22/12/2003 ore: 10:19

Sciopero commercio (Rassegna sab.20 articoli n.21)

Contenuti associati


  Sindacale
      20.12.2003
      L’agitazione interessa 1 milione 600mila lavoratori che da undici mesi attendono il rinnovo del contratto.
      Chiesto un aumento di 106 euro
      Oggi sciopera il commercio, a rischio lo shopping

      MILANO Shopping natalizio a rischio oggi in tutta Italia, per lo
      sciopero dei lavoratori del commercio. Dopo l'anticipazione di ieri,
      che ha visto commesse, vetrinisti, magazzinieri e cassieri dei negozi
      incrociare le braccia nel Lazio e in Abruzzo, si replica infatti
      a livello nazionale, con una mobilitazione decisa per protestare contro
      il mancato rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da 11 mesi.
      Ieri mattina alcune centinaia di lavoratori aderenti a Cgil, Cisl e
      Uil si sono ritrovati in piazza Belli, a Trastevere, per manifestare,
      davanti alla sede nazionale della ConfCommercio. «Precarizzate le
      vostre poltrone», «No alla flessibilità selvaggia»,
      «Contratto a termine: mai assunzione mai pensione», «Salario part time, spese full-time» sono alcuni dei cartelli esposti dai manifestanti, che hanno anche allestito un'installazione con alcuni manichini incatenati.
      Quanto all’adesione allo sciopero, la Filcams-Cgil per Roma
      parla di percentuali vicine all'80%, ma solo nella grande distribuzione.
      Nei piccoli esercizi, infatti, sono molti i lavoratori con contratto a termine, assunti proprio per le feste natalizie.
      Oggi i lavoratori del commercio saranno impegnati in un volantinaggio
      davanti ai maggiori centri commerciali per spiegare le ragioni della mobilitazione e invitare i clienti a non fare la spesa. La decisione di fissare lo sciopero proprio il sabato precedente al Natale, era stata presa dai sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs alla fine di novembre, a sostegno della vertenza contrattuale. «Lo sciopero si è reso necessario - hanno scritto i sindacati confederali - perché a 11 mesi dalla scadenza del contratto, Confcommercio pretende di rendere gli orari ancora più flessibili, di precarizzare ulteriormente i rapporti di lavoro e di non riconoscere l'aumento salariale richiesto. Dunque la Confcommercio respinge di fatto i contenuti della riforma».
      Per il rinnovo del contratto, che riguarda circa 1,6 milioni di lavoratori, i sindacati hanno chiesto unitariamente un aumento
      medio mensile al quarto livello di 107 euro.
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    sabato 20 dicembre 2003
    Il precario boicotta lo shopping di natale
    Nel giorno dello sciopero dei dipendenti del commercio, i precari organizzano picchetti e azioni a sorpresa contro il consumo sfrenato davanti alle grandi catene di distribuzione. Sul modello della protesta dei tranvieri milanesi. A Milano prevista una parata anticonsumista
    LUCA FAZIO

      MILANO
      Prendete non un sabato pomeriggio qualsiasi. Prendete oggi, che è la penultima mostrizzante giornata di corsa al regalo natalizio (poi c'è domenica). Andate in centro a Milano e provate un po' ad alzare il ditino per spiegare alla folla in preda a delirio da shopping compulsivo che questo sarà il natale più precario che si sia mai visto. Nemmeno un cane vi dà retta? E provate allora a picchettare l'ingresso di un negozio per far notare che solo le aziende, cioè i padroni, quest'anno riceveranno un super regalo coi fiocchi, tanti bei lavoratori impacchettati a tempo determinato e parasubordinati, proprio come quelli che in questi giorni, domenica compresa, si fanno un mazzo così nel commercio e nella grande distribuzione per 5 euro all'ora (la chiamano legge Biagi). Nemmeno un sorriso? L'impresa è disperata e quasi senza via d'uscita. A meno che qualcuno non decida di mettere in piedi un bel circo del non acquisto itinerante per sconvolgere il consumo natalizio, una squadra composta da equilibristi della precarietà, contorsioniste della flessibilità, trapeziste senza rete di maternità e giocolieri dell'iperattività. E' questa la piccola sorpresa di fine anno preparata dai giovani e meno giovani di Milano, persone che faticano a tirare avanti e non si possono nemmeno raccontare come la «meglio gioventù». Rispondono sempre «creattivamente» alle chiamate dei
      chainworkers e oggi hanno deciso di partire alle 15 da piazza Cairoli per picchettare un itinerario segnato dalla presenza delle grandi catene distributive, e per solidarizzare con i lavoratori del commercio che oggi sono in sciopero. E' uno sciopero, dicono i promotori dell'iniziativa, che presenta molte analogie con l'azione a sorpresa dei tranvieri che adesso sta facendo scuola. «Dopo due anni - scrivono - a chainworkers, commesse, banconieri, addetti e addette, venditrici e venditori non hanno ancora pagato i 100 euro al mese di recupero dell'inflazione. Il caro-euro colpisce lavoratori come consumatori, perché scoraggia i consumi e deprime i salari. La faccia oscura dello shopping è la precarietà senza limiti, l'orgia di consumismo sfrenato di imprenditori, dirigenti, professionisti, commercianti richiede il lavoro servile di milioni». E' quasi un manifesto politico, ma il messaggio non è così difficile da veicolare: «Se la precarietà fa male, con l'euro è peggio».

      La parata anticonsumista milanese si spinge fino alle colonne di San Lorenzo, trainata da un camion apripista, scompaginata dagli anarcociclisti di Critical Mass e musicata dalla Banda degli ottoni a scoppio e dal Coro Micene. Lungo il percorso, le soste non sono pensate a caso: con gentilezza, qualcuno chiederà ai direttori delle catene commerciali di mettere qualcosa nel carrello per i lavoratori dell'Alfa di Arese in lotta. Cosa c'entrano? «E' un gesto di solidarietà - spiega un esponente del "precog", che sta per precariato/cognitariato - perché anche se quella protesta non ci riguarda direttamente vogliamo mettere in luce che la precarietà è per tutti».

