Tris, lotterie e Superenalotto chi resiste alla crisi dei giochi

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Finanza
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lunedi 17 Settembre 2001
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pag. 37
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Su Lottomatica l’incognita del Gratta e vinci VITTORIA PULEDDA
A fine anno, secondo le previsioni, saranno stati venduti 150 milioni di biglietti di Gratta e vinci. Una miseria rispetto ai due miliardi di biglietti del ’96, l’anno record prima del clamoroso incidente di Curno, quando nel piccolo comune lombardo vennero vendute un numero di tessere vincenti che sfidava qualsiasi statistica. Da allora, le vendite dei Gratta e vinci si sono dimezzate anno dopo anno. E altrettanto hanno fatto le entrate per l’erario, che rispetto ai picchi di allora incassano circa quattro miliardi al giorno in meno: grosso modo 1.200 miliardi all’anno di mancate entrate. Eppure, il Gratta e vinci sembra diventato il massimo oggetto del desiderio. Tra qualche settimana (l’udienza non è stata ancora fissata, ma dovrebbe essere intorno alla fine di ottobre) il Tar del Lazio riprenderà in mano l’intera vicenda, per stabilire se davvero la cordata LottomaticaScientific Games è la legittima vincitrice della gara per la privatizzazione del gioco. E per Lottomatica, controllata al 35% da Olivetti, si scioglierà così una delle due incognite che gravano sul proprio futuro. L’altra è legata all’assetto azionario: nel piano di riassetto e razionalizzazione delle partecipazioni Olivetti, è ragionevole pensare che Pirelli ceda anche Lottomatica. Prima però dovrebbe arrivare la sentenza del Tar. A protestare sono stati molti: Sisal per la sua esclusione dalla parte finale della gara, SnaiEnte Tabacchi e AutogrillBanca di RomaGtech perché a loro giudizio l’offerta di LottomaticaScientific Games era in dumping. Tutte interessate a saltare sul carro di un gioco agonizzante. «Lo è solo in apparenza — sostiene Lorne Weil, presidente della Scientific Games, braccio tecnologico di Lottomatica — per un paio di considerazioni: in tutto il mondo questo tipo di gioco assorbe tra il 40 e il 60% del totale delle scommesse. Se applicassimo questi numeri all’Italia avremmo una cifra spaventosa, ma almeno sul fatto di raggiungere il vecchio record non abbiamo dubbi: è una certezza». Presenti in 60 paesi nel mondo, in 25 stati americani, con un attivo di 13 miliardi di tessere di Gratta e vinci stampate ogni anno e una quota di mercato internazionale pari al 50% delle lotterie istantanee, al quartier generale della società Usa sono tranquilli: il Tar darà ragione alla loro cordata e da quel momento potrà partire il grande rilancio del gioco. Le idee in cantiere non sono poche: schede multiple, con più tipi di giochi in contemporanea, tessere a tema con scelte accattivanti e giusta tempistica, premi differenziati, a seconda della propensione a rischiare, e persino lotterie in versione ‘previdenziale’: se gratti (e vinci) hai per tutta la vita una certa rendita al mese. Dalla sua Scientifica Games vanta, in tanti anni di presenza sul mercato, un’assoluta affidabilità e nessun incidente di percorso. Come dire, Curno con noi non potrebbe mai accadere. Se il Tar dovesse dar ragione ai ricorrenti, i risultati potrebbero essere azzerati. Se LottomaticaScientific Games si dicono sereni e sicuri di vincere, altrettanto sicuri si sentono anche gli altri. «Mi aspetto che il tribunale riconosca che non c’erano ragioni di escluderci dalla gara — sostiene Giorgio Sandi, presidente di Sisal — e che quindi di conseguenza ci sono i presupposti per indire un nuovo bando. E certo non saremo soddisfatti di essere giudicati dalla stessa commissione tecnica che ha analizzato le offerte la volta precedente». Come dire che è tutto da rifare. E i tempi sarebbero lunghissimi. A meno che non si arrivi ad una situazione di compromesso: «Nel frattempo, e persino in sostituzione della gara di privatizzazione, potrebbero essere affidati a più canali la distribuzione e il marketing del Gratta e vinci», propone Sandi. Insomma, una via di mezzo per ridare fiato ad un settore asfittico e nello stesso tempo dividere la torta fra tutti. Resta un dubbio: perché fa tanta gola un mercato che nel suo picco massimo ‘fatturava’ 4.000 miliardi? Perché dietro — è il caso di dirlo — c’è una scommessa: raggiungere rapidamente la cifra del record e moltiplicarla (tra l’altro, allora le tessere costavano 2.000 lire), vendendo più giochi in contemporanea a costi maggiori. Facendo in modo che l’aggio, il guadagno, sia sufficiente a giustificare l’impresa: nella proposta (accusata di dumping) di Lottomatica il consorzio si accontenta di poco meno del 4% degli incassi. Ma potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. «Tra lotterie e giochi vari — spiega Richard Weil — nel vostro paese quest’anno si scommetteranno almeno 24 mila miliardi di lire. E sarà anche una cifra in calo — aggiunge sornione — ma è pur sempre il posto al mondo che spende di più per scommettere… Non è un business da poco».
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Tris, lotterie e Superenalotto chi resiste alla crisi dei giochi La scheda
Ci sono tre grandi protagonisti del business dei giochi e delle scommesse in Italia: Lottomatica (società quotata dal maggio scorso, controllata da Olivetti e partecipata dalla Bnl), Sisal (società che fa capo a Rodolfo Molo, protagonista del Superenalotto) e Snai (a sua volta quotata e che fa capo alla Snai servizi srl e gestisce soprattutto le scommesse sulle corse dei cavalli). Complessivamente (a parte qualche piccolo operatore minore e il Coni, cui fa capo il Totocalcio) hanno gestito un business di 28 mila miliardi nel Duemila, destinati a ridursi nell’anno in corso. A fine agosto erano stati incassati 18.000 miliardi, con un calo del 9% rispetto allo stesso periodo del Duemila, escludendo il Gratta e vinci — che darà ben poche soddisfazioni — e le lotterie). Nel ’99, anno record, erano stati spesi 34.400 miliardi tra schedine del Totocalcio, Gratta e vinci, lotterie e scommesse varie: rispetto a quella cifra, l’anno in corso si chiuderà probabilmente con un calo del 20%. Nei primi otto mesi dell’anno il gioco che ha perso più terreno è il Totip (meno 26%) mentre quelle che sono andate meglio sono state le scommesse sportive (più 22%). Dimostrano una buona tenuta anche le scommesse ippiche e il Tris, mentre si è quasi dimezzata Formula 101. Superenalotto regge discretamente (meno 5% rispetto allo stesso periodo del Duemila) ma registra un calo medio delle colonne giocate del 20%, in conseguenza dell’aumento del costo della colonna, deciso nella Finanziaria scorsa.
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