Termini Imerese, 18 operai licenziati si arrampicano sul tetto della Fiat
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TERMINI IMERESE — Per molti è l’inizio della smobilitazione, il segno che il Lingotto ha ormai «mollato lo stabilimento». Di certo, ci sono i primi 18 licenziamenti alla Fiat di Termini Imerese. Sono operai addetti alla pulizia dei cassoni vuoti: dopo oltre vent’anni di servizio, dal 1° febbraio si ritroveranno senza lavoro. Spinti dalla disperazione, sedici dipendenti della Delivery Email ieri pomeriggio si sono mescolati alle tute blu all’ingresso della fabbrica
e si sono arrampicati fino al punto più alto dello stabilimento.
Dicono di volerci rimanere fin quando non avranno certezze sul loro futuro. A quasi venti metri d´altezza, senza protezioni e in mezzo a condotti di aria calda e ventole per la dispersione per il calore, è cominciata la fase più drammatica della loro lotta per salvare lo stabilimento di Termini. E il centro di tutto è diventato il tetto di un capannone giallo. Spicca un lenzuolo in cui, nonostante la distanza, sono ben chiare le parole «Vergogna Fiat».
Dopo che la Fiat ha deciso di affidare a propri dipendenti il servizio di logistica e pulizia dei cassoni, inglobando nel suo organico i lavoratori della Kuehne Nagel, per gli operai della Delivery Email, che nel 2002 ha ottenuto in subappalto la pulizia, è cominciato l´incubo. A causa del mancato rinnovo del contratto, l´azienda è stata costretta a fare tagli al personale: per 18 lavoratori, tutti con contratto a tempo indeterminato, dal 1° febbraio non ci sarà più posto. Da qui, con le lettere di licenziamento ancora in mano, la decisione di salire sul tetto dello stabilimento. «Siamo padri di famiglia disperati che tra pochi giorni non sapranno cosa fare per provvedere ai loro cari», dice Antonino Tarantino, portavoce degli scioperanti. Che lancia l´allarme: «Abbiamo deciso di salire quassù per far capire che i nostri licenziamenti sono solo il primo passo verso la completa chiusura e l´abbandono della Fiat: non scenderemo fino a quando non sarà stata fatta chiarezza».
Sulla stessa linea Andrea Ingrassia, operaio della Lear, che ieri era davanti ai cancelli in segno di solidarietà ai lavoratori della Delivery: «Questa - sostiene - è la cartina di tornasole del grado di preoccupazione che si sta raggiungendo tra gli operai. Finora tutto si era svolto in maniera pacifica, ma di qui in avanti sarà sempre più difficile: un uomo disperato è pronto a tutto pur di difendere il proprio posto di lavoro».
Numerosi sono i capannelli di tute blu che, nel corso del pomeriggio, vengono a dare il loro sostegno agli scioperanti. Intanto, all´interno dello stabilimento, il lavoro si ferma in segno di solidarietà. Vincenzo Polizzi, operaio della Magneti Marelli, pone l´accento sulle prospettive dei lavoratori alla luce dei licenziamenti: «Uscendo da qui - dice - non avranno possibilità. Hanno tutti poco meno di 50 anni, dove la trovano un´azienda disposta ad assumerli? Temo che possa succedere qualcosa di brutto».
Fernando Parrinello della Cisl, responsabile della sicurezza dei lavoratori, chiarisce la situazione: «Quei ragazzi rischiano la vita - spiega - sotto quel tetto passano tubazioni di aria calda e vapore a circa 140 gradi, e vicino a loro ci sono pericolose ventole per la dispersione del calore. Se si accendessero i riscaldamenti dello stabilimento o i forni della verniciatura, potrebbe accadere una disgrazia». Dura Palma Magrì, segretaria provinciale della Filcams-Cgil: «Non possiamo tollerare oltre la tracotanza della Fiat nei confronti dell´indotto - attacca - l´azienda si renda conto che non esistono figli di un dio minore tra i lavoratori e ritorni sui propri passi».
Ad aumentare l´angoscia degli operai, anche le dichiarazioni dell´assessore regionale all´Industria Marco Venturi: «Non siamo per nulla ottimisti sul fatto che la Fiat possa rimanere a Termini Imerese. Mi sembra difficile convincere il Lingotto a cambiare idea, ma ci proveremo fino alla fine». Da Venturi anche un invito ai vertici del gruppo torinese a venire incontro ai lavoratori: «Inasprire le tensioni nell´area di Termini Imerese non serve a nessuno».