Scandicci, stop alla Coop “La crisi ci ha cambiati”
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Firenze: IL SINDACO di Scandicci Simone Gheri la definisce una «riflessione », anche se in gioco c’è qualcosa di molto concreto: il grande investimento firmato Unicoop Firenze per un nuovo centro commerciale a Scandicci, nell’area del centro direzionale regionale di Pontignale. Un gigante di oltre 50 mila metri quadrati, di cui 25 di superfici di vendita, di cui, in funzione anti-Gigli nell’area sud-ovest, si è cominciato a parlare ben undici anni fa, ma arrivando alla concessione soltanto all’inizio del 2011, in piena crisi economica. E di cui, al momento, sono state completate soltanto le opere di urbanizzazione. Nel frattempo ha preso forma il nuovo centro
Rogers a Scandicci, fulcro del restyling della ex periferia-dormitorio e, si augura l’amministrazione comunale, anche della vita commerciale della città. Da qui l’annuncio di Gheri: «Bisogna ripensare Pontignale». Traduzione: bloccare le macchine, e aprire «una riflessione, insieme a Unicoop e alle associazioni di categoria, sull’opportunità di continuare a costruire dei mega centri commerciali».
Un ripensamento che si spiega «con la difficile situazione economica, il calo dei consumi, l’esigenza oggettiva di modificare i nostri stili di vita». La crisi, insomma, costringe a puntare «non più su non-luoghi, pensati per le grandi spese e raggiungibili solo in auto anche da lontano, bensì su un commercio più integrato con le città, a portata di mezzi pubblici e meno
costosi, come la tramvia, o di piedi, e dove trovare, più che la quantità, la qualità». Per decenni, ricorda il sindaco, «la nostra area è stata considerata terra di nessuno, e non a caso si è riempita di centri commerciali, da San Lorenzo a Greve, a Lastra a Signa». Ma oggi «non siamo più quelli di prima» e a Pontignale, perciò, «senza rinunciare del tutto all’investimento, si potrebbe pensare a una struttura più ridotta, che valorizzi la filiera corta dei prodotti, e insomma centrata sulla qualità». E Unicoop? Per parte sua non chiude affatto la porta: «E’ vero, la dimensione a cui oggi guarda il consumatore è diversa, e a causa della crisi e del drastico calo di consumi insistere su un investimento del genere, e in un’area
che nel frattempo si è già saturata di centri commerciali, può essere rischioso» spiega il portavoce Claudio Vanni. Dunque, «staremo dentro la riflessione che propone Gheri», in vista «non certo di una rinuncia, ma
di un ridimensionamento delle previsioni». Con la teoria della fine del grandi centri commerciali non concorda, invece, il presidente nazionale di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli: «I ragionamenti vanno
impostati sul lungo periodo, e non devono farsi condizionare da una congiuntura difficile», sostiene. E’ vero, ammette, «il momento è difficile per i centri commerciali forse più che per i negozi di vicinato, che sono più vicini ai clienti, ma il modello non è in crisi e non è affatto detto che un giorno i consumi non riprendano come prima offrendo nuovo ossigeno ai grandi». Quanto al ripensamento di Scandicci su Pontignale, Cobolli ne è convinto: «Se in un’area ci sono già molti centri commerciali, si può capire che gli investimenti tendano a calare, e questo è forse il caso della Coop in Toscana, regione dove ha goduto di una posizione quasi monopolistica ».