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Una morte annunciata 20 marzo 2002
di Luigi La Spina
Ancora una volta, un attentato feroce e altamente simbolico cerca di sconvolgere la democrazia italiana. In un momento molto delicato di confronto politico e sociale, alla vigilia di una manifestazione sindacale che si annuncia imponente, un gruppo di assassini replica, con una inquietante somiglianza, il copione di un’altra drammatica vicenda, quella del delitto D’Antona.
Il professor Marco Biagi, consulente del ministro Maroni, economista da tutti molto stimato, collaboratore e amico anche dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, era in prima fila nello studio di quella riforma del mercato del lavoro, di cui le modifiche annunciate dal governo sull’articolo 18 co- stituiscono solo una piccola parte.
Pur con la serenità e la competenza del tecnico che offre alla politica il valore dell’approfondimento scientifico, Biagi si era battuto con chiarezza per la necessità di questa riforma. Poteva costituire perciò uno degli obiettivi principali di un terrorismo spietato che sembra accanirsi, come fu per D’Antona, soprattutto contro gli esperti, i consulenti del mondo del lavoro.
A questo proposito, stupisce che una persona con un profilo professionale così a rischio, non fosse adeguatamente protetta. Proprio pochi giorni fa, un rapporto dei servizi segreti, pur non facendo esplicitamente il suo nome, segnalava il pericolo di possibili attentati contro collaboratori del ministro Maroni. Una segnalazione che evidentemente non è stata valutata con la necessaria attenzione. Il dolore per un delitto così barbaro e l’angoscia per un clima politico e sociale così delicato dovrebbero imporre alla classe dirigente del nostro paese uno scatto di responsabilità e una profonda riflessione.
Occorre innanzitutto evitare speculazioni partitiche su un attentato gravissimo. Alcuni commenti ieri sera, sia pure sull’onda di una comprensibile immediata emozione, purtroppo non hanno dato il buon esempio. Il momento è così difficile che non si possono tollerare intemperanze verbali, accuse gratuite, oscure minacce. Governo e sindacati, poi, davanti alla nuova innocente vittima di un terrorismo assassino dovrebbero fare, entrambi, un passo indietro. Crediamo sia ancora possibile, soprattutto in una situazione così drammatica, valutare con doveroso senso di responsabilità le conseguenze di uno scontro sociale che si annuncia molto pericoloso.
Il filo di un compromesso ragionevole, che non trasformi un normale confronto di idee sul futuro sviluppo della nostra società e sul lavoro dei nostri figli in una assurda guerra sociale, si può e si deve ancora trovare. Potrebbe essere l’omaggio più giusto per celebrare la memoria di una nuova vittima di una disperata ossessione omicida.
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