Sciopero commercio (Rassegna sab.20 articoli n.21)
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20.12.2003
L’agitazione interessa 1 milione 600mila lavoratori che da undici mesi attendono il rinnovo del contratto.
Chiesto un aumento di 106 euro
Oggi sciopera il commercio, a rischio lo shopping
MILANO Shopping natalizio a rischio oggi in tutta Italia, per lo
sciopero dei lavoratori del commercio. Dopo l'anticipazione di ieri,
che ha visto commesse, vetrinisti, magazzinieri e cassieri dei negozi
incrociare le braccia nel Lazio e in Abruzzo, si replica infatti
a livello nazionale, con una mobilitazione decisa per protestare contro
il mancato rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da 11 mesi.
Ieri mattina alcune centinaia di lavoratori aderenti a Cgil, Cisl e
Uil si sono ritrovati in piazza Belli, a Trastevere, per manifestare,
davanti alla sede nazionale della ConfCommercio. «Precarizzate le
vostre poltrone», «No alla flessibilità selvaggia»,
«Contratto a termine: mai assunzione mai pensione», «Salario part time, spese full-time» sono alcuni dei cartelli esposti dai manifestanti, che hanno anche allestito un'installazione con alcuni manichini incatenati.
Quanto all’adesione allo sciopero, la Filcams-Cgil per Roma
parla di percentuali vicine all'80%, ma solo nella grande distribuzione.
Nei piccoli esercizi, infatti, sono molti i lavoratori con contratto a termine, assunti proprio per le feste natalizie.
Oggi i lavoratori del commercio saranno impegnati in un volantinaggio
davanti ai maggiori centri commerciali per spiegare le ragioni della mobilitazione e invitare i clienti a non fare la spesa. La decisione di fissare lo sciopero proprio il sabato precedente al Natale, era stata presa dai sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs alla fine di novembre, a sostegno della vertenza contrattuale. «Lo sciopero si è reso necessario - hanno scritto i sindacati confederali - perché a 11 mesi dalla scadenza del contratto, Confcommercio pretende di rendere gli orari ancora più flessibili, di precarizzare ulteriormente i rapporti di lavoro e di non riconoscere l'aumento salariale richiesto. Dunque la Confcommercio respinge di fatto i contenuti della riforma».
Per il rinnovo del contratto, che riguarda circa 1,6 milioni di lavoratori, i sindacati hanno chiesto unitariamente un aumento
medio mensile al quarto livello di 107 euro.
sabato 20 dicembre 2003
Il precario boicotta lo shopping di natale
Nel giorno dello sciopero dei dipendenti del commercio, i precari organizzano picchetti e azioni a sorpresa contro il consumo sfrenato davanti alle grandi catene di distribuzione. Sul modello della protesta dei tranvieri milanesi. A Milano prevista una parata anticonsumista
LUCA FAZIO
MILANO
Prendete non un sabato pomeriggio qualsiasi. Prendete oggi, che è la penultima mostrizzante giornata di corsa al regalo natalizio (poi c'è domenica). Andate in centro a Milano e provate un po' ad alzare il ditino per spiegare alla folla in preda a delirio da shopping compulsivo che questo sarà il natale più precario che si sia mai visto. Nemmeno un cane vi dà retta? E provate allora a picchettare l'ingresso di un negozio per far notare che solo le aziende, cioè i padroni, quest'anno riceveranno un super regalo coi fiocchi, tanti bei lavoratori impacchettati a tempo determinato e parasubordinati, proprio come quelli che in questi giorni, domenica compresa, si fanno un mazzo così nel commercio e nella grande distribuzione per 5 euro all'ora (la chiamano legge Biagi). Nemmeno un sorriso? L'impresa è disperata e quasi senza via d'uscita. A meno che qualcuno non decida di mettere in piedi un bel circo del non acquisto itinerante per sconvolgere il consumo natalizio, una squadra composta da equilibristi della precarietà, contorsioniste della flessibilità, trapeziste senza rete di maternità e giocolieri dell'iperattività. E' questa la piccola sorpresa di fine anno preparata dai giovani e meno giovani di Milano, persone che faticano a tirare avanti e non si possono nemmeno raccontare come la «meglio gioventù». Rispondono sempre «creattivamente» alle chiamate dei chainworkers e oggi hanno deciso di partire alle 15 da piazza Cairoli per picchettare un itinerario segnato dalla presenza delle grandi catene distributive, e per solidarizzare con i lavoratori del commercio che oggi sono in sciopero. E' uno sciopero, dicono i promotori dell'iniziativa, che presenta molte analogie con l'azione a sorpresa dei tranvieri che adesso sta facendo scuola. «Dopo due anni - scrivono - a chainworkers, commesse, banconieri, addetti e addette, venditrici e venditori non hanno ancora pagato i 100 euro al mese di recupero dell'inflazione. Il caro-euro colpisce lavoratori come consumatori, perché scoraggia i consumi e deprime i salari. La faccia oscura dello shopping è la precarietà senza limiti, l'orgia di consumismo sfrenato di imprenditori, dirigenti, professionisti, commercianti richiede il lavoro servile di milioni». E' quasi un manifesto politico, ma il messaggio non è così difficile da veicolare: «Se la precarietà fa male, con l'euro è peggio».
