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23 Novembre 2004
VIA NAZIONALE SMENTISCE IL CALO DI PROPENSIONE AL RISPARMIO DEGLI ITALIANI Un popolo tutto casa e finanza a basso rischio Gli investimenti continuano, ma con decisi cambi di direzione I mutui per acquisti immobiliari preferiti a bond e fondi comuni
ROMA DAVVERO gli italiani non ce la fanno più a risparmiare? Secondo i dati della Banca d’Italia non sembra proprio. Nella prima metà del 2004, il flusso di nuovi investimenti finanziari è stato consistente; si sta solo attenti a dirigersi su attività meno rischiose. Inoltre, molte famiglie continuano a impegnarsi nell’acquisto di una casa; ed è ancora conveniente farlo, perché i prezzi degli immobili sono saliti, è vero, ma non a livelli innaturali. Se ci si indebita, è appunto in mutui casa; il credito al consumo resta su livelli molto inferiori a quello degli altri grandi Paesi.
Questo dicono i dati, molto precisi, contenuti nel Bollettino economico semestrale della Banca d’Italia. Accanto ai problemi ben noti dell’economia nel momento attuale, soprattutto l’industria che non marcia, ne risulta un quadro complessivo di benessere non intaccato, almeno nelle medie generali. Tra rialzo della Borsa e aumento del valore degli immobili posseduti, non è affatto vero che gli italiani siano divenuti «più poveri», se pure è altrettanto vero che il potere d’acquisto reale delle retribuzioni di fatto dei lavoratori dipendenti ristagna.
Risulta dunque alla Banca d’Italia che «nei primi sei mesi dell’anno 2004, il flusso di risparmio finanziario delle famiglie italiane (il saldo fra crescita degli investimenti e crescita dei debiti, ndr) è aumentato a 53,9 miliardi di euro, da 13,6 nello stesso periodo dell’anno precedente». Si tratta di circa 950 euro in più a testa per ciascuno di noi, in media. In proporzione al prodotto interno lordo, questo flusso rappresenta l’8%, «un valore più elevato di quello registrato in media nell’ultimo decennio». Casomai dunque si risparmia di più, non meno. Nel 2004 la finanza ha ripreso quota rispetto al mattone.
Certo le lezioni del 2003, anzi le vere e proprie scottature prese con certi «prodotti finanziari», hanno lasciato il segno. Scrive la Banca d’Italia che «le famiglie hanno orientato i loro investimenti finanziari verso attività caratterizzate da rischiosità minore rispetto al passato».
Meno fondi comuni, in calo netto di 7,3 miliardi di euro; meno «obbligazioni emesse da imprese non finanziarie e da società non bancarie italiane», in calo per 2,1% miliardi, -3,9% in percentuale, effetto evidente del crack Parmalat; molti più titoli di Stato, molte più obbligazioni bancarie, per 29,4 miliardi nel complesso. Più modesti sono stati gli acquisti netti di azioni, in parte orientati all’estero; tra i fondi comuni, bene soltanto quelli esteri.
Insomma gli italiani risultano detentori di una ricchezza finanziaria ingente, al netto circa 2 volte il prodotto, valore superiore alla media tra gli altri principali Paesi dell’area euro, che è di 1,2 volte circa; l’aumento dell’8% in questo valore registrato nella prima metà del 2004 è da attribuire non solo al flusso netto di cui si diceva prima, ma anche all’aumento di prezzo dei titoli azionari già detenuti. Dall’altro lato si è avuto un incremento dei debiti delle famiglie; ma bisogna considerare che siamo al 26,5% del prodotto lordo, contro una media dell’area euro più che doppia.
Il saldo positivo di 53,9 miliardi deriva appunto dalla differenza tra 75,9 miliardi di nuovi investimenti realizzati e 22 miliardi di nuovi debiti contratti. Mentre all’indagine campionaria ordinata dall’Acri in occasione della Giornata del risparmio, il 21% degli interpellati aveva risposto di non riuscire a risparmiare nulla e il 14% addirittura di far ricorso a prestiti.
Stando alla Banca d’Italia, con dati che dovrebbero essere completi ed esaurienti, la famiglia media italiana possiede - tra conti in banca, denaro liquido, titoli, fondi comuni, azioni, polizze vita - un patrimonio finanziario di 138.000 euro circa; ed è indebitata per 18.000 euro, in gran parte sotto forma di mutui casa. A proposito della casa, il Servizio studi della Banca d’Italia è voluto intervenire nel dibattito itnernazionale in corso sul prezzo degli immobili. Esiste o no una «bolla», ossia un gonfiamento anomalo dei prezzi delle case e degli uffici destinato a scoppiare prima o poi? La risposta che viene data è: in Gran Bretagna forse sì, altrove, Italia compresa, no. Nel nostro Paese, nostante l’aumento dei prezzi registrato (+35-40% negli ultimi 5 anni) i calcoli della Banca d’Italia mostrano che l’acquisto è ancora conveniente, con un rapporto tra rate di mutui ai prezzi dati e reddito disponibile che resta su livelli molto favorevoli, e mai conosciuti prima dell’euro.
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