18/11/2022 ore: 15:56

Ancora incertezze sul futuro dei lavoratori italiani di Meta-Facebook che l’azienda intende licenziare

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Si è concluso con un nulla di fatto, il primo confronto tra le Organizzazioni Sindacali e Facebook Italia relativo alla procedura di licenziamento collettivo attivato dal gruppo Meta e che vede coinvolti oltre 20 lavoratrici e lavoratori.


Il quadro emerso non può che confermare le preoccupazioni dei sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs di Milano, manifestate all’avvio della procedura di licenziamento collettivo: non si sarebbe quindi di fronte ad una crisi aziendale ma alla “necessità” di contenere costi su dipartimenti ritenuti meno profittevoli, spostando i futuri investimenti a favore di altri ritenuti strategici (su tutti il metaverso).


Una strategia realizzata anche attraverso una riduzione delle spese ma soprattutto abbattendo il costo del lavoro: solo in Italia ben del 17%, una cifra di esuberi più alta di quella europea che si assesta ad una media del 13%.


Si parla di lavoratrici e lavoratori con professionalità alte, “acquisite” da altre grandi multinazionali attraverso costosi percorsi di reclutamento (in molti casi con richiesta di rientro in Italia dall’estero) e che ora si vedono, in un momento di forte crisi del comparto dell’economia digitale e immateriale, a rischio di perdita del posto di lavoro con la difficoltà di potersi ricollocare.


In alcuni casi si tratta anche di dipendenti con anzianità aziendali ridottissime, pochi mesi. Lecito, quindi, chiedersi come sia possibile che un’azienda come Meta-Facebook possa non avere una capacità di pianificazione delle proprie attività su un medio-lungo periodo.

Le motivazioni portate dall’azienda al tavolo del confronto non sono sufficienti a giustificare un tale ridimensionamento della forza lavoro (22 dipendenti su un totale di 130); per procedere con i licenziamenti non basta fare riferimento all’agguerrita competizione nel mercato delle “piattaforme”, o al calo dei proventi pubblicitari, o ancora alla scelta legittima degli utenti di limitare la tracciabilità dei loro dati.


“Noi crediamo fortemente che un’azienda, ancor più una multinazionale delle dimensioni di Meta – si legge nella nota diffusa da Filcams, Fisascat e Uiltucs di Milano – abbia un obbligo sociale nei confronti di quelle che loro chiamano “risorse” e pertanto la nostra richiesta è stata quella del ritiro della procedura, o della diminuzione drastica dei licenziamenti. Non riteniamo accettabile sentirci dire che l’azienda guarda al futuro e alla sua sostenibilità e che questo futuro venga pagato dalle famiglie dei lavoratori”.


Gli incontri proseguiranno nelle prossime settimane, così come le assemblee sindacali per decidere con lavoratrici e lavoratori quali strategie mettere in campo.