La parata anticonsumista milanese si spinge fino alle colonne di San Lorenzo, trainata da un camion apripista, scompaginata dagli anarcociclisti di Critical Mass e musicata dalla Banda degli ottoni a scoppio e dal Coro Micene. Lungo il percorso, le soste non sono pensate a caso: con gentilezza, qualcuno chiederà ai direttori delle catene commerciali di mettere qualcosa nel carrello per i lavoratori dell'Alfa di Arese in lotta. Cosa c'entrano? «E' un gesto di solidarietà - spiega un esponente del "precog", che sta per precariato/cognitariato - perché anche se quella protesta non ci riguarda direttamente vogliamo mettere in luce che la precarietà è per tutti».
Il natale oggi è precario non solo a Milano. A Roma, alle 17, «azione comunicattiva» al centro commerciale Primavera di Centocelle; a Bologna, alle 18, «azione diretta» alla statua di San Petronio; a Novara, alle 15, infopoint «noshopping» all'Angolo delle Ore
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sabato 20 dicembre 2003
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Supermercati aperti, grazie ai precari
- Negozi aperti sabato 20 dicembre. Più che una promessa è una minaccia quella della Faid che in pieno sciopero generale del commercio sceglie la linea dura e invita i clienti a non disertare le vetrine. La paura di perdere il business dello shopping natalizio è tanta. Ma come fa la Faid ad assicurare tanto zelo? Semplice, attraverso l'utilizzo del lavoro precario. Una volta che la merce è sugli scaffali, spiegano gli esperti del sindacato, è facile mandare avanti un supermercato con poche persone alle casse. Quello che non dicono i gestori è che nei giorni a venire i lavoratori dovranno lavorare il doppio per riempire di nuovo gli scaffali. Insomma, invece di spiegare le ragioni di un disservizio provocato dalla loro ferma volontà di non rinnovare il contratto di lavoro le parti padronali decidono di andare allo scontro: una pagina intera sui maggiori giornali nazionali per un ultimo quasi disperato tentativo di boicottare lo sciopero. Il contratto del commercio è aperto da circa unidici mesi. La controparte ha sottoposto l'accettazione di una discussione sul salario solo dopo un confronto sull'applicazione della legge.
sabato 20 dicembre 2003
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Ieri, la prima tranche dello sciopero. Oggi tocca ai supermercati. Qui, il 60% del personale è precario. I lavoratori chiedono un aumento di 107 euro ma gli imprenditori vogliono prima discutere di legge 30, «altrimenti nemmeno si comincia a parlare»
Commercio, in lotta contro la flessibilità
Milano
nostro servizio
Riesce lo sciopero del commercio dopo un anno di attesa per il rinnovo del contratto. E oggi si replica con la grande distribuzione (Rinascente, Auchan, Esselunga, escluse le cooperative). Da una parte i lavoratori a lottare per adeguamenti salariali (107 euro per il commercio) ed estensione dei diritti (contro la flessibilità e i regimi contrattuali diversificati), dall'altra, le imprese che pretendono di applicare la Legge 30 della precarietà per utilizzare massicciamente contratti a chiamata e manodopera in affitto. Lo stesso ritornello degli scioperi del pubblico impiego, dei metalmeccanici, degli autoferrotranvieri e così via.
Grazie alla concentrazione nella grande distribuzione, i supermercati sono diventati modelli di sperimentazione della flessibilità assoluta, con oltre il 60% di personale precario nelle nuove sedi (e comunque un 30% di interinali, stagiste, co. co. co. in media). Qualcosa di vecchio come il ricatto occupazionale, si mescola a nuove forme di schiavitù e di controllo.
