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L'ONAOSI, FONDAZIONE PRIVATA CHE EMETTE CARTELLE ESATTORIALI A CARICO DEI FARMACISTI E DI TUTTE LE PROFESSIONI SANITARIE

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24 ottobre 2006

L'ONAOSI, FONDAZIONE PRIVATA CHE EMETTE CARTELLE ESATTORIALI A CARICO DEI FARMACISTI E DI TUTTE LE PROFESSIONI SANITARIE
La battaglia di Filcams Fisascat e Federfarma per sottrarre i farmacisti, titolari e dipendenti, dall'imposizione di un balzello giudicato illegittimo


Una fondazione che emette cartelle esattoriali, ingiungendo di pagare un contributo, sulla professione, a favore dell'Opera nazionale per l'assistenza agli orfani dei sanitari italiani. L'ONAOSI, appunto, associazione a cui le vicende politiche e i padrinaggi hanno conferito il privilegio di riscuotere contributi obbligatori, sebbene l'associazione sia privata.

È così che in questo periodo dell'anno, ai farmacisti dipendenti e ai farmacisti titolari di farmacia, vale a dire tutti gli iscritti all'Ordine, oltre che agli iscritti a tutti gli Ordini delle professioni sanitarie, arrivano cartelle esattoriali con il contributo ONAOSI da onorare.

Il contributo che la fondazione pretende è differenziato per età.

Filcams Fisascat, per i farmacisti dipendenti, e Federfarma, per i farmacisti titolari di farmacia, hanno intrapreso nel 2004 la loro battaglia contro «un soggetto privato di cui non si sa nemmeno quanti siano i beneficiari dell'assistenza, quali prestazioni ricevono e quanto costi la gestione dell'ente», presentando querela al Tar del Lazio.

Allora, le associazioni sindacali avevano esposto un conto di questa consistenza: «calcolando un contributo medio annuale di 100 euro (il contributo è differenziato per età e tra i 33 e i 67 anni si pagano 144 euro), l'ONAOSI otterrebbe un finanziamento annuale di circa 43 milioni di euro, pari a oltre 80 miliardi di lire».

Sul fronte del Tar non ci sono state, finora, sentenze.

Per gli iscritti che hanno volontà e perseveranza, le associazioni sindacali hanno predisposto, con i loro uffici legali, una lettera di contestazione dell'obbligatorietà del contributo. Alcuni farmacisti dipendenti si sono anche rivolti al giudice del lavoro.

Ma com'è possibile una simile vicenda?

La storia dell'ONAOSI è tratteggiata brevemente in una lettera, indirizzata dalla Filcams ai ministri e alle commissioni parlamentari competenti, con la quale si chiede di intervenire per abrogare l'obbligatorietà del contributo.

«L'ONAOSI – è detto nella lettera – è un ente senza scopo di lucro, con sede a Perugia, fondato nel 1874 e istituito dalla legge 306/1901 con lo scopo di assistere gli orfani bisognosi dei sanitari italiani. Ora è giuridicamente inquadrato come fondazione privata (decreto 509/1994).

«Nel 1977 il dpr 616 eliminò alcuni enti pubblici ritenuti inutili, e tra questi l'ONAOSI. Ma nel 1991 una legge sancì che l'ONAOSI aveva diritto a continuare a esistere.

«Nel 2001 la Corte dei Conti, analizzando il bilancio dell'ente, formula le seguenti conclusioni: "... giova richiamare l'attenzione della Fondazione sulla notevole crescita, di natura strutturale, del patrimonio netto, che passa dai 327 miliardi [di lire] dell'esercizio 1995 ai 523 miliardi [di lire] dell'esercizio 2000, e ciò nonostante la Fondazione abbia ridotto l'aliquota contributiva a carico degli iscritti dal 2% all'1,40% dell'80% della retribuzione, al fine di moderare l'esuberanza delle proprie risorse. Si raccomanda pertanto l'adozione d'opportune iniziative volte a ricondurre la situazione finanziaria in condizioni di maggiore equilibrio tra risorse disponibili e interventi d'assistenza. Da ultimo si segnala l'esigenza di eliminare le incongruenze evidenziate nella parte della presente relazione dedicata all'esame del bilancio, che attualmente non rispettano pienamente le regole contabili".

«Il 28 dicembre 2002, durante i lavori parlamentari per l'approvazione della legge finanziaria 2003, su iniziativa del relatore di maggioranza, fu presentato un emendamento che estendeva l'obbligo di contribuzione all'ONAOSI a tutti i sanitari italiani. Fin'allora il contributo era obbligatorio per i soli sanitari dipendenti degli enti pubblici.

«Tale emendamento è diventato legge dello Stato (art.52 c.23 L.289/2002).

«Riteniamo – prosegue la lettera – che un eventuale contributo di solidarietà debba essere a titolo volontario, ravvedendo l'incostituzionalità nell'obbligatorietà.

«Riteniamo che tale struttura dimostri di essere l'ennesimo ente che grava sulle tasche di chi è obbligato all'iscrizione a un ordine professionale.

«Riteniamo che tale contributo aggiuntivo rappresenti un aggravio economico per i dipendenti di farmacia che già pagano ENPAF, Ordine professionale, formazione ECM, camici, con una retribuzione netta inferiore ai 1.500 euro mensili».