Mercoledì 31 Gennaio 2001 italia - lavoro ---pag---19 Secondo l’Istat l’anno scorso la crescita delle buste paga è stata dell’1,9% contro l’1,8% del ’99. Salari a velocità ridotta. Per la prima volta dal ’95 le retribuzioni sono aumentate meno dell’inflazione
(NOSTRO SERVIZIO)
ROMA Nel 2000 le buste paga, marciando a una velocità che è tra le più basse dell’ultimo decennio, hanno perso la partita con l’inflazione. Era dal 1995 che in termini reali i salari non andavano in rosso: a provocare l’inversione di tendenza è stata soprattutto l’accelerazione del costo della vita.
L’anno scorso la crescita media di stipendi e salari si è fermata all’1,9% (contro l’1,8% del 1999), mentre i prezzi al consumo sono saliti del 2,5% (contro l’1,7% del 1999). Secondo i dati diffusi ieri dall’Istat a dicembre l’indice delle retribuzioni orarie contrattuali (non tengono conto dei bonus individuali e degli aumenti in azienda) è risultato pari a 114,3 (base dicembre 1995=100), senza alcuna variazione rispetto a novembre. Lo stop di dicembre si è verificato nonostante l’applicazione del contratto delle industrie conciarie e l’erogazione degli incrementi per i dipendenti dei servizi socio-assistenziali. Gli effetti economici del contratto degli autoferrotranvieri cominceranno a farsi sentire dal gennaio 2001.
Su base annua, e cioè rispetto al dicembre 1999, l’aumento delle retribuzioni è pari all’1,7% (contro l’1,8% di novembre). Tra il dicembre 2000 e lo stesso mese dell’anno precedente, i prezzi al consumo sono cresciuti del 2,6%. La dinamica salariale tendenziale è dunque più lenta di quasi un punto percentuale rispetto a quella dell’inflazione. Ma nei prossimi mesi agli aumenti già concessi (nel 2000 sono stati recepiti 27 contratti su un totale di 80, che rappresentano circa il 20% del totale in termini di "monte retributivo") si aggiungeranno quelli che saranno determinati dai contratti ancora da rinnovare (alla fine del dicembre 2000 altri 29 contratti — pari al 35,2% del totale — erano in attesa di rinnovo).
Non sembra, comunque, esserci rischio di un surriscaldamento della dinamica salariale. Per l’Istat l’indice delle retribuzioni, in base all’applicazione dei contratti in vigore alla fine di dicembre e al netto di eventuali rinnovi, nel 2001 dovrebbe salire dell’1% appena (contro un tasso di inflazione programmato dell’1,7% che appare eccessivamente basso). Ovviamente si tratta di una dinamica di base, che dovrà essere "rivisitata" dopo la definizione dei nuovi contratti.
A guidare la classifica degli aumenti in dicembre è sempre la pubblica amministrazione (+1,8%) insieme all’industria (+1,8%) e ai servizi privati (ancora +1,8%). Fanalini di coda sono i trasporti (+0,6%) e soprattutto l’agricoltura, quasi completamente ferma (+0,1%). Nell’industria manifatturiera gli incrementi fanno registrare un massimo del 2,3% per le industrie della lavorazione dei minerali non metalliferi e un minimo dell’1,4% per la chimica. Nella metalmeccanica la crescita è del 2%. Quasi ferme energia elettrica, gas e acqua (+0,1%).
Una situazione che con aggiustamenti marginali si riscontra per il tasso medio annuo di crescita delle retribuzioni: tra il 1999 e il 2000 l’incremento medio è stato dell’1,9%, contro l’1,8% del 1999. I settori che hanno messo a segno l’incremento più consistente sono la pubblica amministrazione (+2,4%), i servizi privati (+2,2%) e l’industria (+2%). Ma nessuno di essi - gli unici a raggiungere o superare il tetto del 2% - è riuscito a pareggiare i conti con l’inflazione. Chiudono la classifica trasporti e comunicazioni (+0,3%) e agricoltura (+0,1%). Nel settore manifatturiero (+2%) c’è da sottolineare la crescita del 2,3% delle industrie metalmeccaniche e quella del 2,1% del comparto della lavorazione dei minerali non metalliferi.
Si alleggerisce invece il bilancio gli scioperi. Nel 2000 le ore perdute a causa di conflitti di lavoro sono state 5,9 milioni, con un calo del 7,6% rispetto al 1999 (6,4 milioni di ore).
Intanto la Cgil denuncia che la politica dei redditi è «zoppa»: da una parte i lavoratori rispettano l’impegno alla moderazione salariale — dice il segretario confederale Walter Cerfeda — ma dall’altra Governo e imprese non fanno la stessa cosa su prezzi e tariffe».
---firma---Elio Pagnotta
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