Scrisse: «Indecoroso Cofferati, Berlusconi impresentabile»
2 luglio 2002
Scrisse: «Indecoroso Cofferati Berlusconi impresentabile»
MILANO - Una nuova email. Anzi uno scambio di email tra Marco Biagi, il professore assassinato dalle Brigate Rosse il 19 marzo, e il suo amico e collega Stefano Liebman, ordinario di diritto del lavoro all’Università Bocconi di Milano. Che ora commenta: «Non mi sarei mai sognato di rendere nota questa email se non fosse scoppiata la polemica su Cofferati, presunto responsabile morale dell’omicidio. Il mio è stato un gesto dettato dal desiderio di chiarezza». La nuova corrispondenza è stata resa nota ieri sera durante il Tg5 delle 20. La giornalista, Silvia Brasca, entrata in possesso della missiva elettronica, datata domenica 17 marzo, ne rivela i contenuti: Liebman, in nome di una vecchia amicizia quasi trentennale, esprime a Biagi il suo stupore per aver visto la sua firma in calce a un appello, per le riforme del mercato del lavoro, pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 Ore il giorno prima. Un appello di cui Liebman non condivide né toni, né sostanza. Biagi replica all’amico spiegando con chiarezza e altrettanta fermezza il perché delle sue scelte: «(...) Ritengo altrettanto imbarazzante ed indecente schierarsi con Cofferati. In questi casi bisogna dire se si sta dalla parte di chi non vuole cambiare nulla, oppure se si vogliono riformare le cose. (...) Io sono diventato selettivo: Berlusconi è impresentabile su tante cose, ma sul mercato del lavoro chi è impresentabile è proprio il centro sinistra che non ha idee o progetti». Dunque, professor Liebman, perché ha reso nota l’email proprio ieri? «Quando si è cominciato a parlare di Cofferati cattivo maestro, vissuto da Biagi come mandante di quello che è successo, ho pensato che questo scritto potesse fare chiarezza. Infatti, come si può leggere, Marco esprime un giudizio molto duro sul leader della Cgil, ma è un giudizio politico. Quando parla di Cofferati non parla di un signore di cui ha paura: ne dà solo un pesante giudizio politico che io considero fisiologico. Basta studiare la storia del movimento sindacale per vedere come scambi di insulti tra sindacalisti e controparte ci siano sempre stati, senza portare ad omicidi. Insomma, io credo davvero che bisognerebbe abbassare i toni. Sono ferito e disgustato dalla strumentalizzazione di questi giorni sul caso Biagi. E mi chiedo perchè dopo la morte di D’Antona tutto ciò non sia accaduto».
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Maria Volpe
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