      Il natale oggi è precario non solo a Milano. A Roma, alle 17, «azione comunicattiva» al centro commerciale Primavera di Centocelle; a Bologna, alle 18, «azione diretta» alla statua di San Petronio; a Novara, alle 15, infopoint «noshopping» all'Angolo delle Ore

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sabato 20 dicembre 2003
    Supermercati aperti, grazie ai precari
      Negozi aperti sabato 20 dicembre. Più che una promessa è una minaccia quella della Faid che in pieno sciopero generale del commercio sceglie la linea dura e invita i clienti a non disertare le vetrine. La paura di perdere il business dello shopping natalizio è tanta. Ma come fa la Faid ad assicurare tanto zelo? Semplice, attraverso l'utilizzo del lavoro precario. Una volta che la merce è sugli scaffali, spiegano gli esperti del sindacato, è facile mandare avanti un supermercato con poche persone alle casse. Quello che non dicono i gestori è che nei giorni a venire i lavoratori dovranno lavorare il doppio per riempire di nuovo gli scaffali. Insomma, invece di spiegare le ragioni di un disservizio provocato dalla loro ferma volontà di non rinnovare il contratto di lavoro le parti padronali decidono di andare allo scontro: una pagina intera sui maggiori giornali nazionali per un ultimo quasi disperato tentativo di boicottare lo sciopero. Il contratto del commercio è aperto da circa unidici mesi. La controparte ha sottoposto l'accettazione di una discussione sul salario solo dopo un confronto sull'applicazione della legge.
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    sabato 20 dicembre 2003
      Ieri, la prima tranche dello sciopero. Oggi tocca ai supermercati. Qui, il 60% del personale è precario. I lavoratori chiedono un aumento di 107 euro ma gli imprenditori vogliono prima discutere di legge 30, «altrimenti nemmeno si comincia a parlare»
      Commercio, in lotta contro la flessibilità
      Milano
      nostro servizio
      Riesce lo sciopero del commercio dopo un anno di attesa per il rinnovo del contratto. E oggi si replica con la grande distribuzione (Rinascente, Auchan, Esselunga, escluse le cooperative). Da una parte i lavoratori a lottare per adeguamenti salariali (107 euro per il commercio) ed estensione dei diritti (contro la flessibilità e i regimi contrattuali diversificati), dall'altra, le imprese che pretendono di applicare la Legge 30 della precarietà per utilizzare massicciamente contratti a chiamata e manodopera in affitto. Lo stesso ritornello degli scioperi del pubblico impiego, dei metalmeccanici, degli autoferrotranvieri e così via.
      Grazie alla concentrazione nella grande distribuzione, i supermercati sono diventati modelli di sperimentazione della flessibilità assoluta, con oltre il 60% di personale precario nelle nuove sedi (e comunque un 30% di interinali, stagiste, co. co. co. in media). Qualcosa di vecchio come il ricatto occupazionale, si mescola a nuove forme di schiavitù e di controllo.
      Ieri mattina, a San Donato Milanese, 500 lavoratori e lavoratrici da tutta Italia sono arrivati per farsi vedere e sentire dalla loro azienda: la Metro, multinazionale tedesca, 5mila dipendenti in Italia, decine di grandi "cash & carry" sparsi sul territorio. Sul piazzale che divide la sede nazionale dal più vecchio dei supermercati del gruppo c'erano tutte le bandiere confederali (e del Sin. Cobas) e soprattutto gli striscioni di tutte le sedi Metro, Eco e Junior (i diversi marchi del gruppo), da Bolzano a Roma. Solo Catania e Cagliari non ce l'hanno fatta. Da sei mesi chiedono il contratto integrativo senza risposte. Il conflitto sempre lo stesso: diritti uguali per tutti richiesti dai lavoratori, precarietà e flessibilità estrema pretese dall'azienda.

      "Dopo 33 anni di Metro è la prima volta che manifestiamo tutti insieme - dice dal microfono Marta di Firenze - i diritti sono uguali per tutti". Tocca a Roberto di Mestre: "Da noi sono dentro in quattro, senza picchetti o altri impedimenti, la nostra lotta non è solo per la questione economica, ma per i diritti e ci muoveremo uniti". Lo segue Surian di Bolzano: "Non facciamo passi indietro". Interviene un lavoratore del primo Junior di Pisa: "La nostra situazione è ancora più drammatica e siamo contenti di essere qua tutti insieme". Roberta di Genova ringrazia a nome delle Rsu: "Sapere che siamo in così tanti ci dà forza", qualcuno suggerisce dal fondo per fare cosa ai padroni. Risate e via col corteo attorno al super.

      "La lotta Metro è emblematica", ricorda Maurizio Scarpa segretario nazionale Filcams, presente al presidio di San Donato. "Da sei mesi trattiamo con l'azienda, speriamo che da oggi ci ascolti di più e capisca che non è possibile separare questi lavoratori, i vecchi in riserve indiane e gli altri senza nessuna garanzia. Tutti sono coscienti che la lotta contro il precariato è quella per difendere il proprio futuro".

      La Metro, insieme alle Coop, ha la più grande centrale acquisti d'Italia, Influisce direttamente su quello che si produce, spesso favorendo marchi e multinazionali. Come altre grandi aziende della distribuzione ad ogni latitudine. Potere della globalizzazione, frontiere delle lotte. "Sarebbe una miopia non comprendere la centralità di questo settore e delle lotte dei suoi lavoratori", ricorda Scarpa.

      Intanto continuano gli interventi. "Possiamo farcela, i segnali sono buoni, da noi anche gli assistenti capo hanno scioperato" dice il delegato di Moncalieri. Non è così a Milano. Interinali, capi e impiegati hanno tenuto aperto. Davanti ai clienti con i carrelli pieni di merce i lavoratori alzano i loro cartelli: "Sotto costo, ci sono solo i diritti", "Svendita diritti, paghi due, porti via tutto".


