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IN ITALIA 3 MILIONI DI LAVORATORI IN NERO

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29 luglio 2013



In Italia 3 milioni di lavoratori in nero

Secondo uno studio della Cgia di Mestre sono queste le dimensioni del fenomeno, che vale 102,5 miliardi di euro, pari al 6,5% del Pil nazionale. Fenomeno radicato soprattutto al Sud. Maglia nera alla Calabria, mentre la Lombardia è la regione più "pulita"
di rassegna.it

Sono quasi 3 milioni i lavoratori in nero presenti in Italia. Con le loro prestazioni questi lavoratori, secondo un'analisi della Cgia di Mestre, "producono" 102,5 miliardi di Pil irregolare all'anno (pari al 6,5% del Pil nazionale), 'sottraendo' alle casse dello Stato 43,7 miliardi di euro di gettito.

La Regione più 'colpita' è la Calabria: l'incidenza del valore aggiunto da lavoro irregolare su quello regolare è pari al 18,6%, con ben 181.100 lavoratori in nero. Questa situazione, secondo la Cgia, si traduce in 1.375 euro di imposte evase in capo ad ogni singolo residente della Regione Calabria. Segue la Basilicata che con appena 45.600 unità di lavoro irregolari 'produce' un Pil in 'nero' che pesa su quello ufficiale per il 14,7%: le tasse che mediamente vengono a mancare in Basilicata per ciascun residente sono pari a 1.174 euro all'anno. Al terzo posto della graduatoria c'è il Molise: con 27.000 irregolari e un peso dell' economia sommersa su quella ufficiale pari al 14,6%, le imposte non versate per residente sono pari a 1.282 euro all'anno.
Ma, in generale, è tutto il Sud a soffrire la presenza dell'economia sommersa: quasi la metà (19,2 miliardi su 43,7) del gettito potenzialmente evaso è in capo alle regioni del Sud. I numeri, riferiti al 2011 (ultimo anno disponibile), sono stati elaborati dalla Cgia che ha misurato il peso economico del lavoro sommerso in Italia.

Una piaga che vede coinvolti milioni e milioni di persone: lavoratori dipendenti che fanno il secondo lavoro; cassaintegrati o pensionati che arrotondano le loro magre entrate, disoccupati che in attesa di rientrare ufficialmente nel mercato del lavoro sbarcano il lunario 'grazie' ai proventi di una attività irregolare. 'Con la crisi economica - spiega il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - l'economia sommersa ha subito una forte impennata. In questi ultimi anni chi ha perso il lavoro non ha avuto alternative: per mandare avanti la famiglia ha dovuto ricorrere a piccoli lavoretti per portare a casa qualcosa. Una situazione che ha coinvolto molti lavoratori del Sud espulsi dai luoghi di lavoro'.

Ma ecco la classifica delle regioni Italiane in cui è più esteso il ricorso al lavoro nero: Calabria (18,6% del pil regionale), Basilicata (14,7%), Molise (14,6%), Sardegna (13,7%), Sicilia (12,3%), Puglia (11,3%), Campania (10,8%), Abruzzo (8,1%), Umbria (6,9%), Liguria (6,3%), Piemonte (6,3%), Friuli (5,9%), Lazio (5,8%), Valle d'Aosta (5,6%), Toscana (5%), Veneto (4,6%), Emilia Romagna (4,3%), Trentino (3,9%) Lombardia (3,4%).