Ieri mattina, a San Donato Milanese, 500 lavoratori e lavoratrici da tutta Italia sono arrivati per farsi vedere e sentire dalla loro azienda: la Metro, multinazionale tedesca, 5mila dipendenti in Italia, decine di grandi "cash & carry" sparsi sul territorio. Sul piazzale che divide la sede nazionale dal più vecchio dei supermercati del gruppo c'erano tutte le bandiere confederali (e del Sin. Cobas) e soprattutto gli striscioni di tutte le sedi Metro, Eco e Junior (i diversi marchi del gruppo), da Bolzano a Roma. Solo Catania e Cagliari non ce l'hanno fatta. Da sei mesi chiedono il contratto integrativo senza risposte. Il conflitto sempre lo stesso: diritti uguali per tutti richiesti dai lavoratori, precarietà e flessibilità estrema pretese dall'azienda.
"Dopo 33 anni di Metro è la prima volta che manifestiamo tutti insieme - dice dal microfono Marta di Firenze - i diritti sono uguali per tutti". Tocca a Roberto di Mestre: "Da noi sono dentro in quattro, senza picchetti o altri impedimenti, la nostra lotta non è solo per la questione economica, ma per i diritti e ci muoveremo uniti". Lo segue Surian di Bolzano: "Non facciamo passi indietro". Interviene un lavoratore del primo Junior di Pisa: "La nostra situazione è ancora più drammatica e siamo contenti di essere qua tutti insieme". Roberta di Genova ringrazia a nome delle Rsu: "Sapere che siamo in così tanti ci dà forza", qualcuno suggerisce dal fondo per fare cosa ai padroni. Risate e via col corteo attorno al super.
"La lotta Metro è emblematica", ricorda Maurizio Scarpa segretario nazionale Filcams, presente al presidio di San Donato. "Da sei mesi trattiamo con l'azienda, speriamo che da oggi ci ascolti di più e capisca che non è possibile separare questi lavoratori, i vecchi in riserve indiane e gli altri senza nessuna garanzia. Tutti sono coscienti che la lotta contro il precariato è quella per difendere il proprio futuro".
La Metro, insieme alle Coop, ha la più grande centrale acquisti d'Italia, Influisce direttamente su quello che si produce, spesso favorendo marchi e multinazionali. Come altre grandi aziende della distribuzione ad ogni latitudine. Potere della globalizzazione, frontiere delle lotte. "Sarebbe una miopia non comprendere la centralità di questo settore e delle lotte dei suoi lavoratori", ricorda Scarpa.
Intanto continuano gli interventi. "Possiamo farcela, i segnali sono buoni, da noi anche gli assistenti capo hanno scioperato" dice il delegato di Moncalieri. Non è così a Milano. Interinali, capi e impiegati hanno tenuto aperto. Davanti ai clienti con i carrelli pieni di merce i lavoratori alzano i loro cartelli: "Sotto costo, ci sono solo i diritti", "Svendita diritti, paghi due, porti via tutto".
Claudio Jampaglia
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ROMA
sabato 20 dicembre 2003
COMMERCIO
Cgil, ha scioperato l’80% dei commessi ma solo nella grande distribuzione
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Ha scioperato l’80% dei commessi, ma solo quelli impegnati nella grande distribuzione. Lo sostiene la Filcams-Cgil alla fine dello sciopero in città dei commessi indetto insieme a Cisl e Uil per il rinnovo del contratto di categoria. Non hanno scioperato i commessi dei piccoli negozi (90% a Roma).
