26/5/2023 ore: 15:42

Il lavoro nel turismo tra vertenze, speranze e fughe. Il grido di allarme dei territori

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Cuochi e camerieri che davanti a paghe troppo basse fuggono verso altri lidi professionali, violazioni nel lavoro alberghiero, contratti non rispettati in tutta la filiera turistica.

Si moltiplicano le voci che si levano dai territori e il racconto - da Montecatini a Pordenone, da Savona a Treviso - è sempre lo stesso: la storia di una forza lavoro che sostiene un'industria turistica tornata a tutti gli effetti alla pienezza e all'iperattività che precedeva la pandemia, ma che di quel benessere e di quei fatturati non raccoglie alcun beneficio.

Sulle paghe si tratta al ribasso, il nero sommerge buona parte del lavoro, i contratti non vengono applicati: è come se gli stagionali fossero un'entità votata al sacrificio, che dovrebbe essere pronta a tutto pur di lavorare per qualche mese.

Alla Filcams Cgil di Treviso sono più di 200 le vertenze aperte e riguardano per lo più baristi e camerieri: contratti pirata, straordinari non pagati, clausole capestro.


"Le offerte di lavoro nel settore turistico spesso non sono in linea con i contratti nazionali" racconta Alberto Irone, segretario generale della Filcams Cgil trevigiana e, al contempo, c'è più attenzione da parte dei lavoratori per le proposte contrattuali che ricevono. Il lavoro è tornato ai ritmi precedenti l'emergenza sanitaria, che però ne ha influenzato la percezione. "Gli straordinari non retribuiti o pagati fuori busta non sono più tollerati, come i turni massacranti, la mancanza del riposo, delle ferie e del riconoscimento della malattia. I lavoratori si rivolgono alle sedi sindacali, vogliono sapere esattamente quali sono i loro diritti".


"Ci sono problemi legati in primo luogo alla tipologia di contratto - spiega Giovanni Tiglio, segretario generale Filcams Cgil Savona - perché nonostante il patto per il lavoro nel turismo siglato in regione che agevola le imprese più virtuose, l'85% dei contratti è un tempo determinato che segue il picco stagionale. Manca un'industria turistica che miri a un turismo attivo tutto l'anno". Il risultato è una precarietà strutturale, alla quale si aggiungono le ben note irregolarità. "È massiccio l'utilizzo del lavoro grigio, dietro i part-time si nascondono spesso impegni full time, senza riposo e con caratteristiche peggiorative, condizioni che, oltre a danneggiare i lavoratori, si riverberano negativamente nel tessuto economico e sociale del territorio".


Marika Baio, segretaria generale Filcams Cgil Pordenone, parla di "flessibilità selvaggia" e di lavoratori assunti con contratti a 18, 20 e 24 ore, che devono essere sempre pronti a fare straordinari e a piegare gli orari alle esigenze del momento. "I lavoratori per lo più non ci danno mandato per le vertenze, restano in attesa, nella speranza di un incremento orario che però se arriva è soltanto di mese in mese",  spiega Baio. Così resta tutto fermo, fino a quando trovano un'occasione migliore. "Migrano prevalentemente verso le fabbriche, perché lì riescono ad avere un full time, come operai generici. Ed è un peccato, perché in questo modo vanno perse le professionalità del settore turistico". 


I problemi a Montecatini Terme riguardano prevalentemente il settore alberghiero, dove si registra una irregolarità diffusa. "I lavoratori nella maggior parte dei casi si rivolgono a noi al momento della cessazione del rapporto di lavoro, lamentando violazioni contrattuali, mancati riposi e mancato pagamento degli straordinari" racconta Caterina Ballanti, segretaria generale Filcams Cgil Prato e Pistoia. Delle 145 strutture alberghiere presenti nella città termale 20 hanno chiuso i battenti, e dalle altre 125 sono arrivati alla Filcams locale una quarantina di lavoratori, riferisce la segretaria, a cercare assistenza per quella che appare una piaga diffusa. 

Diffusa a Montecatini, e oltre, in tante altre località turistiche, in tutto il nostro Bel Paese.