Telecom si rimangia 7 mila licenziamenti
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Un accordo importante nel campo delle telecomunicazioni, soprattutto nei giorni in cui la scena sindacale è accesa e totalmente occupata dai conflitti con la Fiat. Dopo una trattativa fiume di oltre 20 ore, ieri mattina è stata siglata l'intesa tra Telecom e tutti i sindacati: l'azienda accetta di gestire gli esuberi - ne aveva annunciati oltre 7 mila da qui a fine 2012 - non più attraverso la forma dei licenziamenti, ma con le mobilità volontarie e il ricollocamento all'interno dello stesso gruppo. Il significato politico è ancora più importante, se si pensa che la firma ufficiale è arrivata ieri a mezzogiorno, alla presenza del ministro del welfare Maurizio Sacconi e del sottosegretario Paolo Romani. Sì, proprio quello stesso Sacconi che tifa esplicitamente per il «modello Fiat», insieme a colui che (Romani), nei desiderata del premier Berlusconi dovrebbe diventare il nuovo ministro allo Sviluppo (ma causa difficoltà del governo a tutti note la nomina è stata ancora una volta bloccata).
Alessandro Genovesi, segretario nazionale Slc Cgil, spiega che «da qui a fine 2012 erano previsti circa 6800 esuberi, più il destino incerto per i 645 della società Ssc, di proprietà Telecom. Noi abbiamo ottenuto, nero su bianco, l'impegno che "le parti si danno atto di aver esaurito qualsiasi intervento sui livelli occupazionali". Insomma finiranno, almeno nell'arco di questo piano industriale, gli annunci e i balletti di cifre sugli esuberi, cui l'azienda ci aveva abituato, con cadenza di ogni 7-8 mesi».
L'intesa prevede 3900 mobilità volontarie (dunque solo chi vorrà, deciderà di andar via) più altri 1600 dipendenti che andranno in contratto di solidarietà e che svolgeranno nel contempo dei progetti formativi, per poi essere ricollocati. Ancora, l'azienda rinuncia alla vendita della Ssc, e a qualsiasi esternalizzazione o societarizzazione dei call center. Inoltre, avvia una graduale reinternalizzazione di pezzi già appaltati, su rete, informatica e customer, ma maggiori dettagli arriveranno in settembre.
«Dopo l'accordo della settimana scorsa su Almaviva, di per sè simbolico, ne arriva uno ancor più grosso, dato che Telecom ha 56 mila dipendenti: dice che c'è un altro modello rispetto alla Fiat, e questo lo vede anche il governo - continua Genovesi - Telecom avrà pensato che non poteva macchiarsi l'immagine con i licenziamenti, dopo aver registrato 1 miliardo e mezzo di utile e averne distribuito 1 miliardo in dividendi. Poi c'è stata l'unità del sindacato, e le tante iniziative di lotta dei lavoratori».
Soddisfatta dell'intesa anche la Telecom, che parla per bocca dell'amministratore delegato Franco Bernabè: «Con la firma di questo accordo, che realizza interamente i nostri obiettivi di efficienza previsti nel Piano, confermiamo ancora una volta come il nostro operato sia sempre guidato dalle esigenze di garantire il rispetto e la tutela dei lavoratori in un positivo confronto con i sindacati - spiega - L'intesa testimonia inoltre la volontà di proseguire nel percorso verso la piena affermazione di Telecom Italia come modello di azienda tra le più efficienti nel settore, necessaria premessa per un'azione di rilancio a beneficio di tutto il sistema nazionale delle telecomunicazioni».
Sacconi dichiara che «l'accordo è una buona notizia, anche perché solo poche settimane fa c'erano i licenziamenti unilaterali». Per Fabrizio Solari, Cgil confederale, «l'intesa è frutto della forte tenuta unitaria del sindacato». Maurizio Zipponi (Idv) chiede che ora l'accordo «venga presto messo al voto dei lavoratori», «mentre permangono tutti i problemi industriali di Telecom, che questo governo non è in grado di affrontare».