14/6/2007 ore: 11:04
Torino. Ufficio fallimenti Cgil: 18 mesi a pieno ritmo
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Pagina XIII - Torino diciotto mesi a pieno ritmo L´ufficio di Torino, in via Pedrotti 5, è uno degli esperimenti pionieristici che la Cgil sta attuando sul versante dei fallimenti. Esistono uffici con queste competenze solo a Milano, Roma e Bologna. Altrove le situazioni di questo tipo vengono seguite dagli uffici vertenze dei singoli settori, come accadeva prima anche a Torino. «All´inizio è stata la Fiom a strutturare un servizio ad hoc per le aziende metalmeccaniche sull´orlo del fallimento – spiega Michele Di Bari, coordinatore degli uffici vertenze della Cgil di Torino – Si seguiva l´intera procedura, anche prima del fallimento, per vedere se ci fossero possibilità che qualcuno rilevasse l´azienda o i lavoratori fossero ricollocati in qualche modo e poi li accompagnava per usufruire degli ammortizzatori sociali. Gli altri settori, invece, affidavano le pratiche legali agli avvocati, che si occupavano solo di recuperare in tribunale i crediti del lavoratore». Col tempo il sindacato si è convinto che il modello seguito dalla Fiom fosse vincente ed è stato esteso a tutte le categorie di lavoratori. «Il settore metalmeccanico resta quello che coinvolge il maggior numero di casi, all´incirca il 70 per cento – spiega Maria Rosa Vincenti – ma in un anno e mezzo abbiamo toccato praticamente tutti i settori della provincia di Torino, dal tessile all´alimentare, dal chimico alle cooperative sociali. E ci siamo occupati anche di molte ditte con sede legale fuori Torino, che chiudevano stabilimenti qui ma andavano in tribunale a Pordenone o a Roma. Ogni azienda è un caso a sé, sia per il valore dei debiti che per la situazione dei lavoratori. Ma anche all´interno di una stessa ditta ci sono dipendenti a cui non sono stati pagati due mesi e altri addirittura un anno di stipendio». Naturalmente l´Ufficio procedure concorsuali interviene solo in quelle aziende i cui lavoratori chiedano l´intervento della Cgil per seguire la vertenza col datore di lavoro. E spesso si tratta di un intervento determinante, perché soprattutto nelle aziende piccole il rapporto personale con il datore di lavoro e la paura di perdere il posto limitano lo spazio di manovra dei sindacalisti quando già l´azienda non riesce a pagare più l´Inps o i fornitori e spesso – ma neanche sempre – li si chiama solo quando gli stipendi non arrivano da un bel po´ di mesi. «Soprattutto dopo la riforma della legge sul fallimento della scorsa estate, che rende più complessa la dichiarazione di fallimento e accorcia i tempi per presentare in tribunale le istanze dei lavoratori, occorre che i dipendenti che stanno attraversando un periodo difficile siano accompagnati e istruiti anche sui cavilli di legge, perché non compiano errori che portano a dover rinunciare agli ammortizzatori sociali», dice la responsabile del servizio. |