21/7/2005 ore: 11:53

Turismo di qualità per il «Brand Italia»

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    giovedì 21 luglio 2005

    ECONOMIA ITALIANA - pagina 19


    LE PROPOSTE DELL'ASPEN


    Turismo di qualità per il «Brand Italia»


    Il sole, il mare e i monumenti non bastano più. Per rilanciare il turismo italiano ci vuole ben altro.

    Nessuno dubita che il nostro resti uno dei più bei Paesi al mondo e che il suo patrimonio artistico e culturale sia incomparabile, però i conti non tornano. Nella classifica mondiale delle destinazioni turistiche per arrivi l'Italia, nel 1970, era saldamente al primo posto. Oggi perde quote di mercato anno dopo anno e in termini di arrivi è scivolata al quinto posto della graduatoria internazionale. Davanti non ci sono solo gli Stati Uniti e la Cina ma perfino la Francia e la Spagna.

    Per l'industria italiana del turismo è crisi o declino? Si può ancora invertire la rotta? Ma come? Sono i problemi che Aspen Italia ha posto ieri al centro dell'incontro di Roma con operatori del settore, imprenditori, finanzieri, economisti, sociologi e politici nel quadro delle iniziative su « I grandi temi di attualità per il Paese » . Unici e non casuali assenti, malgrado il caldo invito a partecipare, i rappresentanti delle Regioni, a conferma della confusione e della conflittualità istituzionale che sul turismo imperversano tra centro e periferia.
    Presiedendo i lavori delle due sessioni ( « Le strategie per rilanciare il Brand Italia » e « Territorio, infrastrutture e strumenti finanziari » ) in cui si è articolata la conferenza, il ministro Lucio Stanca e l'europarlamentare Enrico Letta sono subito andati al cuore dei problemi con una visione alta e globale dei nodi sul tappeto. « Qual è il prodotto che vogliamo vendere? Quale il modello e quale la strategia per il turismo italiano? » ha chiesto Stanca. « Le questioni cruciali — gli ha fatto eco Letta — sono due: c'è un problema industriale, non diversamente da quel che avviene in tutta l'industria nazionale, e c'è un problema istituzionale, che è quello di chiarire chi coordina e chi promuove il turismo italiano » .

    «La prima cosa da fare per avviare il rilancio — è stata la risposta del presidente di Federturismo (Confindustria), Costanzo Jannotti Pecci— è archiviare il dilettantismo e parlare di turismo in termini di politica industriale, affrontando i problemi strutturali che sono alla base della crisi, a cominciare dalla confusione istituzionale e dalla debolezza della promozione» . «Il balletto tra Stato e Regioni sulle competenze ci fa rimpiangere il ministero del Turismo» , ha aggiunto Bernabò Bocca, presidente di Confturismo e Federalberghi Faiat, secondo cui gli interventi prioritari devono riguardare il fisco, le infrastrutture e la promozione.

    In realtà, non tutti i segmenti del turismo italiano vanno male: « Il turismo religioso — ha sostenuto monsignor Liberio Andreatta, ad dell'Opera Romana Pellegrinaggi — continua a crescere » . E il suo successo indica la chiave di una possibile svolta di tutto il turismo italiano attraverso la « riorganizzazione dell'intera offerta in intinerari tematici » , con progetti che esprimano valori forti.

    «Il turismo — ha spiegato il direttore del Centro Studi della Confindustria, Paolo Garonna — è lo specchio della crisi dell'industria » e come questa richiede una cura a base di innovazione, concorrenza, internazionalizzazione, crescita dimensionale, semplificazione, equa fiscalità. « Ci sono tanti turismi possibili — ha convenuto il presidente di Autostrade, Gian Maria Gros Pietro — ma in molti non siamo più competitivi: per vincere bisogna scegliere il modello giusto e il nostro non può essere che il turismo ricco e di qualità » . « Attenzione, però: qualità sì, ma a tutto campo e per tutti i segmenti dell'offerta turistica » , ha obiettato l'ex ministro Giovanna Melandri, che ha insistito sul legame tra politiche del turismo e politiche dei beni culturali. « Io però vorrei sapere chi è l'interlocutore politico del turismo » , ha chiesto l'ad di Pirelli Real Estate, Carlo Puri Negri, secondo cui per rilanciare l'industria turistica bisogna avere idee chiare, fare scelte nette ( « Per la Sardegna si possono potenziare i voli dall'estero o chi arriva nell'isola da oltreconfine dovrà sempre fare scalo a Milano e a Roma? » ) ed evitare che tutte le competenze vengano decentrate alle Regioni.
      Ne conviene anche il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Bruno Tabacci: « È ora di finirla con la retorica e la confusione del federalismo: il turismo di qualità ha bisogno di coordinamento perchè quel che dobbiamo promuovere è il Brand Italia, non il Brand del Molise o della Basilicata » . Chiarire il modello di business e risolvere il rebus istituzionale per uscire dalla crisi

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