Zara: "Fateci piangere il collega morto"
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La denuncia dei commessi: negato il permesso per andare tutti al funerale
MAGLIETTA e vita, salvo contrordini vince la maglietta. Maglietta e lavoro, ha già vinto la maglietta. Maglietta e bambin Gesù, siamo in forse. La vita era quella del ragazzo pratese morto a 21 anni pochi giorni fa, travolto da un auto dopo una festa a Bologna. Lavorava da Zara e ora le commesse lottano per andare al funerale o perlomeno commemorarlo in qualche modo. «La ditta non ci sta», dicono con grande dolore: «Perderebbe troppi profitti. Profitto e consumo vanno avanti a tutto». Anche alla morte e al dolore. Il lavoro è quello che si celebra il Primo Maggio nel mondo, «ma a Firenze - continuano le commesse - la partita l´anno scorso l´abbiamo persa e quest´anno il sindaco ha già annunciato negozi aperti. Così si cancellano anni di storia e di lotte». Il bambin Gesù in questo caso è il simbolo della grande minaccia: lavorare anche Natale e Santo Stefano. Il primo Natale a vendere magliette e abitini. Una data che sarebbe storica. «Ma da Zara - dicono rsu e rsa, i rappresentanti sindacali di qualsiasi tendenza siano - le voci che vogliano farci lavorare a Natale circolano».
«Il ragazzo - raccontano accorate le commesse di Zara - non era un dipendente diretto, ma era come se lo fosse. Ci portava la merce dal magazzino di Campi, lo conoscevamo tutti e ora lo piangiamo tutti». Venerdì sarà il funerale: «Avevamo chiesto di tirare giù il bandone per l´ora del funerale in segno di lutto e di partecipazione al dolore della famiglia. Niente da fare, si sarebbero perse troppe vendite. Allora abbiamo chiesto almeno di spegnere in quell´ora la musica. Un altro no». No anche alla partecipazione al funerale: «Saremmo voluti andare tutti, ci hanno detto che sarebbe saltata l´organizzazione del negozio. Ma una vita troncata a vent´anni vale più del profitto». .
Troppo esigenti le commesse di Zara? Troppo ignare delle ragioni del commercio? No, dicono. Perché c´è l´esempio dei «sabati perfetti». Lo sapevate cosa sono i «sabati perfetti»? Quelli in cui si vende più che si può. E come? «Chiamando in aiuto una quantità di giovani dalle agenzie interinali. Non si sarebbe potuto fare anche per sostituirci nelle ore del funerale?». Questo il ragionamento che le commesse proveranno a ripetere oggi alla dirigenza. Ma per ora la risposta, raccontano, è un secco no.
E all´orizzonte c´è Natale: «Ancora non ci hanno detto niente di certo. Solo voci. Ma noi abbiamo paura perché l´anno scorso prima ci furono le voci e all´ultimo l´ordine di servizio di lavorare il Primo Maggio. Se già quello è inaccettabile, figuriamoci Natale. E´ l´ultimo baluardo, siamo aperti 363 giorni su 365. Se vi sembra poco». Non sembra poco ai sindacati regionali dei commessi, Cgil, Cisl e Uil, che tutti insieme hanno raccolto 50.000 firme contro le aperture nei giorni di festa non previste negli accordi. Le porteranno a breve al presidente della Toscana Rossi. «I consumi sono diminuiti più del 7% in tre anni, vorremmo discutere di come si affrontano davvero crisi e precariato. Non crediamo che lo si possa fare con una domenica o una festa in più di lavoro», dicono i sindacalisti ricordando, oltre al Primo Maggio, che, con le due domeniche in deroga concesse in più a Campi, ai Gigli si lavorerà ininterottamente la domenica da novembre a gennaio.