    Claudio Jampaglia

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ROMA

sabato 20 dicembre 2003

COMMERCIO
Cgil, ha scioperato l’80% dei commessi ma solo nella grande distribuzione

      Ha scioperato l’80% dei commessi, ma solo quelli impegnati nella grande distribuzione. Lo sostiene la Filcams-Cgil alla fine dello sciopero in città dei commessi indetto insieme a Cisl e Uil per il rinnovo del contratto di categoria. Non hanno scioperato i commessi dei piccoli negozi (90% a Roma).
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    sabato 20 dicembre 2003
    OGGI SI PREVEDONO DISAGI PER LA PROTESTA DEI DIPENDENTI DEL TERZIARIO
    La cassiera in sciopero «Ho una vita infernale»
      Susanna è una studentessa e lavora con un contratto part time
      «Guai a dire no se ti convocano per un’emergenza, per andare
      in bagno bisogna chiedere il permesso ed esaurire i clienti in coda»
    Chi è la cassiera che ogni mattina passa il codice a barre e digita il prezzo del pane? Provate a chiederlo ai clienti di un supermercato. Lo sciopero indetto oggi dai dipendenti del terziario, dal commercio ai servizi, potrebbe creare disagi a chi fa la spesa e sollevare proteste. Ma la risposta infuriata di chi aspetta il turno per pagare è solo la metà vuota del bicchiere. In quella piena c’è la storia di Susanna, che deve inventare un nome di fantasia per raccontare l’alienazione della sua giornata senza rischiare ritorsioni. E dire che Susanna fa parte di una categoria avvantaggiata. Può esibire il contratto part time a tempo indeterminato riservato agli studenti, una delle forme atipiche che il mercato del lavoro ha inventato negli ultimi anni. Otto ore alla settimana concentrate nel week-end, per lasciare il tempo di preparare gli esami, e circa duecento euro di stipendio. Straordinari a raffica che puoi arrivare anche a trecentocinquanta euro, ferie, mutua. I privilegi terminano qui. Certo, a paragone con le colleghe entrate attraverso le agenzie interinali, la ragazza vanta uno status di rispetto: «Loro sono veramente schiave. Vengono assunte per un mese, due mesi, per le vacanze estive, in modo che siano sempre ricattabili con l’eventuale riconferma».
    A cercare bene c’è sempre qualcuno in condizione peggiore. Ma Susanna disegna un quadro impietoso del mestiere di cassiera in generale. Lo strapazzamento dell’orario, per cominciare: «Il contratto dice otto ore ma sono sempre sedici, diciassette. Fin qui, tutto bene. Il problema è la convocazione: il telefono squilla alle dodici per essere al lavoro alle quindici, mentre stai riponendo la divisa nell’armadietto pronta a tornartene a casa e invece è scattata un’emergenza, all’alba. I buchi si aprono ogni minuto: per il tipo d’impegno robotico ai calcoli nessuna cassiera può essere assunta a tempo pieno, al massimo venticinque ore alla settimana. Se rifiuti di coprire le necessità? Liberissima. Solo che poi, casualmente, non ci sarà disponibilità per le tue ferie». Il messaggio è rivolto ai clienti che oggi, se lo sciopero avrà successo, smanieranno per il tempo perso al supermercato. Il nostro tempo non ha valore, spiega Susanna a nome delle colleghe. Per questo vogliono far saltare le lancette degli orologi, almeno per un giorno. La vacanze sono garantite, d’accordo. Sentite però come si organizzano: «A gennaio dobbiamo presentare il piano ferie per tutto l’anno, quattro settimane. Più, siamo chiamate ad indicare quando utilizzeremo i quindici giorni previsti di malattia. Capito?». Impari a programmare o sei alle corde: «I turni quotidiani di quattro ore di solito diventano sei. I dieci minuti di pausa consentiti però, non aumentano. In quello spazio devi mangiare, prendere il caffè, andare in bagno. La più grande battaglia sindacale finora è stata ottenere tre minuti extra per il tempo di percorrenza del supermercato: consumavi il break solo per arrivare alla toilette». Sul capitolo bisogni fisiologici Susanna si scalda. «La cassa sei tu. Per andare a far pipì devi chiedere l’autorizzazione alla centrale, esaurire i clienti in coda, chiudere il cassetto con i soldi e correre più veloce della luce». Un’eventuale ammanco costa dall’ammonizione alla decurtazione dello stipendio. Certo, si dirà, una cassiera non fa mica quel mestiere tutta la vita. Sbagliato. Le fortunate come Susanna ambiscono ad una posizione adeguata alla laurea in scienze della comunicazione, ammesso di trovarla. Le altre, la maggior parte diplomate, finiscono per aggrapparsi al posto in supermercato sognando una promozione mentre la depressione incalza. «La scala della cassiera finisce in cassa centrale. Un ruolo ambitissimo: praticamente diventi la capa di quelle rimaste in basso e puoi decidere i loro turni e le festività. Il vantaggio, oltre alla gratificazione di avere qualcuno sotto di te, è che smetti di fare addizioni come un automa e puoi contare su orari più civili». Ecco chi è la cassiera che oggi passerà il codice a barra e digiterà il prezzo del pane: una ragazza che sta davanti al calcolatore sei ore al giorno assorbendo le invettive dei clienti che scoprono la confezione di fontina senza prezzo e non vogliono tornare indietro a
    sostituirla
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    Ancona
    Sabato 20 Dicembre 2003
      Sciopero, shopping natalizio a rischio
      Ieri i primi disagi, oggi si replica. Le associazioni di categoria sperano nel rush finale
      di MARINA VERDENELLI


