12/10/2006 ore: 12:23
Sei «inbound»? Assunzione garantita al call center (E.Marro)
Contenuti associati
Pagina 39 - Economia Call center, nuova circolare: dipendenti e semplici collaboratori lavoreranno fianco a fianco Assunto chi riceve telefonate, precario chi le fa Sei ?inbound?? Assunzione garantita al call center inbound-outbound: chi prende le telefonate sar? assunto come lavoratore dipendente, chi le fa rester? un collaboratore ?a progetto?, un precario insomma. Cos? dice la circolare del ministro del Lavoro, Cesare Damiano (in realt? gi? preparata dal predecessore Roberto Maroni) che distingue i centralinisti con attivit? inbound (parola inglese che significa ?in arrivo?) da quelli con attivit? outbound (?in uscita?). E cos? dice anche l'accordo tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria firmato il 4 ottobre dopo che la Finanziaria ha previsto un fondo per aiutare le aziende nel pagamento dei contributi pregressi ai collaboratori che dovranno essere regolarizzati. Il paradosso ? che, quando si sar? chiusa questa sorta di corsa, i vincitori e i perdenti, cio? i dipendenti e i collaboratori, si troveranno fianco a fianco nello stesso call center: di solito un'azienda che lavora contemporaneamente per pi? committenti, dalla societ? che ha dato all'esterno il proprio centralino a quella che ha ordinato un'indagine di mercato. Sicurezza e precariet? gomito a gomito sotto lo stesso tetto. ?Inferno e paradiso?, dicono i giovani che si sentono sfruttati a 400 euro al mese per un lavoro ?a cottimo?, come scrivono gli ispettori del ministero del Lavoro nel ?Verbale d'ispezione? con il quale condannano la societ? Atesia (che fa capo all'imprenditore Alberto Tripi) ad assumere circa 4 mila collaboratori. Una distinzione, questa tra inbound e outbound, corrispondente a mestieri realmente diversi, ribattono i difensori della circolare Damiano. Un conto, infatti, ? fare il centralinista di una societ?, per svolgere per esempio il servizio di assistenza ai clienti, attivit? un tempo svolte esclusivamente da dipendenti a posto fisso delle stesse societ? e che oggi invece sono spesso esternalizzate. Un altro conto, invece, ? condurre a termine un sondaggio o un'indagine di mercato per capire se il pubblico preferirebbe che un nuovo dentifricio sia al gusto di fragola o di limone. La legge Biagi del 2003, tra le altre cose, per combattere il fenomeno dell'abuso di precari nei call center, molto pi? convenienti per l'azienda (si paga la met? dei contributi all'Inps), ha introdotto la figura del contratto a progetto. In pratica, il collaboratore per essere tale deve potersi organizzare autonomamente rispetto a un progetto assegnatogli dal committente. Se invece, nella sostanza, ? vincolato nell'organizzazione e nelle modalit? di lavoro (sede, orario, strumenti, eccetera) allora deve avere un contratto da lavoratore dipendente (a termine o indeterminato che sia). La circolare del ministero specifica ulteriormente, dettando il criterio distintivo delle telefonate in entrata e in uscita. Anche questo per? non ? bastato a risolvere il problema. L'ispezione ad Atesia, il grande call center romano, ha dimostrato infatti, si sostiene nel verbale, che quelli che apparivano formalmente come lavoratori outbound non avevano in realt? alcuna autonomia organizzativa. Non solo. La chiamata in uscita non veniva materialmente fatta dal lavoratore, ma gli veniva girata dal sistema centrale dell'azienda che distribuiva le telefonate agli operatori man mano che si liberavano. Alla fine, quindi, non c'era alcuna differenza con l'operatore inbound al quale, sempre il sistema centrale, smista le chiamate. Conclusione: vanno tutti assunti. |