- sabato 20 dicembre 2003
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OGGI SI PREVEDONO DISAGI PER LA PROTESTA DEI DIPENDENTI DEL TERZIARIO
La cassiera in sciopero «Ho una vita infernale»
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Susanna è una studentessa e lavora con un contratto part time
«Guai a dire no se ti convocano per un’emergenza, per andare
in bagno bisogna chiedere il permesso ed esaurire i clienti in coda»
A cercare bene c’è sempre qualcuno in condizione peggiore. Ma Susanna disegna un quadro impietoso del mestiere di cassiera in generale. Lo strapazzamento dell’orario, per cominciare: «Il contratto dice otto ore ma sono sempre sedici, diciassette. Fin qui, tutto bene. Il problema è la convocazione: il telefono squilla alle dodici per essere al lavoro alle quindici, mentre stai riponendo la divisa nell’armadietto pronta a tornartene a casa e invece è scattata un’emergenza, all’alba. I buchi si aprono ogni minuto: per il tipo d’impegno robotico ai calcoli nessuna cassiera può essere assunta a tempo pieno, al massimo venticinque ore alla settimana. Se rifiuti di coprire le necessità? Liberissima. Solo che poi, casualmente, non ci sarà disponibilità per le tue ferie». Il messaggio è rivolto ai clienti che oggi, se lo sciopero avrà successo, smanieranno per il tempo perso al supermercato. Il nostro tempo non ha valore, spiega Susanna a nome delle colleghe. Per questo vogliono far saltare le lancette degli orologi, almeno per un giorno. La vacanze sono garantite, d’accordo. Sentite però come si organizzano: «A gennaio dobbiamo presentare il piano ferie per tutto l’anno, quattro settimane. Più, siamo chiamate ad indicare quando utilizzeremo i quindici giorni previsti di malattia. Capito?». Impari a programmare o sei alle corde: «I turni quotidiani di quattro ore di solito diventano sei. I dieci minuti di pausa consentiti però, non aumentano. In quello spazio devi mangiare, prendere il caffè, andare in bagno. La più grande battaglia sindacale finora è stata ottenere tre minuti extra per il tempo di percorrenza del supermercato: consumavi il break solo per arrivare alla toilette». Sul capitolo bisogni fisiologici Susanna si scalda. «La cassa sei tu. Per andare a far pipì devi chiedere l’autorizzazione alla centrale, esaurire i clienti in coda, chiudere il cassetto con i soldi e correre più veloce della luce». Un’eventuale ammanco costa dall’ammonizione alla decurtazione dello stipendio. Certo, si dirà, una cassiera non fa mica quel mestiere tutta la vita. Sbagliato. Le fortunate come Susanna ambiscono ad una posizione adeguata alla laurea in scienze della comunicazione, ammesso di trovarla. Le altre, la maggior parte diplomate, finiscono per aggrapparsi al posto in supermercato sognando una promozione mentre la depressione incalza. «La scala della cassiera finisce in cassa centrale. Un ruolo ambitissimo: praticamente diventi la capa di quelle rimaste in basso e puoi decidere i loro turni e le festività. Il vantaggio, oltre alla gratificazione di avere qualcuno sotto di te, è che smetti di fare addizioni come un automa e puoi contare su orari più civili». Ecco chi è la cassiera che oggi passerà il codice a barra e digiterà il prezzo del pane: una ragazza che sta davanti al calcolatore sei ore al giorno assorbendo le invettive dei clienti che scoprono la confezione di fontina senza prezzo e non vogliono tornare indietro a sostituirla |
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Ancona Sabato 20 Dicembre 2003
Shopping natalizio a rischio nell'ultimo week end dedicato alla corsa ai regali. E' in atto, già da ieri, lo sciopero del settore terziario, della distribuzione e dei servizi che avrà ripercussione su quello del commercio. Chi sceglierà, oggi, di dedicarsi alle ultime spese natalizie potrebbe trovare molti negozi chiusi o privi di rifornimento. Un brutto inconveniente per la categoria dei commercianti, che mai come quest'anno spera ancora in una ripresa delle spese finali. Insomma due giornate campali con la città che sarà letteralmente presa d'assalto. LO SCIOPERO - Proclamato (per ieri e per oggi) dai sindacati confederali sotto le sigle Filcams-Cgil, Fiscat-Cisl e Uiltucs-Uil, per il rinnovo del contratto nazionale del lavoro della categoria scaduto da 11 mesi e contro il mancato accordo non raggiunto con le associazioni di categoria Confcommercio e Confesercenti, già ieri ha scatenato i primi disagi. Magazzini