      Shopping natalizio a rischio nell'ultimo week end dedicato alla corsa ai regali. E' in atto, già da ieri, lo sciopero del settore terziario, della distribuzione e dei servizi che avrà ripercussione su quello del commercio. Chi sceglierà, oggi, di dedicarsi alle ultime spese natalizie potrebbe trovare molti negozi chiusi o privi di rifornimento. Un brutto inconveniente per la categoria dei commercianti, che mai come quest'anno spera ancora in una ripresa delle spese finali. Insomma due giornate campali con la città che sarà letteralmente presa d'assalto.
      LO SCIOPERO -
      Proclamato (per ieri e per oggi) dai sindacati confederali sotto le sigle Filcams-Cgil, Fiscat-Cisl e Uiltucs-Uil, per il rinnovo del contratto nazionale del lavoro della categoria scaduto da 11 mesi e contro il mancato accordo non raggiunto con le associazioni di categoria Confcommercio e Confesercenti, già ieri ha scatenato i primi disagi. Magazzini e depositi, soprattutto quelli che riforniscono supermercati e alimentari del capoluogo, sono rimasti chiusi per mancanza di personale. Ad incrociare le braccia per l'intera giornata è toccato infatti a tutti i lavoratori del settore che hanno una articolazione di lavoro pari a cinque giornate lavorative per settimana, vale a dire magazzinieri e addetti ai depositi. Due sostanzialmente i grandi magazzini colpiti dallo sciopero e che coprono il bacino di rifornimento dei supermercati Sma, Cityper e Coal della provincia dorica. Il primo è quello del gruppo Rinascente, sotto il comune di Osimo, dove, secondo i sindacati, ha aderito il 95% dei lavoratori (in totale ci sono 150 dipendenti). Il secondo è il magazzino del gruppo Coal, lungo la cameranense, dove l'astensione è stata dell'80% (i dipendenti in tutto sono 200).
      «E' stata una adesione massiccia - commenta Marco Paialunga, segretario provinciale Fiscat-Cisl - che avrà ripercussioni sulle vendite di oggi già compromesse dalla seconda ondata di scioperero che riguarderà i lavoratori che hanno un'articolazione di lavoro pari a 6 giornate lavorative per settimana. Probabilmente per la prima fascia della giornata gli scaffali dei supermercati e dei centri commerciali saranno pieni ma già a fine giornata e, soprattutto domani, molte cose potrebbero iniziare a mancare».
      Ad incrociare le braccia oggi toccherà infatti a commessi, banconieri e cassiere. Chi potrà tenterà di rimpiazzare l'assenza con un membro della famiglia ed è facile che gli stessi titolari s'infilino il grembiule pur di non chiudere bottega. Per evitare il peggio c'è chi si servirà anche delle agenzie di lavoro interinale chiedendo in affitto personale per un giorno. I dipendenti di Auchan hanno organizzato per questa mattina, alle ore 6 (ora d'ingresso di lavoro), un presidio di protesta simbolico davanti all'ingresso del centro commerciale. Non aderisce allo sciopero la Coop Adriatica, le trattative per il rinnovo del contratto delle imprese della distribuzione cooperativa stanno infatti proseguendo, dove i punti vendita rimarranno aperti regolarmente.

      LO SHOPPING -
      Disagi a parte è atteso per questo week end il boom degli acquisti che dovrebbero risollevare gli incassi lamentati dai commercianti. Fiduciose le associazioni di categoria. «Fino ad ora c'è stata una calma piatta - commenta Bernardo Marinelli, Confesercenti - ma in questi giorni le vendite si riprenderanno. Purtroppo i problemi delle famiglie sono a monte. La colpa è del Governo». «Alla fine - sottolinea Massimiliano Polacco, Confcommercio - gli acquisti saranno maggiori dell'anno scorso».
 
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FIRENZE
SABATO 20 DICEMBRE 2003

 
 
Pagina XIII
 
 
Appello a non fare spese neppure nei negozi aperti
Commessi in sciopero oggi shopping a rischio
          Stop di otto ore era da venti anni che non succedeva a ridosso del Natale
          ILARIA CIUTI

      E´ da venti anni che i commessi non scioperavano a ridosso del Natale. E invece oggi si fermano per otto ore in tutta Italia, chiamati da Cgil, Cisl e Uil a protestare perché il contratto scaduto da undici mesi non si rinnova a causa dell´indisponibilità, dicono i sindacati, di Confcommercio perfino a trattare. Shopping natalizio a rischio, dunque. Anzi, i commessi fanno appello ai cittadini perché siano solidali e non vadano a fare spese neanche nei negozi aperti. Da parte loro, si danno appuntamento in assemblea alle 10.30 al Palaffari. Più a rischio i negozi della grande distribuzione dove è più facile organizzarsi perché si è numerosi. Tranne le Coop dove lo sciopero non è stato dichiarato perché con le cooperative la trattativa va avanti bene. A rischio però anche in luoghi dove i commessi sono almeno una quindicina, tipo le librerie come Feltrinelli, Coin, La Rinascente e perfino i piccoli negozi dove si è a contatto di gomito col proprietario ma da dove molti hanno telefonato ai sindacati: «Se gli altri tre sono tutti d´accordo, sciopero anch´io». A Firenze sono circa 60.000 persone coinvolte.
      «Siamo al cuore del problema - spiega Roberto Betti della Cgil - Lo sciopero dei commessi affronta il tema del momento: la riforma del mercato del lavoro con tutti i pericoli di precarizzazione che comporta». Si tratta della legge 276, la legge cosiddetta Biagi, quella che parla di job on call (lavoro a chiamata), lavoro in affitto, part time e via dicendo. «Tutte quelle forme di flessibilità - dice Betti - che trasformano le persone in oggetti che si prendono quando c´è bisogno e si buttano quando non ce n´è più». La materia del contendere è proprio questa. «Confcommercio - spiegano i sindacati - si rifiuta perfino di ascoltare le nostre richieste, sia normative che economiche, se prima noi non accettiamo di inserire nel contratto le clausole della 276 che vanno concordate. Insomma niente contratto senza lavoro a chiamata o a tempo determinato». Così i sindacati hanno indetto lo sciopero. «Non abbiamo cero bisogno di maggiore flessibilità - spiega Stefano Giovannini che lavora al banco gastronomia dell´Esselunga del Gignoro - Qui ormai si assumono solo giovani col part time o con il contratto a termine, nè ci sono più graduatorie per passare dal part time al tempo pieno, vale solo la meritocrazia o la fedeltà all´azienda che, come si sa, non ha molte simpatie per i sindacati. Anche sullo sciopero pesa questo ricatto ma sono certo che non pochi sciopereranno. D´altronde basta qualche persona in meno a fare andare in tilt le casse o i banchi dove c´è la vendita diretta, come il mio».
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TORINO
  
SABATO 20 DICEMBRE 2003

 
 
Pagina VI
 
 
"Noi, cassiere part-time vittime della flessibilità"
          Oggi in sciopero i lavoratori della grande distribuzione. Le aziende: saremo aperti
          In ballo il rinnovo del contratto e la cifra di poco più di 100 euro Previsti tre presidi

