Vendola conquista la CGIL
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BARI— Ce ne erano tanti di politici al congresso della Cgil che si tiene a Rimini, soprattutto di centrosinistra, e rappresentanti del Governo seduti nelle prime file al palazzo dei congressi. Per i 1.050 delegati, però, la superstar indiscussa è stata il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che a fatica è riuscito a scambiare qualche battuta con i colleghi a causa della fila di delegati Cgil che volevano stringergli la mano e fotografarlo. Tra i rappresentanti del Governo c’erano il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi (fischiato).
Presenti ad ascoltare la relazione del segretario nazionale, Guglielmo Epifani, anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, il leader Idv, Antonio Di Pietro, e quello dei Verdi, Angelo Bonelli. In prima fila anche Armando Cossutta, l’ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti e l’ex presidente del Senato Franco Marini, il presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, i segretari di Cisl e Uil. E c’era anche Confindustria ai suoi massimi livelli con la presidente, Emma Marcegaglia, il vice presidente Alberto Bombassei e il direttore Giampaolo Galli. Chiaro il messaggio mandato da Vendola all’importante parterre presente: «Il cantiere dell’alternativa del centrosinistra non può non passare dal mondo del lavoro. Se il lavoro non torna al centro della scena pubblica, la sinistra non potrà ricostruire la propria capacità di egemonia, non potrà rimettere in piedi il cantiere dell’alternativa ad un berlusconismo che ha trionfato in questi anni». Un intervento in linea con quello di Epifani che nella relazione aveva sottolineato come «il lavoro, l'occupazione debbono costituire la priorità delle priorità», proponendo anche «un piano straordinario triennale per il lavoro e l'occupazione. Con un terzo di nuova occupazione da creare nel Mezzogiorno e con un’attenzione al lavoro delle donne». Una relazione, ha osservato Vendola, «che trasmette l'orgoglio di una grande storia e il coraggio di guardare alla necessaria innovazione, e soprattutto la capacità di decifrare la soggettività di un mondo spesso sconosciuto, quello del precariato». Rispetto alla questione dei rapporti con le altre confederazioni, Vendola ha tenuto a sottolineare come «il tema dell’autonomia del sindacato, della ragione sociale e culturale della sua esistenza, è il terreno su cui Epifani ha offer to uno spunto anche drammatico di riflessione: non ha fatto una critica dura per poi proporre una specie di ricomposizione ispirata al galateo delle relazioni sindacali. Ha posto un problema che è quello della coesione sociale, della tenuta della democrazia e della nostra civiltà, un problema che va affrontato su un terreno di lavoro comune da parte dei sindacati». Quanto al ruolo dei sindacati, il governatore pugliese ha anche spiegato che «sono un architrave della vita democratica, tanto più in tempi di inquietudine, crisi, incertezza politica sociale, culturale ed economica. E la grande Cgil è un punto di riferimento anche per la civiltà democratica del nostro Paese. Nel mio piccolo, mi sento di casa, qui in Cgil». Poche battute ha riservato invece, il governatore, alla vicenda che ha portato alle dimissioni del ministro Scajola: «E’ il sintomo di una malattia grave che riguarda la politica e il berlusconismo». E’ evidente che l’accoglienza riservata al governatore pugliese ha messo una volta di più in luce il problema della leadership del centrosinistra. Una questione sulla quale è tornato, ieri, Di Pietro che, proponendo un candidato premier oltre gli schieramenti di partito, ha stoppato l’avanzata della candidatura di Vendola: «Vendola è il governatore della Puglia e deve governare per 5 anni: non lo abbiamo mandato là per dargli un trampolino di lancio per altre realtà».