9/1/2012 ore: 13:03

La liberalizzazione non risolve i problemi

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RIMINI - Liberalizzazione nel commercio? Andiamoci cauti. A dirlo sono le associazioni di categoria, i sindacati, oltre alla Regione Emilia-Romagna. A controbilanciare gli entusiasmi di una fetta di esercenti che ieri si è dichiarata favorevole alle liberalizzazioni degli orari e delle aperture delle attività, categorie, parti sociali e Regione sono pronti a dare battaglia. L`assessore regionale Maurizio Melucci ribadisce la possibilità di un ricorso alla Corte Costituzionale, sulla scia di quanto si appresterebbe a fare la Toscana. Ma ci si muove anche per chiedere al Governo, insieme a tutte le altre regioni, di tornare a prima del decreto salva-Italia. Non solo.
Quanto alle associazioni di categoria riminesi, la contrarietà alla deregulation è netta. "Una certa liberalizzazione da noi già c`era: ma il punto è che viene contrabbandato il concetto di liberalizzazione come risoluzione dei problemi economici. E non è affatto così", spiega Gianfranco Simonetti, presidente di Confesercenti Rimini. "Chiunque abbia una vita familiare può lavorare dentro il suo esercizio 24 ore su 24? No". Con orari e aperture selvagge, "verrebbe a mancare un rapporto con i consumatori che lascia indietro la qualità dei prodotti e del servizio". Certo, l`idea di fondo è quella di adeguarsi alle richieste del mercato, "per questo siamo disponibili a rivedere gli orari tenendo aperto nella pausa pranzo oppure di sera durante i periodi estivi". Il cambio di marcia lascia molti buchi neri anche per Confcommercio, favorevole, come evidenzia il presidente Alduino Di Angelo, alla libertà di apertura e chiusura a proprio piacimento, ma "accompagnata da una liberalizzazione burocratica che tolga tante delle in- combenze a cui è sottoposto chiunque abbia una partita Iva, perché così com`è non serve a nulla, ci vuole una manovra più corposa". Pronti a non scendere a patti, ci sono le parti sociali. Filcams Cgil di Rimini, che sul provvedimento mettono una croce nera. "Chi pensa che aprire i negozi 24 ore su 24, comprese domeniche e festività corrisponda a una ripresa dei consumi, a nostro avviso si sbaglia". I sindacati proprio non ci stanno. "In una condizione di crisi come quella attuale, a fronte di maggiori aperture corrisponderà un mero spostamento dei consumi dal commercio debole a quello forte e non un aumento". La loro speranza, per ora, è quella dell`intervento della Regione "l`unica a poter contrastare un provvedimento così recessivo". Ma tra i negozianti, in realtà, continuano a registrarsi posizioni di apertura: "Liberalizzazione? Perché no", è questa la risposta di Claudia Spada, titolare del negozio Lecivettevintage. E non è l`unica tra i piccoli negozi del centro. "Io sono d`accordo - continua - potrebbe
essere un`occassione soprattutto per l`orario continuato in pausa pranzo o per creare fasce di lavoro alternative".