27/6/2007 ore: 11:57
Veneto. Negozi aperti: «accordo» su 12 domeniche
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su 12 domeniche all'anno Il primo nodo sono le aperture domenicali. La grande distribuzione ha sempre spinto per il sì e ne ha chieste 26. I rappresentanti dei lavoratori per il no: «Perché la domenica deve rimanere la giornata del riposo, dedicata alla famiglia o alla vita sociale. Lavorare bene significa anche seguire modelli di organizzazione compatibili con la vita sociale e familiare, altrimenti la famiglia diventa uno slogan vuoto e demagogico», ha dichiarato Rocco Campa, parlando a nome delle tre categorie. Un fronte compatto, che ieri è sceso in campo per la prima volta unitariamente alla Fiera di Padova. Con i sindacati si è dunque schierata la Confesercenti. «Io penso tutto il male possibile sulle aperture domenicali. Oltre alle quattro di dicembre, otto sono sufficienti e forse sono anche troppe», ha ribadito il presidente regionale Maurizio Franceschi. Nel mirino c'è la proliferazione dei centri commerciali: «I danni sono sotto gli occhi di tutti. I negozi chiudono e dove non ci sono negozi inizia il degrado e diminuisce la sicurezza. Il problema è soprattutto il format. Vicino al centro commerciale sorgono multisala, strutture per il tempo libero che vanno a sostituire i centri paesani e cittadini, svuotandoli delle loro funzioni». Gava ha ricordato che i criteri guida per i centri commerciali «sono ispirati alla coincidenza fra programmazione urbanistica e commerciale, non solo quantitativa ma anche qualitativa e strategica orientata anche al recupero di alcune aree, quattro in sei anni». A sostenere le ragioni della domenica di chiusura è giunto anche monsignor Giuseppe Masiero dell'Azione cattolica nazionale: «Per quanto riguarda le domeniche ricordo che ci dev'essere il tempo del lavoro e il tempo della festa. Sui centri commerciali dico che hanno la capacità di proiettare i nostri desideri in uno scenario che altri progettano e realizzano. Le relazioni che si formano li dentro sono spesso illusorie perché nate in fuzione del consumo ». E le deroghe per le città d'arte, che rischiano di allargare a molti centri il perimetro delle aperture? «Lì la legge rimane così com'è», ha stoppato Gava. A.P. |