18/11/2022 ore: 17:23

Buoni accordi e pratiche discutibili, i tanti volti di Amazon

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È stato siglato soltanto poco più di un mese fa l'importante accordo con Amazon Italia: aumento delle retribuzioni, dei buoni pasto ed erogazione di un bonus welfare. Un quadro positivo, dunque, nel quale si inserisce anche il programma dell'azienda di procedere con nuove assunzioni da qui alla fine dell'anno. E proprio mentre la stampa ne parla arriva la notizia dell'ipotesi di 10000 esuberi negli Stati Uniti, che riguarderebbero il personale aziendale - dalla divisione hardware a retail, cloud gaming e risorse umane - e non dovrebbero coinvolgere la rete operativa e i reparti logistici.

Ma i rapporti con il colosso di e-commerce, presente in una ventina di paesi con circa 1 milione e 300mila dipendenti, sono una materia complessa che, a fronte di una politica di fondo uniforme, sembra prendere forme diverse in base alle condizioni sociali e di lavoro dei diversi paesi e del diverso grado di sindacalizzazione. Anche tra paesi fortemente sindacalizzati si registrano delle differenze. Singolare è la situazione tedesca, dove stato di agitazione e scioperi vanno avanti da anni per la mancata applicazione del contratto del commercio. Al susseguirsi di scioperi Amazon ha risposto dislocando parte del traffico nella vicina Polonia.

Si registrano differenze contrattuali, per ragioni diverse, anche tra i vari siti di uno stesso paese: il primo sito italiano di Amazon, ad esempio, lo storico hub di Castel San Giovanni nei pressi di Piacenza, è l'unico ad avere il contratto del Commercio in Italia. 

"In Italia, dove i siti Amazon sono 65, e l'ultimo magazzino aperto a San Salvo, in provincia di Chieti, prevede a regime 1000 persone, si continua ad assumere" dice Manola Cavallini, Cgil Nazionale, e forse è il largo uso di lavoro in somministrazione, in modo strutturato, spiega, a tenerci lontani dalle oscillazioni negative post-covid che potrebbero essere alla radice dei ventilati esuberi oltre oceano.

Reduce dalla conferenza dell'Alleanza mondiale Amazon che si è tenuta a inizio novembre a Bruxelles, Cavallini racconta come i problemi che si affrontano in Italia con l'azienda di e-commerce siano in scala ridotta rispetto a quelli che si vivono ad esempio in India o in Brasile, dei quali sono arrivate testimonianze dirette alla conferenza.

La situazione italiana è migliore, ma l'azienda è la stessa, ed è difficile dunque allentare la guardia.

"In Polonia hanno aperto il più grande call center multilingue d'Europa, che potrebbe sostituirsi in qualsiasi momento al call center di qualsiasi altro paese del vecchio continente. A Cagliari, dove c'è il call center italiano, c'è un tavolo contrattuale aperto da tempo e accordi in fase di discussione. Non sono in sciopero, ma se dovessero farlo, la Polonia sarebbe in grado di ovviare a questo disagio".

La Polonia è uno dei paesi dove il sindacato non riesce a varcare i cancelli dell'azienda. "Noi in Italia abbiamo una condizione nettamente migliore del resto del mondo, abbiamo un contratto settoriale commercio applicato a Piacenza, un contratto settoriale nazionale della logistica applicato negli altri siti, il contratto nazionale telecomunicazioni applicato a Cagliari e ovunque abbiamo fatto il secondo livello di contrattazione come previsto dai contratti, siamo oltre rispetto a quello che sta capitando negli altri paesi".

È la stessa invece, dappertutto, la politica di insediamento di Amazon che, oltre a sottrarsi all'erario, apre nuove sedi con la partecipazione economica delle istituzioni locali e privilegia aree periferiche e mal collegate che i lavoratori faticano a raggiungere e che non offrono possibilità di alloggio.

Succede ora a San Salvo, era successo nella zona di Rovigo, dove all'inizio i lavoratori dormivano in macchina.

È proprio l'organizzazione del lavoro al centro del confronto con l'azienda adesso nel nostro paese e tra le questioni sul tavolo c'è la condizione di quei lavoratori che sono costretti a stare fuori di casa 12 ore per lavorarne 8. "Pensiamo a cosa significa quando si fanno i turni notturni, perché si lavora 24 ore al giorno, per 365 giorni l'anno".

E poi c'è la questione degli appalti: pulizie, servizi di mensa e di sorveglianza sono affidati a ditte esterne, ma a regolarne e controllarne l'ingresso è Amazon. È così che succede, soltanto pochi giorni fa a San Salvo, che una lavoratrice dei Servizi fiduciari si scopre privata del badge di ingresso ed estromessa dal lavoro soltanto presentandosi la mattina in azienda, senza riuscire ad entrare. Il giorno prima era stata vista mangiare sul posto di lavoro, durante la sua pausa. Non è stata contattata la ditta in appalto, la Cosmopol, non è stata contattata la lavoratrice, non si è scelta la via di un semplice monito o di una segnalazione: la lavoratrice è stata messa da parte come un pacco difettoso. Senza tenere conto, ovviamente,  del fatto che avesse chiesto al suo referente il permesso di mangiare dove si trovava. E, racconta Daniela Primiterra, Filcams Cgil Chieti, non è la prima volta che succede.

Se da un lato brillano dei risultati, da un altro calano improvvisamente le ombre di una gestione del lavoro rigida e impersonale. Sono due dei tanti volti della grande azienda, che si è espansa declinandosi attraverso contratti diversi e approcci su misura per le diverse latitudini. 

"È necessaria l'attenzione di tutti, per la tutela dei diritti dei lavoratori - conclude Manola Cavallini - riuscire tutti insieme ad essere una entità unica nei confronti di Amazon è fondamentale".