e depositi, soprattutto quelli che riforniscono supermercati e alimentari del capoluogo, sono rimasti chiusi per mancanza di personale. Ad incrociare le braccia per l'intera giornata è toccato infatti a tutti i lavoratori del settore che hanno una articolazione di lavoro pari a cinque giornate lavorative per settimana, vale a dire magazzinieri e addetti ai depositi. Due sostanzialmente i grandi magazzini colpiti dallo sciopero e che coprono il bacino di rifornimento dei supermercati Sma, Cityper e Coal della provincia dorica. Il primo è quello del gruppo Rinascente, sotto il comune di Osimo, dove, secondo i sindacati, ha aderito il 95% dei lavoratori (in totale ci sono 150 dipendenti). Il secondo è il magazzino del gruppo Coal, lungo la cameranense, dove l'astensione è stata dell'80% (i dipendenti in tutto sono 200). «E' stata una adesione massiccia - commenta Marco Paialunga, segretario provinciale Fiscat-Cisl - che avrà ripercussioni sulle vendite di oggi già compromesse dalla seconda ondata di scioperero che riguarderà i lavoratori che hanno un'articolazione di lavoro pari a 6 giornate lavorative per settimana. Probabilmente per la prima fascia della giornata gli scaffali dei supermercati e dei centri commerciali saranno pieni ma già a fine giornata e, soprattutto domani, molte cose potrebbero iniziare a mancare». Ad incrociare le braccia oggi toccherà infatti a commessi, banconieri e cassiere. Chi potrà tenterà di rimpiazzare l'assenza con un membro della famiglia ed è facile che gli stessi titolari s'infilino il grembiule pur di non chiudere bottega. Per evitare il peggio c'è chi si servirà anche delle agenzie di lavoro interinale chiedendo in affitto personale per un giorno. I dipendenti di Auchan hanno organizzato per questa mattina, alle ore 6 (ora d'ingresso di lavoro), un presidio di protesta simbolico davanti all'ingresso del centro commerciale. Non aderisce allo sciopero la Coop Adriatica, le trattative per il rinnovo del contratto delle imprese della distribuzione cooperativa stanno infatti proseguendo, dove i punti vendita rimarranno aperti regolarmente. LO SHOPPING - Disagi a parte è atteso per questo week end il boom degli acquisti che dovrebbero risollevare gli incassi lamentati dai commercianti. Fiduciose le associazioni di categoria. «Fino ad ora c'è stata una calma piatta - commenta Bernardo Marinelli, Confesercenti - ma in questi giorni le vendite si riprenderanno. Purtroppo i problemi delle famiglie sono a monte. La colpa è del Governo». «Alla fine - sottolinea Massimiliano Polacco, Confcommercio - gli acquisti saranno maggiori dell'anno scorso». |
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SABATO 20 DICEMBRE 2003 |
Pagina XIII |
Appello a non fare spese neppure nei negozi aperti Commessi in sciopero oggi shopping a rischio
ILARIA CIUTI
«Siamo al cuore del problema - spiega Roberto Betti della Cgil - Lo sciopero dei commessi affronta il tema del momento: la riforma del mercato del lavoro con tutti i pericoli di precarizzazione che comporta». Si tratta della legge 276, la legge cosiddetta Biagi, quella che parla di job on call (lavoro a chiamata), lavoro in affitto, part time e via dicendo. «Tutte quelle forme di flessibilità - dice Betti - che trasformano le persone in oggetti che si prendono quando c´è bisogno e si buttano quando non ce n´è più». La materia del contendere è proprio questa. «Confcommercio - spiegano i sindacati - si rifiuta perfino di ascoltare le nostre richieste, sia normative che economiche, se prima noi non accettiamo di inserire nel contratto le clausole della 276 che vanno concordate. Insomma niente contratto senza lavoro a chiamata o a tempo determinato». Così i sindacati hanno indetto lo sciopero. «Non abbiamo cero bisogno di maggiore flessibilità - spiega Stefano Giovannini che lavora al banco gastronomia dell´Esselunga del Gignoro - Qui ormai si assumono solo giovani col part time o con il contratto a termine, nè ci sono più graduatorie per passare dal part time al tempo pieno, vale solo la meritocrazia o la fedeltà all´azienda che, come si sa, non ha molte simpatie per i sindacati. Anche sullo sciopero pesa questo ricatto ma sono certo che non pochi sciopereranno. D´altronde basta qualche persona in meno a fare andare in tilt le casse o i banchi dove c´è la vendita diretta, come il mio». |
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SABATO 20 DICEMBRE 2003 |
Pagina VI |
