Un libro di Curcio. "L'azienda totale": le paure tra gli scaffali
3 luglio 2002
L'azienda totale Le paure tra gli scaffali. Un libro di Curcio
In silenzio soffri Se non «fai squadra», sei fuori. E fai carriera se abbassi la testa. Il cliente? Massimo rispetto, è il «secondo datore di lavoro»
L. FA. MILANO Le invisibili sofferenze raccolte nel libro L'azienda totale (ed.Sensibili alle Foglie, presentazione venerdì 5 luglio alle 14,30 presso la Cgil di Sesto, viale Marelli) sono state messe a fuoco grazie ad alcune persone che lavorano in Esselunga. Ma il curatore del libro, Renato Curcio, preferisce dire «l'azienda immaginaria» per farne un modello paradigmatico adattabile anche ad altre aziende della grande distribuzione. Il libro è il frutto di un lungo lavoro di narrazione compiuto da alcuni lavoratori e sindacalisti della UilTucs; durante 5 incontri di 4 ore ciascuno, hanno fornito diversi spunti di riflessione sui «dispositivi totalizzanti che operano nelle dinamiche aziendali»; fatte le dovute distinzioni, questa la tesi, sono gli stessi dispositivi che operano nelle istituzioni totali. Nell'azienda totale l'attacco psicologico contro il lavoratore è strutturale e comincia con una vera e propria iniziazione come succede alle reclute in caserma, «è l'ipermobbing, l'equivalente delle strategie attuariali di controllo nella società in generale». L'ostentazione di onnipotenza - «o sei disponibile, o ti facciamo fuori» - è l'aspetto che rafforza il mito aziendale dell'invincibilità. Un mito che fa paura: il lavoratore non apre bocca perché sa che la rappresaglia sarebbe certa, dispositivo tipico delle istituzioni totali che porta all'autoreclusione del lavoratore («ma possibile che nessuno si ribelli?», si sentono spesso ripetere i lavoratori dell'azienda reale). Un mito che, però, fa anche gioco di squadra: «Se fai come diciamo noi, farai carriera». E la pressione del gruppo che collabora spesso si accanisce mortificando «chi non fa squadra». Il «luogo della tortura» è la cassa; e c'è anche la gogna, l'ostentazione della punizione nelle bacheche. Ma l'azienda totale sa trattare anche con guanti di velluto, è la strategia dell'«illusione della confidenza», succede quando il capo negozio ti prende sottobraccio e ti confida amichevolmente che gli hanno chiesto di tenerti d'occhio: «Un dispositivo che riproduce a livello micro-relazionale il dispositivo panoptico immaginato da Geremy Bentham nel 1786 per ottenere insieme ad un efficiente controllo anche la riforma morale dei reclusi», scrive il curatore del libro.
C'è un capitolo interessante anche per il cliente, «il secondo datore di lavoro», come predica l'azienda. Un soggetto che quando entra in un supermercato viaggia nel mondo parallelo dell'ipermerce e non incontra mai il lavoratore, pur esercitando nei suoi confronti un vero e proprio potere disciplinare: una lamentela e per il lavoratore sono sempre guai. Le cassiere sono terrorizzate anche se salutano sorridendo: «Buongiorno», «Buon pomeriggio», «Buonasera», «Grazie, arrivederci». Parole obbligate, scritte su un cartello nascosto alla vista del cliente. E se decidesse di cambiare azienda reale?
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