi, il suo autentico spirito di servizio allo Stato e la sua passione per le riforme rappresentano un lascito morale per il governo e per l´intero paese». Dunque, niente dimissioni. Che pure, nel primo pomeriggio, apparivano scontate, anche perché, nonostante una parziale rettifica di Scajola, sono per primi i suoi colleghi di governo, quelli che avevano lavorato a più stretto contatto con l´economista assassinato, cioè Roberto Maroni e il sottosegretario Maurizio Sacconi, a chiedere conto al titolare dell´Interno di quelle frasi. In mattinata, infatti, Scajola aveva tentato di aggiustare il tiro: «Non mi riconosco - affermava in una nota - nelle espressioni riportate oggi su due quotidiani. Del resto sono così numerose e ripetute le occasioni in cui ho manifestato il mio rispetto e la mia stima nei confronti di Biagi che il mio pensiero non può essere equivocato». Una rettifica giudicata insufficiente dal titolare del Welfare Maroni e dal sottosegretario Sacconi, che affidano la loro protesta nei confronti di quella che definiscono l´«incomprensibile» dichiarazione di Scajola a un comunicato congiunto: «Chiediamo al ministro o una credibile smentita o che egli rivolga le sue scuse alla moglie e ai figli di Biagi, rimettendo alla sua coscienza ogni altra determinazione». Come a dire, sta a Scajola decidere se trarre le conseguenze e dimettersi. Mentre l´opposizione con Francesco Rutelli e i capigruppo ds Luciano Violante e Gavino Angius chiede a Silvio Berlusconi di venire in Parlamento questa settimana, per riferire su questo nuovo «caso», accusando il governo di «non essere all´altezza della situazione», dalla maggioranza continuano a giungere delle prese di distanza. Il presidente dei Ccd Marco Follini, laconico, osserva: «Non è una frase da ministro dell´Interno. Mi auguro che quelle parole vengano smentite nel modo più convincente». E l´europarlamentare di Forza Italia Renato Brunetta, amico di Biagi, dopo aver definito «insopportabile» il comportamento di Scajola, invita il ministro a tacere. A metà pomeriggio parte la controffensiva di Forza Italia. Il coordinatore del movimento Roberto Antonione dichiara: «E´ un polverone polemico sul nulla». Antonio Tajani e Renato Schifani attaccano il segretario Piero Fassino, il quale si era chiesto perché e chi avesse deciso di revocare la scorta a Biagi. Quindi il ministro Rocco Buttiglione dice il suo «no» alle dimissioni del ministro dell´Interno. Si va avanti così fino a sera, fino a quando, con le dimissioni offerte e prontamente respinte, Berlusconi tenta di chiudere la vicenda. Me le opposizioni non ci stanno. «Dimissioni fasulle», ironizza il verde Pecoraro Scanio. «Sceneggiata domenicale», stigmatizza il diessino Pietro Folena. «Il premier non pensi di cavarsela con queste dimissioni burla», dichiara Rutelli. I capigruppo parlamentari dei Ds, Violante e Angius, si appellano ai presidenti di Camera e Senato perché Berlusconi riferisca al Parlamento già oggi. E pure l´Udc con il capogruppo Luca Volontè chiede che il dibattito si faccia comunque. E´ un passaggio ineludibile, quello dell´aula, a cui il governo - preoccupato anche per i riflessi che questa vicenda può avere sulle trattative con Cisl e Uil - sa di non potersi sottrarre. E in settimana dovrà affrontare questa difficile prova. |
Maria Teresa Meli |
|
|
Per offrire una migliore esperienza di navigazione questo sito utilizza cookie anche di terze parti.
Chiudendo questo banner o cliccando al di fuori di esso, esprimerai il consenso all'uso dei cookie.
Per saperne di più consulta la nostra Privacy e Cookie Policy