Scommesse verso il «crack»
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Per salvare le concessionarie in crisi una commissione delle Finanze studia il ricorso alle banche
 Scommesse verso il «crack» A rischio anche Coni e Unire - Buste aperte per il Gratta & Vinci Martino Cavalli
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ROMA La grande bolla delle scommesse sta per scoppiare. Con effetti devastanti per i gestori delle agenzie di raccolta, ma anche per l’Erario, il Coni, l’Unire. Non per niente due commissioni sono già al lavoro al ministero delle Finanze: una tecnico-finanziaria per scongiurare il fallimento delle agenzie di scommesse sulla base dei bilanci 2000 e l’altra tecnico-normativa per studiare correttivi che possano evitare in futuro il ripetersi di questa situazione. Il ministero delle Finanze non è, infatti, insensibile al destino delle centinaia di concessionari, anche e soprattutto perché il loro crollo determinerebbe un importante calo delle entrate per il Fisco e un futuro alquanto incerto per il Coni (finanziato dalle scommesse sportive) e l’Unire (scommesse ippiche). La prima riunione della commissione finanziaria (oggi si tiene la seconda) ha messo sul tavolo l’ipotesi di un coinvolgimento delle banche, sostengono fonti del ministero. Come, quando, in che misura, è troppo presto per dirlo. Sul piano normativo, si studia invece l’ipotesi di rimuovere alcuni vincoli per garantire un maggiore volume di scommesse. Malgrado l’istituzione di queste due commissioni da parte del direttore dell’Agenzia per le Entrate, Massimo Romano, l’allarme degli operatori non è però rientrato, anche perché si teme che i lavori procedano con tempi troppo lenti rispetto alla necessità di interventi immediati. I bilanci dei concessionari vanno presentati entro il 30 marzo, dopodiché i nodi verranno al pettine. E i nodi si chiamano "minimi garantiti", ovvero quella somma che i gestori si sono impegnati a pagare comunque al Coni e all’Unire indipendentemente dal volume di gioco raccolto. I minimi garantiti per il Coni nel 2000 assommano a 310 miliardi (ne sono stati realizzati solo 140), mentre per l’Unire il minimo garantito era di ben 650 miliardi (380 miliardi quello effettivo). I conti sono presto fatti. All’appello mancano 410 miliardi, garantiti peraltro da fideiussioni. Banche e assicurazioni non dormono quindi sonni più tranquilli dei concessionari. Ma se le fideiussioni garantiscono Coni e Unire per il 2000, l’eventuale fallimento dei gestori, con tanto di restituzione della concessioni, aprirebbe una voragine a partire da quest’anno. Senza contare che, oltre ai minimi, ci sono ulteriori incassi collegati percentualmente ai volumi di gioco. L’allarme è stato lanciato da tempo dalle 144 agenzie del circuito Matchpoint (collegato a Sisal). Lo stesso ha fatto il Sindacato Snai (il più importante del settore, visto che raggruppa circa l’80% dei concessionari, il 60% dei quali sarebbe a rischio chiusura), per il quale «ora il primo intervento dovrebbe essere la riduzione, temporanea, dell’imposta unica che i concessionari pagano all’Erario ogni 15 giorni». Altrimenti meglio un nuovo bando di gara e ricominciare da zero, dicono. «La disattenzione delle Finanze sono continue — aggiunge Snai — basti pensare che per la prima gara di Formula 1 in Australia, sulla quale l’anno scorso si erano raccolti 50 miliardi di scommesse, il via libera del ministero, che deve arrivare per ogni singolo Gran Premio, lo abbiamo avuto solo due giorni prima della gara». A rincarare la dose ieri è sceso in campo anche il Sics, Sindacato italiano concessionari scommesse (circa 250 associati) per sottolineare le responsabilità dello stesso ministero nella situazione che si è venuta a creare, con centinaia di concessionari a rischio, centinaia di miliardi di investimenti "bruciati", migliaia di posti di lavoro sull’orlo del baratro. Il Sics denuncia, come del resto hanno già fatto i "colleghi", la mancata partenza delle scommesse telefoniche e online, la concorrenza dei bookmaker stranieri, la presenza di una rete di centri di trasmissione dati illegale. E, come se non bastasse, chiama in causa anche il settore dell’ippica, rimasto finora parzialmente estraneo al fenomeno delle scommesse "parallele" gestite oltrefrontiera. L’afta in Gran Bretagna ha comportato il blocco delle corse di cavalli — dicono al Sics — con il risultato che, per non fermare l’attività, i bookmaker inglesi adesso vendono scommesse sulle corse italiane. Il settore di tutto aveva bisogno, tranne che di inciampare anche in quest’ostacolo. Sempre sul fronte dei giochi, intanto, ieri sono state aperte le buste con le offerte delle quattro cordate in gara per aggiudicarsi la gestione della lotteria istantanea Gratta & Vinci. Nei prossimi giorni inizierà l’esame di merito, in base all’offerta economica e a quella commerciale. Mercoledì 14 Marzo 2001
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