"Noi, cassiere part-time vittime della flessibilità"
In ballo il rinnovo del contratto e la cifra di poco più di 100 euro Previsti tre presidi DIEGO LONGHIN
«Sono ancora privilegiata, ho un vecchio contratto part-time, guadagno circa 700 euro al mese con dei paletti ben precisi sui turni. Ma i nuovi assunti hanno meno garanzie, devono essere sempre disponibili, hanno orari ad altalena», per non parlare degli stagionali, fondamentali durante le feste, e dei tempi determinati. E probabilmente saranno proprio questi "ostaggi della flessibilità" a garantire oggi l´apertura dei centri commerciali e dei supermercati, nonostante lo sciopero nazionale di 8 ore, indetto da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, per il rinnovo del contratto. «Lo aspettiamo da un anno ? ironizza ? gli autisti degli autobus da due» . I sindacati chiedono poco più di 100 euro. Niente da fare, troppi e la trattativa si è rotta. Da qui l´idea di tentare di bloccare, almeno per un giorno, lo shopping natalizio. Tre i presidi dalle 11 alle 16 di oggi: davanti al Panorama di Settimo, a Le Gru e alla Rinascente di via Lagrange. Disagi in vista per tutta la giornata, ma le direzioni dei centri commerciali garantiscono l´apertura. «Certo ? dice Nino, 27 anni, magazziniere al Carrefour ? faranno scendere anche gli impiegati dagli uffici, è già successo altre volte». Anche lui part-time, ma con degli orari meno «nevrotici rispetto alle casse. Guadagno poco più di 500 euro e non riesco a passare a tempo pieno». Uno dei punti caldi: la flessibilità. Le azienda la vogliono portare all´eccesso: apprendistato da 36 mesi a sei anni, tempo determinato e parziale senza limiti, ricorso massiccio allo straordinario. «Non è possibile ? dice Giovanna, 40 anni, da 18 anni dipendente della Metro di via Paolo Veronesi, dove ieri c´è già stato lo sciopero ? ho sempre fatto richiesta di diventare full-time. Sono da sola, ne ho bisogno. Nulla da fare. C´è crisi, mi rispondono. Magari ne assumono di nuovi, sempre part-time, perché conviene, perché si possono gestire meglio. Cinque ore al giorno alla cassa, 750 euro al mese, e sono costretta allo straordinario tutte le domeniche per arrotondare. Sempre in piedi, perché da noi non ci sono nemmeno le sedie. Ci vogliono togliere pure la mensa». Trovare un secondo lavoro? «Non è possibile. Il tempo ci sarebbe, ma negli altri posti mi chiedono la disponibilità completa sugli orari» . |
Sabato 20 dicembre 2003
shopping a rischio
Oggi l'agitazione nazionale di commesse e cassieri Contratto scaduto da 11 mesi
Milano - Shopping natalizio a rischio oggi in tutta Italia, per lo sciopero dei lavoratori del commercio. Dopo l'anticipazione di ieri, che ha visto commesse, vetrinisti, magazzinieri e cassieri dei negozi incrociare le braccia nel Lazio e in Abruzzo, si replica infatti a livello nazionale, con una mobilitazione decisa per protestare contro il mancato rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da 11 mesi. Le cifre definitive sull'agitazione di ieri arriveranno soltanto questa mattina, ma nella valutazione sull'esito dell'iniziativa sindacati e datori di lavoro si trovano già su sponde opposte. «L'adesione - afferma Brunetto Boco della Uiltucs - è alta, con punte del 50-60%, anche se bisogna distinguere tra grandi e piccoli esercizi. Il fatto che i negozi siano aperti non vuol dire che lo sciopero non sia riuscito: in questo periodo, infatti, sono molti i lavoratori con contratto a termine, assunti proprio per le feste natalizie». Ancora più significativi i numeri proposti dalla Filcams-Cgil, che per Roma parla di adesioni all'80%, ma solo nella grande distribuzione. Lo shopping natalizio, osserva comunque la Faid, l'associazione che raggruppa la grande distribuzione, non è affatto a rischio: «Tutti i nostri punti vendita al dettaglio sono aperti e perfettamente funzionanti». I lavoratori, in ogni caso, si sono fatti sentire sotto la sede della Confcommercio a Roma e a Pescara, dove sono stati organizzati dei sit-in per protestare contro l'organizzazione dei datori di lavoro.
Il nuovo appuntamento, adesso, è quindi fissato a oggi, quando la mobilitazione verrà estesa a tutto il territorio nazionale. Il contratto, che riguarda circa 1,6 milioni di lavoratori, è scaduto da 11 mesi e per il rinnovo i sindacati hanno chiesto unitariamente un aumento medio mensile al quarto livello di 107 euro.
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