Per rilanciare il turismo italiano, sempre più asfittico (in una sola estate sono stati persi 3 milioni di visitatori), ci vuole un'Authority ad hoc, capace di convogliare capitali pubblici e privati su progetti che rendano più efficiente l'offerta del Belpaese nel mondo. È questa la proposta che lancia Sviluppo Italia, l'agenzia nazionale per lo sviluppo d'impresa e l'attrazione di investimenti, partecipata al 100% dal Mineconomia. Proposta che però ha trovato un'accoglienza controversa all'interno del governo. Mentre, infatti, il ministro dell'ambiente, Altero Matteoli (An), e il viceministro all'economia Gianfranco Miccichè (Fi), si sono già dichiarati possibilisti sull'idea dell'a.d. di Sviluppo Italia, Massimo Caputi, di varare un'autonoma cabina di regia per il turismo, costituita in forma di spa a capitale misto pubblico (stato, regioni) e privato (operatori del settore), nettamente contrario è il collega delle attività produttive Antonio Marzano, da troppo tempo impegnato in una difficile riforma dell'Enit. ´Non vedo molto bene la spa, così come il fatto che siano gli imprenditori italiani a mettere le risorse per la promozione', ha detto il ministro intervenendo a Genova al convegno ´Turismo: prima impresa del paese. Dalla crisi allo sviluppo', promosso nell'ambito del 44esimo Salone nautico. ´Del resto, anche la Maison de la France, a cui l'Agenzia nazionale per il turismo vuole fare riferimento, è a capitale pubblico'. Per Marzano, piuttosto che su un nuovo organismo, occorre puntare sulla qualità e sull'esclusività del turismo italiano. ´Non possiamo illuderci di fare prezzi più alti per un turismo da spiaggia che viene praticato altrove a condizioni più favorevoli. O si punta sulla qualità e sull'esclusività oppure si abbassano i prezzi'. Eppure il tema della crisi del turismo e delle medicine da trovare per curare il grande malato italiano è sul tappeto da mesi e il risultato delle tante discussioni è stato il progressivo crollo delle quotazioni del made in Italy sui mercati stranieri e italiani. Oggi la voce turismo partecipa al pil solo per l'11,4%, contro l'11,7 del 2001. E nel 2013, secondo il Wttc, tenendo ferma l'attuale struttura turistica del Belpaese fatta di piccole strutture ricettive, di camere sovrabbondanti e costose, di porti scarsi e spesso vuoti (almeno quelli del Sud), il settore parteciperà al pil per il 12,1%, con una crescita circa in dieci anni di solo uno 0,7%, con ritmi molto più bassi di quanto avviene in Francia o Spagna, rispettivamente 13,8% e 20,7%.
Una delle ricette che Sviluppo Italia ha lanciato dal palco del salone della nautica di Genova è stata quella del migliore sfruttamento degli 8 mila chilometri di coste italiani, come volano per la ripresa dell'economia. ´Oltre agli incentivi di tipo fiscale già riconosciuti, come l'eliminazione della tassa di stazionamento, bisogna mettere in rete i porti attualmente esistenti, perché altrimenti continueremo ad avere la situazione paradossale di un Nord dove tutti i posti barca sono occupati, mentre al Sud ce ne sono troppi vuoti', spiega Caputi. A questo proposito l'a.d. di Sviluppo Italia, che tra le strutture del gruppo ha anche ItaliaNavigando, società che ha come mission la promozione del turismo nautico, ha ricordato che la Francia, a parità di barche, circa 850 mila, ha oltre 223 mila posti barca contro i 124 mila italiani. (riproduzione riservata)
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