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LO STATO DI SALUTE SULLA BILATERALITÀ

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13 novembre 2013


Lo Stato di salute sulla bilateralità

Un convegno della Filcams Cgil analizza la situazione della bilateralità, al centro di una ricerca sulla difesa delle tutele universali, con il ricorso alla bilateralità solo per prestazioni integrative, non sostitutive del welfare pubblico.

Sindacati, ricercatori, esperti, amministratori di enti bilaterali hanno partecipato all’incontro promosso da Filcams Cgil e Ce.Mu.Centro Studi per provare a fare il punto sullo “stato di salute” della bilateralità, occasione per presentare la ricerca che l’Associazione B.Trentin – ISF – IRES sta svolgendo proprio su questo tema e porterà a termine ragionevolmente entro i primi mesi del prossimo anno.
“Una presentazione che rompe la ritualità di questi incontri – ha sottolineato il segretario generale Filcams Franco Martini – che si propone di inaugurare un metodo nuovo di lavoro, anche per le ricerche, una sorta di work in progress che coinvolga tutti i soggetti interessati”.
Un metodo apprezzato soprattutto dalle associazioni di categoria Confcommercio e Confesercenti, che accettando l’invito di Filcams hanno colto l’occasione per esprimere la piena disponibilità all’apertura di un confronto che in sede di trattativa per i contratti (i primi incontri sono già programmati a partire dal 29 novembre, ndr) possa rilanciare il ruolo della bilateralità con un nuovo modello di governance, ma soprattutto con l’obiettivo di non diventare sostitutiva del sistema pubblico di welfare.
Il lavoro è stato illustrato da Fulvio Fammoni, presidente dell’Associazione B.Trentin, dal referente nazionale di Filcams per la bilateralità, Michele Carpinetti, e dai ricercatori che stanno completando la ricerca: Salvo Leonardi, Maria Cristina Cimaglia e Michele Raitano.
A circa vent’anni dalla creazione dei primi fondi bilaterali, il quadro è profondamente cambiato, molti (e di ogni tipo) dono gli enti nati in questi anni per gestire fondi integrativi e finanziamenti volti alla formazione, con la conseguenza quasi diretta di veder ridotti sempre più gli stanziamenti statali per questi campi di intervento.
“Da sempre la Cgil – ha detto Fammoni – è in campo per difendere il ruolo pubblico delle tutele universali di welfare, che non può essere soppiantato, ma semmai integrato da un ente bilaterale”.

Nel presentare i ricercatori, Michele Carpinetti ha posto l’attenzione su cosa si chiede a chi è chiamato a riformare e migliorare il sistema. “Inquadrare a che punto siamo con l’attività del sistema bilaterale – ha detto – ci serve per definire eccellenze e criticità dopo quasi vent’anni di esperienza sul campo, e per evidenziare l’esigenza di migliorare ed essere sempre al passo con i mutamenti economici, contrattuali, e di assetto del sistema delle imprese”.

Franco Martini è intervenuto in chiusura di lavori. “Adesso è necessario un secondo accordo di governance del sistema – ha ricordato ai presenti – perchè la bilateralità non è come la lampada di Aladino che basta sfregarla per risolvere tutti i problemi. Con la ricerca presentata, vogliamo dimostrare che la bilateralità è importante per il nostro settore e quali interventi sono da fare per renderla ancora più importante. Il secondo intervento sulla governance dovrà rendere cogenti le decisioni prese a tutti i livelli, con monitoraggi, sanzioni, sperimentazioni, oltre a ribadire la missione prevalente della bilateralità, altrimenti gli enti in questione diventano autoreferenziali ed è meglio chiuderli, perchè non servono a nulla. Se la bilateralità è di fonte contrattuale, allora il costo di un pezzo del contratto diventa la benzina che serve per far funzionare la macchina”.