Sicilia: ultimi giorni per le baby pensioni

Domenica 14 Dicembre 2003
Il caso Sicilia |
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Ultimi giorni per le baby pensioni
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PALERMO - La Sicilia prova a chiudere con le baby pensioni. La svolta è appesa a una norma inserita nella finanziaria regionale. Un grimaldello con cui il governatore della Sicilia, Salvatore Cuffaro, proverà a scardinare la dorata anomalia pensionistica che da quarant’anni consente ai dipendenti regionali di andare in pensione con 25 anni di anzianità, o addirittura venti per le donne sposate, e con un trattamento pari al 108,3% dell’ultima retribuzione. Il testo è passato indenne dalla commissione Bilancio dell’Assemblea regionale e approderà in aula il 16 dicembre con l’obiettivo di dare il definitivo via libera prima di Natale. Se andrà in porto, la rivoluzione previdenziale archivierà per sempre le baby pensioni, di cui hanno goduto nell’ultimo decennio 2.883 dipendenti, prevedendo l’adeguamento "dinamico" alla normativa nazionale. La prospettiva immediata è quella della legge Dini: a riposo con almeno 57 anni di età e 35 anni di anzianità contributiva, in attesa che entri in vigore la riforma del Governo Berlusconi. L’allineamento alle norme statali, già in vigore per i dipendenti assunti dopo il 1986, si estenderà anche a chi è entrato negli organici regionali prima di quell’anno. Nei fatti il disegno di legge introduce un meccanismo misto, salvaguardando i diritti acquisiti previsti dalla normativa regionale e maturati fino al 31 dicembre 2003. L’altro elemento chiave del provvedimento è l’abrogazione di quella parte della legge regionale 10 del 2000 che ha riavviato la macchina dei prepensionamenti, fissando i contingenti di fuoriuscita dai vari rami dell’amministrazione regionale. Così, mentre 562 dipendenti entrati nei primi due contingenti hanno fatto appena in tempo ad andare via, sulla linea del traguardo sono stati fermati 4.020 regionali che aspiravano al collocamento anticipato a partire dal prossimo anno. L’operazione, contestata dall’opposizione di Centro-sinistra e da un pezzo del Polo (Alleanza nazionale), che chiedono di salvaguardare le aspettative dei dipendenti in uscita, secondo i tecnici dell’assessorato al Personale consentirà di risparmiare nei prossimi quattro anni 155 milioni di euro. E alzano la voce i sindacati che per il 16, quando la riforma debutterà in aula, hanno organizzato una manifestazione. Cuffaro però va dritto per la sua strada: «Non c’è spazio per costosi privilegi che danneggiano anche l’immagine dei dipendenti, quando a livello nazionale si stanno compiendo scelte rigorose». Il sistema del resto impone una razionalizzazione. Al 30 novembre i pensionati erano 13.798 (a fronte dei 15.003 dipendenti in servizio) con un costo per le casse regionali di circa 392 milioni di euro l’anno. Parte consistente dell’intera spesa sostenuta per stipendi e trattamenti di quiescenza che supera ormai il miliardo di euro, con un incremento, notava la Corte dei Conti nel suo ultimo giudizio di parifica del rendiconto della Regione, del 20,75% rispetto a un anno prima. I tempi sono strettissimi: il 31 dicembre scadrà il blocco dei prepensionamenti e se la legge non dovesse passare, scatterà un esodo senza precedenti.
GIUSEPPE MARINARO
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