Vigilanza privata, è caos su contratti e sicurezza
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TERNI - Turni di lavoro massacranti, ferie e riposi non goduti, straordinari non pagati, mezzi ed equipaggiamenti senza revisione. Peggio di una "giungla" usando le parole pronunciate dai sindacati -, a causa di una concorrenza sfrenata che mette ogni giorno a rischio la sicurezza dei vigilantes, ma anche dei semplici cittadini. E un grido di allarme forte quello che viene sollevato dalle sigle sindacali di categoria in merito alla situazione in cui vive il settore della vigilanza privata nella provincia di Terni. L`appello è rivolto alle istituzioni - prefettura in primis - per ristabilire un clima di ordine e individuare un sistema di regole condivise a tutela dei circa 200 lavoratori armati impiegati nel territorio: tariffe, appalti, rispetto del contratto collettivo nazionale e di quello integrativo provinciale sono infatti i punti principali di una relazione inviata dai segretari di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, Matteo Lattanzi, Francesco Di Antonio e Massimiliano Ferranti, alla stessa prefettura. Dopo un primo incontro, il 29 luglio scorso, con il viceprefetto Vincenzo Romano, i sindacati chiedono ora di indire al più presto un tavolo di confronto sul tema della vigilanza privata, coinvolgendo, oltre alle organizzazioni sindacali, tutte le aziende del settore, la direzione provinciale del lavoro, la questura e l`ispettorato del lavoro di Terni. Il dito dei sindacalisti è puntato prima di tutto contro le aziende: nove quelle che al momento operano nel Ternano, ma solo un terzo ha firmato un accordo integrativo provinciale che garantisce condizioni di tutela della sicurezza ed economica ai lavoratori. Nel corso degli anni, anche grazie alla liberalizzazione del settore, il numero delle aziende attive (anche provenienti da fuori regione) è cresciuto, ma non tutte hanno sottoscritto questo contratto, nonostante i ripetuti solleciti negli incontri avvenuti alla direzione provinciale del lavoro. «Se una guardia giurata di sesto livello in regola costa 18 euro l`ora - hanno spiegato ieri i tre rappresentanti sindacali nel corso di una conferenza stampa -, ci sono aziende che svolgono lavori a 14-15 euro l`ora». Per 1 ` aggiudicazione degli appalti vige d`altronde la regola del massimo ribasso e quindi la logica conseguenza è che i lavoratori vengono spesso «sottopagati rispetto all`impegno orario profuso»: c`è chi arriva a guadagnare non più di 800 euro al mese, quando uno stipendio medio nel settore si aggira sui 1.200-1.300 euro. Anche gli organici, inoltre, vengono ridotti al minimo, con il ricorso sistematico a lavoro supplementare e straordinario, anche al di sopra delle soglie previste dal contratto nazionale. Ad essere messa a repentaglio è quindi la sicurezza, «poiché i lavoratori sono sottoposti a turni di lavoro troppo pesanti, non godendo delle giuste pause e dei riposi previsti». Ma non solo: da alcuni lavoratori, sempre secondo i sindacati, arrivano segnalazioni sulla mancanza di controlli previsti sugli automezzi. «I lavoratori sono esasperati, trattandosi per la maggior parte di padri di famiglia - hanno sottolineato ancora i tre rappresentanti sindacali -. Si sta creando una situazione pericolosissima ed è necessario che gli organi di competenza controllino continuamente». Dopo l`incontro di fine luglio e l`invio della relazione, ora i sindacati attendono una nuova convocazione per settembre. A quel punto chiederanno certezze e regole chiare per dare garanzie a 200 famiglie e non solo.