10/3/2006 ore: 11:43
Tour operator in coda all'Europa
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ECONOMIA ITALIANA - Pagina 11 TURISMO - Il nanismo delle imprese penalizza lo sviluppo - In Italia le grandi catene alberghiere coprono solo il 4% del mercato Laura Di Pillo MILANO - Pochi, fragili finanziariamente, troppo piccoli per vincere. L'Italia del turismo arretra e perde quote di mercato, un deficit di competitivit? fotografato anche dalle dimensioni dei principali operatori del settore. Nella classifica dei primi dieci tour operator in Europa non c'? traccia di Italiani. Al top il colosso tedesco Tui (quotato a Francoforte) da 13,1 miliardi di euro e l'americana Cendant (quotata al Nyse, da 8,4 miliardi): il primo operatore nazionale, Alpitour, compare solo in 20ma posizione (1,! miliardi). Per non parlare delle grandi catene alberghiere: Jolly Hotels, il primo gruppo italiano, ha 45 alberghi nel mondo (31 in Italia) e un fatturato da 232 milioni nel 2004. Cifre non comparabili a quelle del colosso francese Accor (5.195 milioni di euro fatturati, oltre 4mila alberghi nel mondo di cui 1.344 in Francia). ma anche la concorrenza degli spagnoli non scherza: gruppi come Sol Meli? e Nh Hoteles hanno rispettivamente in Spagna 37.826 e 13.412 camere insieme ad una presenza internazionale ampia. A pesare il nanismo di aziende speso giovani, familiari-artigianali con dimensioni troppo piccole per attrarre clienti tutto l'anno, la mancanza di forza commerciale e di penetrazione all'estero del made in Italy, l'inadeguatezza delle strutture ricettive (pur in presenza di un'offerta "da primato" da un milione di stanze), i prezzi alti, l'incapacit? di fare sistema sull'intera filiera. ?Sul fronte alberghiero Paesi concorrenti come Spagna e Francia hanno come noi moltissimi alberghi a conduzione familiare ma hanno anche delle imprese alberghiere nazionali di grande dimensione - sottolinea Pietro Sterpos, direttore di Bluepeter Spa -. Sono infatti le grandi catene alberghiere (in Italia pesano solo il 4% sul totale dell'offerta, il 24% nella Ue) ad attirare flussi internazionali importanti che necessitano di servizi adeguati e di una capacit? territoriale estesa?. Nodi strutturali, anomalie che si sommano a scarsit? di risorse finanziarie: pochissimi i gruppi italiani del settore quoati in Borsa (tra cui Jolly Hotels, Ventaglio) oltre alla mancanza di politiche pubbliche adeguate. ?La frammentazione del sistema ? una grossa difficolt? per la nostra competitivit? - ammette Renzo Iorio presidente dell'Aica (l'associazione italiana catene alberghiere) e vice presidente di Federturismo - ma pesa in Italia anche l'inadeguatezza dei servizi al turista, i taxi costosi, le difficolt? di spostamento sul territorio, l'incapacit? di fare squadra?. Anche dal punto di vista della promozione turistica, sostanzialmente oggi in mano alle Regioni che spendono complessivamente circa 200 milioni di euro: ?Serve una promozione centralizzata e forte - insiste Iorio - una normativa nazionale unica coerente con gli standard europei, ma anche un intervento sull'Iva che in Francia per esempio ? la met? della nostra, ma basterebbe come primo passo garantire la deducibilit? dell'Iva su tutta l'attivit? congressuale delle imprese, una manovra che consentirebbe un recupero di attivit? e competitivit? a costo zero per lo Stato?. |