          DIEGO LONGHIN

          «Ma come, voi dovreste lavorare 24 ore su 24, altro che sciopero. Non farete mica come i tranvieri». Ore 15, ipermercato Carrefour del centro commerciale Le Gru di Grugliasco. Il cliente prende le borse e se ne va. «Non è il primo ? racconta Anna, 40 anni, gli ultimi dieci passati dietro le casse ? per la gente dovremmo essere sempre qui. Non chiediamo la luna: gli stipendi sono bassi e per portare a casa qualche soldo dobbiamo fare straordinario a tutto andare». Sembrano le stesse parole di un giovane autista della Gtt, anche lui costretto a fare un mucchio di ore in più per arrivare alla fine del mese.
          «Sono ancora privilegiata, ho un vecchio contratto part-time, guadagno circa 700 euro al mese con dei paletti ben precisi sui turni. Ma i nuovi assunti hanno meno garanzie, devono essere sempre disponibili, hanno orari ad altalena», per non parlare degli stagionali, fondamentali durante le feste, e dei tempi determinati. E probabilmente saranno proprio questi "ostaggi della flessibilità" a garantire oggi l´apertura dei centri commerciali e dei supermercati, nonostante lo sciopero nazionale di 8 ore, indetto da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, per il rinnovo del contratto. «Lo aspettiamo da un anno ? ironizza ? gli autisti degli autobus da due» .
          I sindacati chiedono poco più di 100 euro. Niente da fare, troppi e la trattativa si è rotta. Da qui l´idea di tentare di bloccare, almeno per un giorno, lo shopping natalizio. Tre i presidi dalle 11 alle 16 di oggi: davanti al Panorama di Settimo, a Le Gru e alla Rinascente di via Lagrange. Disagi in vista per tutta la giornata, ma le direzioni dei centri commerciali garantiscono l´apertura. «Certo ? dice Nino, 27 anni, magazziniere al Carrefour ? faranno scendere anche gli impiegati dagli uffici, è già successo altre volte». Anche lui part-time, ma con degli orari meno «nevrotici rispetto alle casse. Guadagno poco più di 500 euro e non riesco a passare a tempo pieno». Uno dei punti caldi: la flessibilità. Le azienda la vogliono portare all´eccesso: apprendistato da 36 mesi a sei anni, tempo determinato e parziale senza limiti, ricorso massiccio allo straordinario.
          «Non è possibile ? dice Giovanna, 40 anni, da 18 anni dipendente della Metro di via Paolo Veronesi, dove ieri c´è già stato lo sciopero ? ho sempre fatto richiesta di diventare full-time. Sono da sola, ne ho bisogno. Nulla da fare. C´è crisi, mi rispondono. Magari ne assumono di nuovi, sempre part-time, perché conviene, perché si possono gestire meglio. Cinque ore al giorno alla cassa, 750 euro al mese, e sono costretta allo straordinario tutte le domeniche per arrotondare. Sempre in piedi, perché da noi non ci sono nemmeno le sedie. Ci vogliono togliere pure la mensa». Trovare un secondo lavoro? «Non è possibile. Il tempo ci sarebbe, ma negli altri posti mi chiedono la disponibilità completa sugli orari» .
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 Sabato 20 dicembre 2003


shopping a rischio

Oggi l'agitazione nazionale di commesse e cassieri Contratto scaduto da 11 mesi

Milano - Shopping natalizio a rischio oggi in tutta Italia, per lo sciopero dei lavoratori del commercio. Dopo l'anticipazione di ieri, che ha visto commesse, vetrinisti, magazzinieri e cassieri dei negozi incrociare le braccia nel Lazio e in Abruzzo, si replica infatti a livello nazionale, con una mobilitazione decisa per protestare contro il mancato rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da 11 mesi. Le cifre definitive sull'agitazione di ieri arriveranno soltanto questa mattina, ma nella valutazione sull'esito dell'iniziativa sindacati e datori di lavoro si trovano già su sponde opposte. «L'adesione - afferma Brunetto Boco della Uiltucs - è alta, con punte del 50-60%, anche se bisogna distinguere tra grandi e piccoli esercizi. Il fatto che i negozi siano aperti non vuol dire che lo sciopero non sia riuscito: in questo periodo, infatti, sono molti i lavoratori con contratto a termine, assunti proprio per le feste natalizie». Ancora più significativi i numeri proposti dalla Filcams-Cgil, che per Roma parla di adesioni all'80%, ma solo nella grande distribuzione. Lo shopping natalizio, osserva comunque la Faid, l'associazione che raggruppa la grande distribuzione, non è affatto a rischio: «Tutti i nostri punti vendita al dettaglio sono aperti e perfettamente funzionanti». I lavoratori, in ogni caso, si sono fatti sentire sotto la sede della Confcommercio a Roma e a Pescara, dove sono stati organizzati dei sit-in per protestare contro l'organizzazione dei datori di lavoro.
Il nuovo appuntamento, adesso, è quindi fissato a oggi, quando la mobilitazione verrà estesa a tutto il territorio nazionale. Il contratto, che riguarda circa 1,6 milioni di lavoratori, è scaduto da 11 mesi e per il rinnovo i sindacati hanno chiesto unitariamente un aumento medio mensile al quarto livello di 107 euro.

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Sabato 20 Dicembre 2003

AGITAZIONE ANCHE NEI NEGOZI

Commessi in rivolta
Acquisti a rischio

Roma. Shopping natalizio a rischio oggi in tutta Italia, per lo sciopero dei lavoratori del commercio. Dopo l’anticipazione di ieri, che ha visto commesse, vetrinisti, magazzinieri e cassieri incrociare le braccia nel Lazio e in Abruzzo, oggi si replica a livello nazionale, con una mobilitazione decisa per protestare contro il mancato rinnovo del contratto di lavoro. «L’adesione», afferma Brunetto Boco della Uiltucs, «è stata alta, con punte del 50-60%, anche se bisogna distinguere tra grandi e piccoli esercizi». La Filcams-Cgil parla di adesioni a Roma all’80% ma solo nella grande distribuzione. Non si sono astenuti invece dal lavoro i commessi dei piccoli negozi al dettaglio che a Roma rappresentano il 90 per cento del settore. Lo shopping natalizio, osserva però la Faid, associazione che raggruppa la grande distribuzione, non è a rischio: «Tutti i nostri punti vendita al dettaglio sono aperti e perfettamente funzionanti». La decisione di fissare lo sciopero il sabato precedente al Natale era stata presa dai sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs a sostegno della vertenza contrattuale. Il contratto, che riguarda circa 1,6 milioni di lavoratori, è scaduto da 11 mesi e per il rinnovo i sindacati hanno chiesto unitariamente un aumento medio mensile al quarto livello di 107 euro. Il Gruppo Rinascente da parte sua ha reso noto che oggi gli ipermercati Auchan, i supermercati Sma, Cityper e Punto Sma, i grandi magazzini Rinascente, i negozi Upim e i centri Bricocenter e Leroy Merlin saranno regolarmente aperti.

