24/1/2002 ore: 9:45

Slitta alla Camera la delega sulle pensioni

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La Stampa web





(Del 24/1/2002 Sezione: Economia Pag. 16)
IL MINISTRO DEL WELFARE: C´ERA UN ACCORDO CON TREMONTI. SI PROFILA UN COMPROMESSO SU MOBILITA´ LUNGA E PREVIDENZA
Slitta alla Camera la delega sulle pensioni
Approvazione soltanto a marzo. Maroni: chiederò spiegazioni



ROMA

La delega sulle pensioni non passerà entro marzo alla Camera ed il primo a stupirsi è il ministro del Welfare Roberto Maroni, che aveva un accordo con il ministro dell´Economia Giulio Tremonti. Maroni s´è visibilmente seccato, quando ha saputo che il calendario ha invece fissato le votazioni su tutti i collegati alla Finanziaria, compresi fisco e lavoro, entro il mese di marzo. Si comincerà a parlare di pensioni soltanto il 29 gennaio, in Commissione, l´approvazione non è prevista prima del vertice europeo di Barcellona.
Maroni aveva appena incontrato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e stava per entrare a palazzo Chigi per il vertice Alitalia. Non sapeva nulla del rinvio: «Non me lo so spiegare» ha commentato. Chiederà spiegazioni in sede ufficiale: «Venerdì in consiglio dei ministri ne parlerò. Opinione comune con Tremonti era che prima del Consiglio di Barcellona del 4 marzo andassero votate da un ramo del Parlamento le deleghe su fisco, lavoro e pensioni. Non so perché non sia così». Lo slittamento del voto apre comunque un´altra finestra al dialogo, mentre le diplomazie di governo, sindacati e Confindustria continuano a cercare l´intesa sul pacchetto globale delle deleghe. Una mediazione a suon di emendamenti potrebbe alla fine trovare un compromesso accettabile per tutti. Più tempo per decidere nuove norme sulle pensioni significherebbe in sostanza stringere la discussione sui temi del lavoro, decidere e poi trovare un accomodamento per i trattamenti di anzianità. Dal sindacato giungono conferme indirette: se lo statuto dei lavoratori fosse rivisto e ridefinito come «statuto del lavoro», il contestatissimo articolo 18 verrebbe riscritto con una formula diversa. Proprio ieri è tornata alla ribalta la mobilità lunghissima, oltre i 4 anni, che ripartirebbe tra l´azienda e l´Inps i costi dell´uscita anticipata: il lavoratore avrebbe anzitempo la pensione, ma l´Inps continuerebbe a riscuotere i contributi per tutto il periodo di mobilità. Dal ministero del Lavoro, il sottosegretario Maurizio Sacconi fa sapere che il governo non vuole isolare nessuno, ma «cerca il più largo consenso possibile», anche se non c´è la proposta di aprire un tavolo unico. Da Confindustria e sindacati arrivano proposte di disgelo, dopo gli scontri tra Maroni e Cofferati e le «audizioni» di Ciampi. Difficile dire se e quando avranno effetto. Nel governo c´è ancora tensione, con la destra sociale di An decisa a contrastare un asse Tremonti-Bossi molto scomodo per il premier Berlusconi. Il sindacato è ancora impegnato con gli scioperi anti-deleghe, ma ieri il leader della Cisl Savino Pezzotta ha voluto chiarire che «le iniziative di lotta e il dialogo non sono due cose incompatibili». Soltanto dopo il congresso della Cgil del 9 febbraio, però, si saprà se Cofferati sarà disposto a riprendere appieno il dialogo con il governo. Dalla parte degli industriali, Cesare Romiti, che chiede riforme fatte con il consenso sociale, è convinto che l´intesa si possa trovare, specialmente se ognuno si facesse «più prudente». «Anche con Cofferati - aggiunge Romiti in una intervista a Famiglia Cristiana - si può ragionare Lo conosco bene - afferma Romiti- è un uomo molto preparato, intelligente. L'importante è che non confonda mai gli interessi dei lavoratori con gli interessi della politica, o di quella parte politica alla quale lui aderisce». Un´intesa la vorrebbe da subito Confindustria: il direttore generale Stefano Parisi, sarebbe pronto a «riprendere il filo del discorso sulla riforma del mercato del lavoro, pur senza pregiudiziali». E´ il discorso che più sta a cuore delle piccole e medie imprese, disposte a stralciare l'articolo 18 dalla discussione: «Ideologizzare l'articolo 18 è un danno per tutti, sindacati e imprese», ha detto il presidente della Confcommercio, Sergio Billè, per il quale «sarebbe opportuno che il Governo riaprisse subito a Palazzo Chigi un confronto a tutto campo», non solo su lavoro e pensioni, ma anche su welfare state, fisco, Mezzogiorno e infrastrutture.
Bruno Gianotti
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