Qual è il futuro del termalismo italiano? Il ´prodotto terme' infatti vive da diversi anni una contraddizione in termini: esistono di fatto due tipologie di termalismo che spesso confondono gli stessi operatori. E ieri a Roma, nel presentare in Confindustria il 2° rapporto sul sistema termale italiano, a cura del professor Emilio Becheri, i vertici di Federterme lo hanno nuovamente sottolineato. C'è infatti il soggiorno termale classico che, a causa delle forti restrizioni del Servizio sanitario nazionale (Ssn), preposto alla erogazione di agevolazioni nelle spese sanitarie per il trattamento e cure termali, ha subito un progressivo arretramento in termini di arrivi. Questo ha fatto soffrire in particolare le località più rinomate, da Chianciano a Montecatini, con una diminuzione complessiva del 38%, passando da 1,8 milioni di arrivi degli anni 90 a circa 1,1 milioni dello scorso anno.
C'è poi il fenomeno delle vacanze-benessere, che ha fatto sorgere presso strutture ricettive, villaggi e perfino agriturismi, dei veri e propri centri-salute e che da almeno dieci anni registra continui incrementi in termini di arrivi. Una vera e propria moda, passata da 60 mila clienti-vacanzieri degli anni 90 a oltre 143 mila clienti dello scorso anno.
Ora però si assiste a una svolta concettuale che il 2° rapporto sul sistema termale italiano definisce cruciale per il futuro del comparto, ovvero la concezione del ´benessere termale', che potrebbe permettere il reinserimento nel circuito virtuoso delle vacanze della salute quegli stessi centri termali che avevano subito un'ingiusta discriminazione.
Il ´benessere termale, infatti', secondo lo stesso Becheri, ´va inteso come superamento e integrazione della contrapposizione fino a oggi esistente, naturale evoluzione di un processo che è partito dal termalismo, quale fenomeno sanitario, a termalismo ludico fino a giungere nelle odierne programmazioni di molti t.o. specializzati al concetto di vacanza-benessere'.
Non a caso il rapporto certifica il passato-presente con due dati eclatanti: negli ultimi cinque anni le cure termali tradizionali hanno sommato una forte diminuzione pari al -10,4%, nel contempo il benessere termale ha fatto segnare un vistoso incremento pari a +136%. Al tempo stesso in termini di fatturato l'andamento del comparto termale complessivo è sempre stato migliore rispetto a quello degli arrivi, poiché la spesa media per arrivo per trattamenti-benessere corrisponde ad almeno 2,2 volte quella per le terme tradizionali.
Oggi, comunque, il rapporto certifica l'operatività di un comparto allargato al fitness e al wellness, che oltre alle terme ingloba anche le realtà delle beauty-farm, spesso abbinate a cure termali tradizionali.
Significativo, poi, il contributo che questa tipologia turistica è in grado di generare nell'indotto: dal rapporto infatti emerge che, alla spesa di 1 euro per cure termali, si determina un moltiplicatore di 15 euro come ricaduta economica complessiva sui servizi e sul territorio del soggiorno.
Altro significativo passaggio del rapporto è l'evidenziazione di un deficit nella comunicazione e informazione, poiché se appare ridondante la promozione-pubblicità delle attività del benessere, risulta assente un richiamo promozionale legato alle terme e cure termali tradizionali.
Da qui il suggerimento di dar vita a una grande campagna promozionale diretta al pubblico e tutta centrata sull'innovativo concept di benessere termale per favorire un nuovo posizionamento del prodotto, sia sul mercato nazionale che in quelli esteri. Un restyling anche nell'immagine delle località termali che potrebbe contribuire a valorizzare un segmento dell'incoming italiano, ideale nei mix d'offerta, per esempio, con città d'arte, mare, montagna o destinazioni dell'Italia minore. (riproduzione riservata)
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