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SABATO, 20 DICEMBRE 2003
 
Pagina 3 - Massa - Carrara
 
Lo hanno indetto Cgil, Cisl e Uil per il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro
 
Oggi lo sciopero del commercio
 
 
 
 

 MASSA. La Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil comunicano che per oggi è stato indetto uno sciopero generale del commercio per l’intera giornata. Le lavoratrici e i lavoratori del Commercio «sono costretti a scioperare - ha spiegato il segretaio provinciale della Filcams Cgil Maura Antonioli - a causa della rigidità delle posizioni di Confcommercio che impediscono la firma del rinnovo del contratto nazionale di lavoro ormai scaduto da 11 mesi».
 Le distanze tra le richieste dei sindacati e la Confcommercio sono in effetti notevoli: «riguardo al salario non viene avanzata alcuna proposta - continuano le tre organizzazioni confederali - mentre si chiede insistentemente di precarizzare ulteriormente i rapporti di lavoro ed introdurre orari ancora più flessibili di quelli attuali». Con questo sciopero Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, vogliono protestare non solo per il mancato rinnovo di un contratto di lavoro, ma anche per affermare il diritto per tutti i lavoratori di oggi e di domani nel poter contare in rapporti di lavoro stabili e non precari.
 «Siamo a ridosso delle festività natalizie - dice ancora Maura Antonioli - e comprendiamo i possibili disagi che i cittadini potranno subire per questo nostro sciopero, ma invitiamo a riflettere su quello che sta accadendo nel mondo del lavoro con la sempre crescente precarizzazione dell’occupazione e con l’impoverimento sistematico del potere d’acquisto dei salari. Chiediamo pertanto la solidarietà di tutti i cittadini, invitandoli a sostenere la nostra lotta decidendo di «non fare la spesa», nella giornata di sabato 20 dicembre, perche il dedicare il proprio tempo ad altro che non siano acquisti, significa in questo caso ridare centralità al lavoro e quindi speranza per le generazioni future».
 Intanto la
Coop Toscana Lazio comunica che il supermercato di Avenza non è interessato dallo sciopero in quanto si tratta di una cooperativa di consumatori

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sabato 20 dicembre 2003


HOPPING natalizio a rischio

HOPPING natalizio a rischio oggi in tutta Italia, per lo sciopero dei lavoratori del commercio impegnati nella grande distribuzione. Dopo l'anticipazione di ieri, che ha visto
commesse, vetrinisti, magazzinieri e cassieri dei negozi incrociare le braccia nel Lazio e in Abruzzo, si replica infatti a livello nazionale, con una mobilitazione decisa per
protestare contro il mancato rinnovo del contratto di lavoro. La decisione di fissare lo sciopero proprio il sabato precedente al Natale, tradizionalmente il pi ù complicato
per gli italiani alle prese con i regali, era stata presa dai sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs alla fine di novembre, a sostegno della vertenza contrattuale. Il contratto,
che riguarda circa 1,6 milioni di lavoratori, è scaduto da 11 mesi e per il rinnovo i sindacati hanno chiesto unitariamente un aumento medio mensile al quarto livello di
107 euro.

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IMOLA
sabato 20 dicembre 2003
LA VERTENZA

Confesercenti e Ascom contro lo sciopero dei negozianti
Continua l’enigmatico sciopero natalizio del commercio: uno sciopero con buona adesione, dicono al sindacato.
Oggi si concluderà la tenzone , o forse si firmerà solo una pausa, nello scontro tra i sindacati del commercio e le organizzazioni dei datori di lavoro non cooperative, per la rottura delle trattative nella vertenza contrattuale nazionale.
Mentre i negozi Coop resteranno aperti, per Confcommercio lo sciopero è arrivato nel momento sbagliato: «Questa iniziativa colpisce soprattutto le famiglie» commenta il presidente del distretto emiliano-romagnolo Pietro Blondi.
«Il settore del commercio richiede maggiore flessibilità» chiude Blondi.
Confesercenti è critica: «L’atteggiamento del sindacato è strano — sottolinea il segretario imolese Enzo Scardovi — è esagertao ed è assolutamente fuori dai patti».
Ascom sostiene Confcommercio, criticando Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil: «Non credo siano iniziative rispettose dei clienti — osserva il presidente imolese Danilo Galassi — se non ci mettiamo dalla parte della gente non possiamo raccogliere nulla. In questo periodo, in cui la gente ha più voglia di acquistare, non si possono creare disagi».
La recessione ha azzoppato le imprese, l’inflazione drasticamente diminuito il potere d’acquisto della gente comune: «Questo sciopero — chiude Danilo Galassi— non è un bel biglietto da visita».
Per Fisascat-Cisl «Il contratto è scaduto da 11 mesi, lo sciopero è motivato. E’ normale che le associazioni ci critichino».
va. ba.

