Si sposta in Parlamento la discussione su Tfr e flessibilità

Si sposta in Parlamento la discussione su Tfr e flessibilità |
ROMA - Una battaglia aspra. È quella che si annuncia in Parlamento sulle deleghe su pensioni e lavoro. E soprattutto sulla copertura necessaria per la decontribuzione sui neo-assunti e sul mantenimento del pilastro previdenziale pubblico, oltre che sull'articolo 18. Il Centro-sinistra sta già affilando le armi per opporsi al taglio dei contributi. Già ieri Ds e Pdci hanno attaccato duramente Roberto Maroni accusando il ministro del Welfare di «imbrogliare le carte» e puntando il dito contro la decontribuzione prevista che rischierebbe di aprire un pericolo «buco» nei conti pubblici. E la Quercia ha annunciato una campagna di controinformazione. Immediata la replica della maggioranza, secondo cui l'opposizione sta alimentando una campagna denigratoria contro il Governo. L'Ulivo intanto sta mettendo a punto la strategia per "combattere" anche sul terreno parlamentare: ieri alla Camera, dove nei prossimi giorni sarebbe dovuto cominciare l'esame della delega previdenziale, nel corso della Conferenza dei capigruppo Ulivo e Prc si sono opposti a un esame congiunto di tutti i "collegati" alla Finanziaria, dando priorità al Ddl sulla riforma della dirigenza statale. Di conseguenza potrebbe slittare l'esame del testo sulle pensioni. «Abbiamo concesso all'opposizione più tempo di quanto le spetterebbe per regolamento per discutere le mozioni ma - ha precisato il capogruppo di An, Ignazio La Russa - abbiamo chiarito che a febbraio ci sarà un riequilibrio». Ma è chiaro che il Centro-sinistra è pronto a dare battaglia. Ieri Enrico Letta (Margherita) ha criticato duramente l'aut aut di Maroni ai sindacati: «In tanti anni in Italia non si è mai vista una cosa del genere. Il Governo che tratta le parti sociali come dipendenti è un'idea strana di concertazione». Sulla delega sul lavoro, che è all'esame del Senato, il terreno di scontro è già chiaro: le modifiche all'articolo 18. Su questo fronte nei prossimi giorni la discussione, con tutta probabilità, si concentrerà sulla proposta di mediazione che sta mettendo a punto An. Sulla previdenza invece la partita è più articolata. Il Centro-sinistra cercherà anzitutto di dimostrare che il Governo non ha mantenuto gli impegni presi in campagna elettorale sugli aumenti delle pensioni "minime", dei quali beneficerebbe solo un terzo della platea degli interessati. L'Ulivo, che ha già avuto più di un contatto con i sindacati, poi partirà all'attacco contro la proposta di riforma previdenziale indirizzando la sua azione soprattutto su due interventi: la decontribuzione e il ridimensionamento del "pilastro" pubblico. È ancora da decidere se alla camera verranno presentati emendamenti sul Tfr: alcuni esponenti della Margherita, favorevoli a una destinazione della liquidazioni "future" ai fondi pensione, vorrebbero però che il meccanismo non fosse obbligatorio ma che fosse previsto la libertà di scelta magari vincolata al "silenzio-assenso". «Maroni imbroglia le carte - hanno detto Livia Turco e Cesare Damiano, responsabili del Welfare e del lavoro dei Ds -. Il taglio dei contributi apre un pericoloso precedente nel sistema pensionistico pubblico. In questo modo si potrebbe anche aprire un buco nell'Inps che potrebbe colpire i pensionati e compromettere nel futuro le pensioni dei giovani». A evidenziare il pericolo di un buco nei conti è anche Laura Pennacchi (Ds). Per Gianfranco Pagliarulo (Pdci) «Maroni intende perseguire lo scardinamento dell'intero edificio della previdenza pubblica». Secca la replica di Luca Volontè, capogruppo del Ccd-Cdu alla camera: «Le uscite infelici di Ds e Pdci fanno parte di una campagna denigratoria nei confronti del Governo». Marco Rogari Venerdí 11 Gennaio 2002
|
|
|
Per offrire una migliore esperienza di navigazione questo sito utilizza cookie anche di terze parti.
Chiudendo questo banner o cliccando al di fuori di esso, esprimerai il consenso all'uso dei cookie.
Per saperne di più consulta la nostra Privacy e Cookie Policy