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sabato 20 dicembre 2003
GRANDE DISTRIBUZIONE
Sciopero della spesa per tutta la giornata
Scioperano i lavoratori della grande distribuzione che incroceranno le braccia per tutta la giornata di oggi. Ma saranno invece regolarmente aperti i supermercati Coop e quelli del gruppo Rinascente (che comprende tra gli altri Upim e Bricocenter). L'agitazione, dichiarata a livello nazionale da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, è stata decisa a undici mesi dalla scadenza del contratto del settore: «Confcommercio - si legge in un documento sindacale - mantiene posizioni rigidissime, chiede di introdurre orari ancora più flessibili di quelli attuali e vuole "precarizzare" ulteriormente i rapporti di lavoro». Da qui la decisione di uno stop lungo un giorno: «Chiediamo la vostra solidarietà: non fate la spesa e dedicatevi ad altro».
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sabato 20 dicembre 2003
LA PROTESTA
Sciopero commesse, un flop

Adesione a metà nelle grandi catene. Zero nei negozi



BOLZANO. Così così nelle grandi catene, malissimo nei medi e piccoli negozi. E' satto un flop lo sciopero del commercio di ieri. L'adesione - secondo il sindacato - c'è stata solo nelle grandi strutture di vendita, dove il personale è numeroso e organizzato. «Alle Metro - riferisce Giorgio Zaninelli della Filcams-Cgil - l'adesione è stata dell'85%. E' rimasta aperta solo grazie ai lavoratori interinali. Bene anche alla Upim (65%) e nei supermercati Aspiag e Omiscon. Questi dati sono comunque buoni: nei supermercati ormai c'è un clima di intimidazione. Sul personale sono state esercitate pressioni fortissime per fermare la protesta». Radicalmente diversi i dati forniti invece dal direttore dell'Unione commercio Dieter Steger: «A noi risulta che all'Aspiag l'adesione è stata dello 0% e all'Omniscon dell'1. Un risultato molto postivo che dimostra una grande responsabilità da parte dei lavoratori nel periodo più difficile dell'anno».
Su una cosa sindacati e Unione sono d'accordo: l'adesione nei negozi di media o piccola grandezza è stata nulla. La valutazione è però diversa. Steger: «I collaboratori non hanno voluto creare problemi sotto Natale. Ripeto: è stata una grande assunzione di responsabilità da parte di tutta la categoria a salvaguardia del settore e anche del futuro del posto di lavoro. Questa disponibilità significa che i rapporti con i datori sono molto buoni». Duro, invece Zaninelli: «Nei negozi il controllo del padrone è totale, le commesse non fanno sciopero perché hanno paura». Senza contare che moltissime nemmeno sapevano della giornata di sciopero. Ma le commesse cosa dicono? Maria Veit, lavoro al Lemayr di via «Non posso scioperare. Lavoro in una ditta privata e se scioperano mi licenziano. Io guadagno abbastanza bene: sono commessa, ma gestisco il negozio da sola, poi con un po' di straordinari... Ma se penso a quelli dell'abbigliamento, lì guadagnano veramente una miseria...». E Loredana (intimo di via Goethe): «Io penso che lo sciopero sia giusto e che sia giusto farlo in questo periodo, però non mi sento di fare questa carognata alla mia datrice di lavoro perché con lei mi trovo bene. Sicuramente abbiamo dei contratti che sono da fame. Io faccio la commessa da trentatré anni, mi sono costruita anche una certa professionalità e prendo circa 920. Se poi cambio posto gli scatti che ho accumulato li perdo e riparto da zero. Lavoro quaranta ore alla settimana. Capisce perché lo sciopero è giusto?».

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Corriere Adriatico
20 dicembre 2003
Scioperano i lavoratori del commercio: contratto scaduto
Oggi le vendite sono a rischio



Il loro contratto di lavoro è scaduto da un anno e non è stato ancora rinnovato. Per l'intera giornata di oggi Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil, i sindacati che rappresentano i lavoratori del settore commercio, distribuzione e servizi, invitano i dipendenti dei grandi magazzini, supermercati e distribuzione commerciale in genere a scioperare. E rivolgendosi ai cittadini, scrivono nei volantini distribuiti per tutta la provincia : "Non fate la spesa!".

Da dieci giorni a questa parte le forze sindacali sono impegnate in una serie di assemblee sparse per il territorio, dove "il riscontro da parte dei lavoratori è stato piuttosto alto - dice Leonardo Piccino di Fisascat-Cisl, - soprattutto negli ipermercati e confidiamo in una altrettanto sentita partecipazione". La speranza è che l'adesione allo sciopero di oggi raggiunga il livelli di due anni fa, quando, sempre per il rinnovo dei contratti, circa il 50% dei lavoratori aveva scioperato. E anche di quello nazionale dello scorso 24 ottobre, che nella provincia di Pesaro e Urbino ha raccolto numerose adesioni. "I motivi per non lavorare oggi sono molteplici e concreti - sostiene Riccardo Morbidelli, segretario provinciale della Uil, - oltre al mancato rinnovo dei contratti, con la conseguente riduzione della busta paga, sulla testa dei lavoratori pesano anche i tagli, non certo lusinghieri, della Finanziaria e delle pensioni, nonché le contestate domeniche di apertura degli esercizi commerciali". Ma l'incognita c'è. "È purtroppo vero che molti lavoratori, soprattutto nella grande distribuzione, sono precari o interinali e difficilmente parteciperanno. - aggiunge Piccino -. Come ovviamente i negozi a conduzione familiare".


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sabato 20 dicembre 2003
Sciopero commercio Shopping a rischio

CERVIA - I sindacati proclamano oggi lo sciopero nazionale del commercio dopo la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto, scaduto da undici mesi. “Nonostante vari incontri - affermano Filcams, Fisascat e Uiltucs - Confcommercio mantiene posizioni rigide, in particolare sul mercato del lavoro, mentre sul salario non hanno avanzato alcuna proposta. Le distanze fra le nostre richieste e le loro sono notevoli”. Per questo dunque questi lavoratori si asterranno dal lavoro, denunciando la “precarizzazione” del settore e scusandosi per gli eventuali disagi o chiusure di negozi. Chiedono però ai consumatori “solidarietà”, che consiste nel “non fare la spesa” per dedicarsi ad altro. Confesercenti rileva invece una rigidità da parte di Filcams, Fisascat ed Uiltucs ad “entrare nel merito dei temi riguardanti il mercato del lavoro, su cui c’è sempre stata disponibilità ad avviare un confronto equilibrato nel rispetto dei principi del Protocollo del ’93”. Per quanto “legittima”, l’iniziativa delle organizzazioni sindacali è stata assunta in un momento “sbagliato”. “In ogni caso - avverte l’associazione - i consumatori ed i clienti tradizionali possono stare tranquilli: domani troveranno i commercianti ad attenderli ed a fornire il loro consueto servizio”.
m.p.

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sabato 20 dicembre 2003

PROTESTA
Sciopero del commercio, rischio flop

Oggi poche adesioni e negozi aperti. «Impossibile chiudere prima di Natale


m.s.

TRENTO. Più che uno sciopero della spesa, oggi si aspetta un assalto allo shopping. Nel giorno dello sciopero nazionale del commercio (ma anche ultimo week end prima di Natale) negozi aperti e poche braccia incrociate.
Paura di ritorsioni dall'alto, ignoranza delle ragioni della protesta, contrarietà allo sciopero prima di Natale. Queste le principali ragioni dei lavoratori che oggi non aderiscono alla protesta. Facendo un giro tra i centri commerciali della città si respira aria di lavoro, lavoro e solo lavoro. Con commesse bersagliate da clienti in cerca di consigli per i regali dell'ultimora e datori di lavoro oberati da impegni e beghe di fine anno. Di conseguenza l'idea prevalente è che «oggi non si può chiudere». Anche se da 11 mesi si aspetta il rinnovo del contratto nazionale di categoria e la trattativa è ferma perché i sindacati sono contrari all'applicazione tout court della riforma Biagi.
A essere aperto oggi è anche l'Ipercoop di Trento sud. «Siamo pronti a firmare il contratto, ma sono i sindacati che si oppongono - spiega il direttore Ermanno Rossi - e, giustamente, usano il contratto della distribuzione cooperativa come leva per ottenere altro». Qui secondo le previsioni resterà a casa solo una decina di dipendenti su 157. A lavorare regolarmente è anche il supermercato Billa, all'interno del Top center. All'ingresso del negozio accanto al volantino della protesta c'é quello della Confcommercio. Per spiegare che la mancata adesione allo sciopero nasce dall'esigenza di «rivitalizzare i consumi in fase di contrazione economica» e dal fatto che «i sindacati hanno sospeso le trattative senza aver completato l'esame di tutti gli argomenti». Nel resto dei 66 negozi del Top center il ritornello più diffuso è che non si può scioperare prima di Natale. Impossibile per la perdita economica che si avrebbe, perchè i titolari non lo permetterebbero, perché non si conosce il perché della rimostranza. Stesse risposte negli esercizi commerciali del centro. «Se scioperiamo sabato, domenica siamo già licenziate», commentano a bruciapelo due commesse di un noto negozio di abbigliamento.
Ma la lotta dei sindacati non si ferma. «Questa è la prima mobilitazione sulla questione. Con molte difficoltà, specie di comunicazione - è la critica di Ezio Casagranda, segretario della Filcams Cgil - Ci sentiamo come Davide contro Golia ovvero il colosso del padronato». Per questo oggi alle 10 le rappresentanze di Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato un presidio davanti al supermercato Orvea di via San Pio X per chiedere alla gente di non fare la spesa. A metà gennaio è in programma l'assemblea dei delegati trentini e poi altre 8 ore di sciopero.


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sabato 20 dicembre 2003

Dopo i trasporti anche le strenne diventano a rischio


Bologna

Dopo i trasporti anche le strenne diventano a rischio dopo che è stato proclamato per oggi uno sciopero nazionale dei lavoratori del commercio . Già ieri c'era stata un'agitazione riguardante varie figure professionali nel Lazio e in Abruzzo, ma sarà la giornata di oggi la vera grande mobilitazione per protestare contro il mancato rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da 11 mesi.

La decisione di fissare lo sciopero proprio il sabato precedente al Natale, tradizionalmente il più complicato per gli italiani alle prese con i regali, era stata presa dai sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs alla fine di novembre, a sostegno della vertenza contrattuale. Il contratto, che riguarda circa 1,6 milioni di lavoratori, è scaduto da quasi un anno e per il rinnovo i sindacati hanno chiesto unitariamente un aumento medio mensile al quarto livello di 107 euro.

Il gruppo Rinascente -con i marchi Auchan (ipermercati), i supermercati Sma, Cityper e Punto Sma, i grandi Magazzini Rinascente, i negozi Upim e i centri bricolage Bricocenter e Leroy Merlin- saranno regolarmente aperti fa sapere la società. Ma i problemi si faranno comunque sentire in tutto il settore. Già con lo sciopero di ieri, limitato a due regioni del Centro, si è avuta un'astensione dal lavoro con punte che , secondo i sindacati, hanno raggiunto il 60\%. A giocare a favore dell'apertura sono i molti contratti a termine con cui vengono assunti lavoratori temporanei proprio per fare fronte ai picchi di vendite natalizi.

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sabato 20 dicembre 2003

dipendenti protestano per il rinnovo del contratto, serrande abbassate in molti negozi
Sciopero del commercio
Polemica dei sindacati sugli ipermercati che rimarranno aperti

Chi vuole dedicare il sabato allo shopping di Natale potrebbe trovare qualche sorpresa, oggi, a causa dello sciopero proclamato a livello nazionale dai sindacati confederali del settore del commercio cui si associa Ugl. I dipendenti delle imprese commerciali, della grande distribuzione e del terziario, in Italia circa 60 mila persone, rivendicano un aumento salariale mensile di 107 euro per gli anni 2003-2004, assistenza sanitaria e previdenza integrativa, nuovi diritti per gli apprendisti.

Quindi molti negozi saranno costretti ad abbassare le serrande per l'agitazione dei dipendenti, nonostante si tratti di una giornata particolarmente cruciale per gli introiti.

Ma non sarà così dappertutto. Ad esempio i negozi del Gruppo Rinascente - annuncia l'ufficio stampa in una nota - saranno regolarmente aperti. Dunque per gli ipermercati Auchan, i supermercati Sma, Cityper e Punto Sma, i grandi magazzini Rinascente, i negozi Upim e i centri bricolage Bricocenter e Leroy Merlin garantiranno la normale attività commerciale. Perchè?

«La storia passata ci insegna che non è mai stato necessario chiudere i nostri negozi durante questi scioperi - dicono all'ufficio stampa della Rinascente - nonostante i dipendenti siano liberi di aderire». «Per forza - replicano i sindacati - negli ipermercati ci sono molti lavoratori precari "ricattabili" con il miraggio di un posto fisso. Invitiamo i consumatori a non fare acquisti, per solidarietà con i dipendenti».

In compenso domani, domenica, ci saranno le opportunità dei mercati ambulanti, a Mestre e al Lido. «Si tratta di una consuetudine ormai collaudata - riferisce Confesercenti in una nota - che offre ai consumatori un'occasione in più per lo shopping di Natale».

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